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Funerali solenni per l’alpino caduto in Afghanistan

Funerali solenni per l’alpino caduto in Afghanistan

| Il 03, Gen 2011

Alle esequie partecipa anche Berlusconi. La salma di Matteo Miotto sarà poi trasferita a Thiene

Funerali solenni per l’alpino caduto in Afghanistan

 

Alle esequie partecipa anche Berlusconi. La salma di Matteo Miotto sarà poi trasferita a Thiene

 

(ANSA) ROMA – Funerali nella basilica di Santa Maria degli Angeli a Roma del caporal maggiore Matteo Miotto, del Settimo Reggimento alpini di Belluno ucciso venerdì scorso in Afghanistan da un cecchino con un solo proiettile. Alle esequie partecipa anche il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi. Al termine della cerimonia la salma sarà trasferita a Thiene, città di origine del militare dove domani mattina si terranno i funerali in forma privata. Nel nostro camposanto, ha detto il sindaco di Thiene – c’è un’area espressamente dedicata alle sepolture degli eroi di guerra, contraddistinta dal monumento alla Brigata Mazzini. E lì, come aveva chiesto nel testamento, sarà sepolto Matteo, che era entrato negli Alpini sulle orme del nonno.

OMELIA, LETTERA MIOTTO PROFETICO TESTAMENTO – Il caporalmaggiore Matteo Miotto per il giorno della Festa delle forze armate, il 4 novembre, “aveva scritto una lettera al sindaco di Thiene sulla sua esperienza in Afghanistan. Un messaggio che inaspettatamente è diventato profeticamente testamento, capace di condensare la ricchezza umana che egli lascia a tutti noi”. E’ uno dei passaggi dell’omelia dell’arcivescovo militare Vincenzo Pelvi durante la celebrazione dei funerali del giovane alpino. Di Matteo, Pelvi ha ricordato “l’amore alla vita, l’amore per ogni vita, quella dilatazione del cuore ordinata e virile, che si riversava su coloro che avvicinava, anche nelle inevitabili angustie e tra gli spettacoli più angosciosi dell’Afghanistan”. Si tratta, ha aggiunto Pelvi, “di una realtà interiore, di una felice dimensione della sua personalità”, e dei sentimenti e “della fede schietta dell’alpino, sempre pronto a spezzare il suo corpo come fosse pane e distribuirlo ai piccoli abbandonati”. L’ordinario militare ha ricordato l’esperienza di Miotto “alla scuola di don Gnocchi”, dove “Matteo aveva imparato che non possiamo dare vita ad altri senza dare la nostra vita”. Matteo, ha aggiunto, “ha sempre creduto nella giustizia, nella verità e nella forza interiore della compassione, nella fiducia e nell’amore fino a dare la vita”. Da questo giovane, ha concluso Pelvi, arriva un invito “a non cedere allo sconforto e alla rassegnazione”.

redazione@approdonews.it