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TAURIANOVA (RC), LUNEDì 25 NOVEMBRE 2024

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La lanterna di Diogene

La lanterna di Diogene

| Il 16, Feb 2011

IL nostro cinico filosofo affronta la drammatica vicenda del barista ucciso a Taurianova

La lanterna di Diogene

IL nostro cinico filosofo affronta la drammatica vicenda del barista ucciso a Taurianova

 

 

TAURIANOVA – «Ma ormai dorme senza fine. Ormai i muschi e le erbe aprono con dita sicure il fiore del suo teschio. E già viene cantando il suo sangue: cantando per maremme e praterie».

Inizio così, con le parole di Garcia Lorca nel suo “Lamento per Ignacio Sànchez Mejias”,  per commentare una triste vicenda dove un giovane di 27 anni ha perso la vita ad opera di un minorenne. Anch’esso vittima, ma di una società malata.

Sì, una società malata, dove si ammazza per poco e dove si contano i disagi e le lacune sociali che proliferano nelle piccole realtà come in quelle grandi del Mezzogiorno d’Italia. Quando accadono notizie del genere sembra di trovarsi in una qualche favelas venezuelana dove ragazzi minorenni con la pistola disposti ad uccidere per un nonnulla ne troviamo a non finire.

Una società che non riesce ad educare i propri figli è una società malata, dove i disagi e la cultura del non dialogo come del non riflettere, insieme alla consapevolezza dei rischi come dei pericoli che questa società può produrre se non si è attenti ad apprendere ed a (auto)criticarsi anche, e duramente.

La morte del giovane gestore del bar a Taurianova è stata l’ennesima sconfitta di tutti quanti, delle forze sociali, delle forze politiche, della scuola e di tutto quello che circonda lo status di una comunità. Nessuno vuole giudicare niente, come nessuno vuole giudicare chi per un motivo o per un altro ha sempre fatto finta di non vedere né di sentire i lamenti dei tanti giovani che occupano le vie cittadine, le piazze ed i luoghi di aggregazione sociale.

La prima cosa che si sente quando accadono fatti tristi di questo genere è lo stupore, la paura e la constatazione che è meglio farsi i fatti propri: l’omertà! Ma nessuno tende a spiegare che questa è una piaga che con un po’ di buona cultura può essere battuta e sconfitta definitivamente, basta semplicemente saper ascoltare e riflettere prima di agire con impulso. E ciò contrasta nettamente con una cultura definita della legalità. Quella in cui vige la condizione naturale che la speranza e la fede nelle azioni pacifiche trovano riscontro nelle coscienze e nell’anima di ognuno di noi. Ma soprattutto capire il perché un minorenne di appena quindici anni spinto da odio impugna una pistola e spara con l’intento di uccidere oppure di spaventare. Ed è grazie a quella pistola, e che non si capisce dove l’abbia presa. Come è possibile che a quell’età così acerba quando i suoi coetanei fanno ancora la raccolta delle figurine panini, lui invece gioca con una pistola vera? Quella pistola che in un istante ha avuto la canna fumante ed un ragazzo di ventisette anni steso per terra morente.

Una società in cui il valore della vita non esiste e dove si stronca una vita per pochissimi spiccioli e per una semplice discussione quando bastava solo chiarirsi e stringersi la mano, ma se ciò non accade allora ci troviamo in un contesto sociale che è attaccato da un cancro in metastasi e il nostro compito è quello di frenare queste metastasi per non consentire che si propagano ancora.

È compito di tutti fare in modo che niente di tutto ciò si diffonda. Nessuno escluso. È compito anche e soprattutto delle persone cosiddette intellettuali a dare il proprio contributo. È compito delle forze politiche di tutti gli schieramenti contribuire fattivamente alla divulgazione della cultura della legalità specie con le proprie azioni di aiuto e di divulgazione della parola stessa di legalità, dandone esempio per primi. E quando se non adesso, che si stanno avviando i preparativi alla nuova tornata amministrativa per il rinnovo del consiglio comunale e del sindaco della città. Come è compito, principalmente e soprattutto, delle forze ecclesiastiche e quindi delle parrocchie aprire i cuori alle persone, d’altronde hanno questo come missione, l’importante è sapere come farsi ascoltare, il resto verrà da se. Nella speranza che questo Dio dell’infinito non sia crudele ma apra uno spiraglio di speranza alla salvaguardia delle coscienze per una società migliore di quella che stiamo vivendo quotidianamente.

lalanternadidiogene@approdonews.it

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