Petrolio sopra i 100 dlr, diesel verso 1,5 al litro
redazione | Il 22, Mar 2011
I prezzi dei carburanti si infiammano, oltre alla Libia preoccupa il Medioriente
Petrolio sopra i 100 dlr, diesel verso 1,5 al litro
I prezzi dei carburanti si infiammano, oltre alla Libia preoccupa il Medioriente
(ANSA) Quotazioni del petrolio sempre in fibrillazione, con la crisi in Libia e i prezzi dei carburanti si infiammano col diesel che vola verso gli 1,5 euro per litro. Con le operazioni militari nel Paese nordafricano il greggio é salito dell’1,3% a 102,40 dollari al barile al mercato di New York, mentre il Brent con consegna a maggio è schizzato a 115,75 dollari sulla piazza di Londra. E, secondo gli analisti, col protrarsi della guerra (si prevede un conflitto lungo) le quotazioni dell’oro nero sono destinate a salire ulteriormente, mettendo ancora più sotto pressione i prezzi dei carburanti. Il diesel si è avvicinato a quota 1,5 euro al litro, mentre la media dei prezzi praticati per il diesel – riferisce quotidianoenergia.it. – va dall’1,455 euro delle stazioni Esso all’1,470 rilevato negli impianti Eni (le no-logo a 1,385). Per la benzina (in modalità servito) si va dall’1,558 euro degli impianti Esso all’1,568 di Tamoil (le no-logo a 1,465 euro/l). Il Gpl, si posiziona tra lo 0,784 euro nelle stazioni Eni allo 0,797 euro di Q8 e Tamoil (0,773 euro/l le no-logo). Oltre alla Libia, la cui produzione petrolifera è crollata sotto i 400 mila barili al giorno, a destare ulteriore preoccupazione è l’escalation della violenza nel Bahrein e nello Yemen, violenza che potrebbe estendersi anche alla vicina Arabia Saudita, principale produttore di petrolio al mondo. Gli Emirati Arabi Uniti (Eau) hanno inviato nel Bahrein forze della Marina militare per contenere, assieme ai Paesi del Consiglio di cooperazione del Golfo (Cgc), la protesta in atto dei dimostranti sciiti contro la Casa reale sunnita della penisola. Mentre l’Unione europea si è detta “estremamente preoccupata per la situazione seria e che si sta deteriorando” nel Paese, deplorando “la perdita di vite umane”. Nello Yemen, dopo la carneficina di manifestanti compiuta dai cecchini del regime venerdì scorso a Sanaa (almeno 52 morti e oltre 200 feriti), è stato il giorno delle defezioni a catena. Capi tribù, ambasciatori, alti funzionari e soprattutto decine di ufficiali dell’esercito hanno abbandonato il presidente yemenita, Ali Abdullah Saleh, al suo destino. Il presidente, al potere da 32 anni, è stato invitato a “scegliere una uscita di scena con onore” per “evitare uno spargimento di sangue”. Per i prossimi giorni e probabilmente settimane, dunque, “gli eventi in Libia e in Medio Oriente continueranno a guidare le quotazioni del greggio”, sottolineano gli operatori.
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