Reggio Calabria, padre spara al figlio tossicodipendente
redazione | Il 19, Apr 2011
Marziale: “La comunità rifletta e aiuti i bambini a capire”
Reggio Calabria, padre spara al figlio tossicodipendente
Marziale: “La comunità rifletta e aiuti i bambini a capire”
“Sparare contro il proprio figlio è l’azione più innaturale e ingiustificabile che una persona possa concepire, ma la gestione di situazioni del genere è talmente complicata da determinare quanto accaduto”. Così il sociologo Antonio Marziale, presidente dell’Osservatorio sui Diritti dei Minori e consulente della Commissione Parlamentare per l’Infanzia, a proposito di quanto accaduto a Reggio Calabria, dove un uomo ha sparato un colpo di fucile contro il figlio tossicodipendente al culmine di una lite. Per Marziale: “Un figlio tossicomane è tenacemente alla ricerca disperata di soldi per acquistare la droga, ruba in casa e delinque come e quando può, schiavizzato dalla dipendenza e dalla subordinazione agli spacciatori che non mollano mai la preda, che per loro non ha profili umani ma solo ed esclusivamente economici”.
A parere del sociologo: “Nessuno, oltre alla magistratura, può ergersi a giudice davanti a fatti di cronaca così efferati – sottolinea Marziale – perché la forza della disperazione può indurre chiunque a perdere la testa ed a compiere gesti inconsulti. La comunità, invece, è tenuta a riflettere su una piaga che miete milioni di vittime, non più circoscrivibile geograficamente e da ritenersi all’apice dell’agenda affaristica della ndrangheta, alleata dei più imponenti cartelli di droga internazionali”. Per Marziale, dunque: “Preso atto delle ingiustificabili e soggettive responsabilità del padre, è la criminalità organizzata da far accomodare sul banco degli imputati, perché se è vero che il padre ha premuto l’indice sul grilletto è altresì vero che la malavita, con i suoi sporchi affari, lo ha indotto. Pertanto – conclude il presidente dell’Osservatorio – tutti, specialmente quanti hanno responsabilità educative, devono sentirsi impegnati a contrastare quotidianamente la subcultura mafiosa spiegando chiaramente e risolutamente ai bambini e agli adolescenti che la droga ammazza, che non esistono droghe leggere e droghe pesanti ma solo droghe che uccidono”.
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