Codice etico, Fli accoglie l’appello di ReggioNonTace
redazione | Il 30, Mar 2011
“Le istituzioni hanno il dovere di estromettere gli uomini politici vicini alla mafia, per essere oneste e apparire tali”
Codice etico, Fli accoglie l’appello di ReggioNonTace
“Le istituzioni hanno il dovere di estromettere gli uomini politici vicini alla mafia, per essere oneste e apparire tali”
“Nella mia qualità di coordinatrice regionale di Futuro e Libertà Calabria, nonché di responsabile del Dipartimento “Legalità” del Partito, intendo comunicare che l’appello alla politica Dell’Associazione “Reggionontace”, lanciato nei giorni scorsi è stato già accolto preventivamente da tutti i candidati del FLI in Calabria, i quali avranno l’obbligo di sottoscrivere, accanto alla candidatura, un nostro codice etico predisposto e dovranno rendere pubblica la propria adesione allo stesso”. Queste le parole di Angela Napoli, che prosegue:
“Il Fli Calabria non candiderà, ad ogni tipo di elezione, donne o uomini nei cui confronti sia stato:
a) emesso decreto che dispone il giudizio;
b) emessa misura cautelare personale non annullata in sede di impugnazione;
c) emessa sentenza di condanna, ancorché non definitiva, ovvero a seguito di patteggiamento, per un reato di associazione a delinquere di stampo mafioso, o per un delitto per cui sia previsto l’arresto obbligatorio in flagranza, o per sfruttamento della prostituzione.
Ed ancora il FLI Calabria non candiderà, ad ogni tipo di elezione, donne o uomini nei cui confronti ricorra una delle seguenti condizioni:
a) sia stata emessa sentenza di condanna, ancorché non definitiva ovvero a seguito di patteggiamento, per delitti di corruzione nelle diverse forme previste dalla legge e di concussione.
b) Sia stata emessa la sentenza di condanna definitiva, anche a seguito di patteggiamento, per reati inerenti a fatti che presentino per modalità di esecuzione o conseguenze, carattere di particolare gravità;
c) Sia stata disposta l’applicazione di misure di prevenzione personali o patrimoniali, ancorché non definitive, previste dalla legge antimafia, ovvero siano stati imposti divieti, sospensioni e decadenze ai sensi della medesima normativa;
d) Sia stata emessa sentenza di condanna definitiva anche a seguito di patteggiamento, per il reato del 416 ter o per la c.d. “Legge Lazzati”.
Ove dovessero sopravvenire situazioni sopra elencate, gli eletti dovranno rassegnare le dimissioni dal loro incarico.
Al di la di qualsiasi codice etico, non posso però esimermi dal fare riferimento e condividere totalmente ciò che richiamava il giudice Paolo Borsellino: C’è un equivoco di fondo.
Si dice che il politico che ha avuto frequentazioni mafiose, se non viene giudicato colpevole dalla magistratura, è un uomo onesto.
No! La magistratura può fare solo accertamenti di carattere giudiziale. Le istituzioni hanno il dovere di estromettere gli uomini politici vicini alla mafia, per essere oneste e apparire tali”.
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