Natale ieri e oggi
redazione | Il 24, Dic 2010
La festa arriva troppo presto e troppo presto se ne va
di SALVATORE LAZZARO
Natale ieri e oggi
La festa arriva troppo presto e troppo presto se ne va
Il fatto è che Natale arriva sempre troppo presto. Il tempo di dire buona Pasqua, che subito devi fare gli auguri per il 25 dicembre. Non era così nella nostra infanzia. Il tempo, tipico delletà, era oltremodo dilatato. Le scuole non finivano mai. E Natale era lontanissimo. Ma da quando siamo adulti e pure incanutiti, come ti giri e ti volti, ecco il che bussa alle porte il Natale. Solo che adesso non fai i tempo ad assaporarlo, a coglierne la letizia, che puff! è già svanito.
E una festa consumistica, si sa. Ma era meglio quando non si aveva una lira per comprare i regali ai figli, ai parenti e agli amici? Quando solamente la Befana provvedeva a donare qualcosina di poco costoso ai figlioletti? Forse adesso, spinti dalla pubblicità e dagli sfavillanti inviti delle vetrine dei centri commerciali, si esagera in senso opposto. Ma chissenefrega. La tredicesima non lhanno inventata apposta?
E la letterina? Ma alle scuole la fanno scrivere ancora? Quel compendio di buoni propositi che, tutti compiti, durante il pranzo di Natale, leggevamo ai nostri genitori. Che sovente erano analfabeti e non è che ci capivano tanto di quello che declamavamo. Ma tantera. Credevano alle nostre promesse che saremmo stati più buoni e più studiosi. Ma i soldi erano pochi. E dopo la lettura, i padri se la cavavano con una carezza sulla testa del pargolo. Per fortuna cera sempre in casa uno zio scapolo con il portafogli non completamente vuoto. E ci pensava lui a darci le cento lire per il cinema. Dopo di che, incominciava un nuovo anno e puntualmente nessuno dei nostri buoni intenti contenuti nella letterina di Natale venivano mantenuti.
Ah, lodore delle zeppole fritte. Quellaria acre che faceva tossire e smoccolare il marito della massaia che le preparava perché, da fumatore incallito, soffriva di asma. Si incominciava a friggere l8 dicembre e si terminava con lEpifania. Adesso si trovano tutto lanno. Nelle panetterie e nei forni le zeppole le puoi comprare quando ti pare. Ecco perché non fa più tanto impressione provarle a Natale. Manca lansia dellattesa che prolunga il gusto dellassaggio. Una proposta. E se vietassimo la preparazione e la vendita delle zeppole durante il resto dellanno, per renderle obbligatorie solo nel mese di dicembre? Anche perché, diciamo la verità, mangiare una zeppola o una crespella (le due pietanze vanno insieme) durante il periodo estivo, in una di quelle tante sudaticce e accaldate sagre strapaesane, non è che sia il massimo della golosità.
Puntuale, alle prime luci dellalba, arrivava orchestrina della novena. Con il cantante imbacuccato che, già rauco, ripeteva a ogni porta il tu scendi dalle stelle. Il paese era piccolo, non cera poi tanto da girare. Alla vigilia le famiglie regalavano qualcosa agli orchestrali, i quali consegnavano una figurina della Natività o di Gesù Bambino benedicente nella mangiatoia. Oggidì, che le città sono cresciute disordinatamente, la novena non passa più. Di tanto in tanto si vede qualche extracomunitario vestito da Babbo Natale che con una fisarmonica strimpella note a casaccio per poi chiedere lobolo ai passanti. Certo, è qualcosa. Ma non è la stessa cosa.
Ora vanno di moda i presepi viventi. Non più le statuine di gesso che affollavano le nostre scenografie domestiche modellate con la carta del cemento e la farina per neve. Si tratta di gente in carne e ossa. Vestita come allepoca. Che si muove fingendo varie occupazioni in piazza o per i vicoli dei paesi. E ogni anno cè la gara a chi deve parteciparvi (si tratta pur sempre di teatro, si tratta pur sempre di mettersi in mostra). E come al solito, partono le raccomandazioni. E certe volte si esagera. Per esempio, lanno scorso, in un piccolo centro, a interpretare la parte del Bambinello è stato scelto un ragazzotto di 15 anni, figlio del sindaco. E come Madonna una spilungona con fisico di top model, che aveva partecipato alle selezioni per il Grande fratello: era la nipote del parroco.
Per non parlare della tombola. Quando i numeri rigorosamente estratti da una calzetta rammendata – si puntavano con le bucce dei mandarini o con i fagioli secchi. Che bastava un movimento a spostare tutto. E bisognava ricominciare daccapo. Altro che bingo. Altro che cartelle con i numeri che si segnano abbassando la finestrella. A casa nostra era sempre il nonno che voleva tenere il tombolone. Lo accontentavamo perché era vecchio e cieco. Vinceva sempre lui: ambo, terno, quaterna, cinquina e tombola. Fino a quando non abbiamo scoperto che, nellestrarre i numeri, si dilungava un tantinello, giusto l tempo per studiare a fondo il cerchietto di legno onde individuare al tatto il numero contenuto che era in rilievo. Da buon cieco ne faceva la lettura tipo braille.
Eh, già. Natale arriva troppo presto. Se ci fate caso, questo di adesso è già passato. Chissà se facciamo in tempo per formularvi i nostri migliori auguri di Buone feste. Chissà.
redazione@approdonews.it