Egitto, quasi 100 i morti. Il Governo si è dimesso
redazione | Il 29, Gen 2011
Cinquantamila mila persone si sono radunate al Cairo malgrado i divieti. Carri armati schierati
Egitto, quasi 100 i morti. Il Governo si è dimesso
Cinquantamila mila persone si sono radunate al Cairo malgrado i divieti. Carri armati schierati
(ANSA) Nelle città egiziane militarizzate e devastate da un giorno di guerriglia che ha lasciato quasi cento morti, stamani si sono rianimate le piazze e i manifestanti, sfidando i carri armati schierati in strada, si sono radunati di nuovo a migliaia nel centro del Cairo, ma anche in altre città, dopo la fine del coprifuoco notturno, e scontri si segnalano a Ismailia, Alessandria e Rafah, al confine con Israele. Il governo è riunito per formalizzare le dimissioni e formare un nuovo gabinetto, come annunciato in nottata in televisione dal presidente Hosni Mubarak, mentre stamani sono parzialmente riprese le comunicazioni di telefonia mobile, totalmente bloccate ieri dalle autorità insieme a internet. L’ex direttore dell’Aiea, Mohammed El Baradei, rientrato due giorni fa in Egitto come esponente dell’opposizione, oggi ha dichiarato che Mubarak “deve andarsene”, promettendo di andare personalmente in piazza. Ma intanto gli obitori sono pieni di cadaveri e, mentre la tv qatariota Al Jazira abbozza una stima di almeno 95 morti, quasi 90 dei quali nella sola giornata di guerriglia di ieri, mentre fonti ospedaliere raccolte dalla Reuters parlano di almeno 74 morti, di cui 68 solo ieri. Solo a Suez l’obitorio, dove stamani un centinaio di donne si è radunato in veglia vi sarebbero 12-13 cadaveri. Il bilancio in serata parlava di una ventina di morti, 25-26 dall’inizio della rivolta il 25 gennaio. Stamani al Cairo, terminato alle 07:00 (le 06:00) il coprifuoco, dopo una notte di relativa calma, nel centro del Cairo i manifestanti hanno iniziato a radunarsi anche nella centrale piazza Tahrir, malgrado le forze di sicurezza abbiano sparato in aria colpi di avvertimento: prima centinaia, divenute poi almeno 50 mila. Manifestazioni si segnalano anche in altre città, con scontri ad Alessandria (dice Al Jazira) e un corteo a Suez. La situazione della sicurezza appare instabile: fra carcasse di auto bruciate, edifici fumanti (come la sede del partito di Mubarak), la polizia è sparita completamente dalle strade del centro e solo carri armati e autoblindo dell’esercito rimangono a presidiare le sedi di Parlamento, governo, Museo egizio le ambasciate fortificate di Stati Uniti e e Gran Bretagna e gli altri punti nevralgici. La mattina presto, intanto si segnala il saccheggio d’un supermercato Carrefour alla periferia del Cairo. Sul piano internazionale il presidente Usa, Barack Obama, alleato dell’Egitto, è intervenuto per la prima volta e, dopo aver parlato con Mubarak dopo il suo discorso, lo ha invitato a “mantenere i suoi impegni” di assicurare più democrazia: “Gli Stati Uniti sostengono il diritto di libera associazione e la libertà di esprimersi in Egitto, come in tutto il mondo”. Sul fronte opposto l’Iran, le proteste egiziane sono in linea con “un’ondata islamica” che vuole “la giustizia”. Fonti dell’aeroporto del Cairo, intanto affermano che la compagnia aerea El-Al sta organizzando il rimpatrio di centinaia di israeliani.
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