La pedopornografia è un reato
redazione | Il 07, Mag 2011
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Il vicepresidente dell’Osservatorio sui diritti dei minori, Antonino Napoli, analizza l’articolo della giornalista Annalisa Chirico, secondo la quale “chi consuma materiale pedopornografico non reca danno a nessuno”
La pedopornografia è un reato
Il vicepresidente dell’Osservatorio sui diritti dei minori, Antonino Napoli, analizza l’articolo della giornalista Annalisa Chirico, secondo la quale “chi consuma materiale pedopornografico non reca danno a nessuno”
“La pedopornografia non è reato. Anche se lo è”, titola così il suo articolo, apparso sul giornale on line “The front page”, la giornalista Annalisa Chirico, che pone alla base delle sue riflessioni, la dichiarazione rilasciata da Antonio Marziale, presidente dell’Osservatorio sui diritti dei minori, in occasione della Giornata nazionale contro la pedofilia: «Chi consuma immagini pedopornografiche si rende moralmente complice di quanti abusano sessualmente dei bambini». Un pensiero assolutamente condivisibile, che trova certamente d’accordo i più, ma non la Chirico. Secondo la giornalista infatti, «chi guarda un video pornografico raffigurante minori, non reca danno a nessuno». «Capisco che si tratta di un tema delicato – continua incalzante – che inevitabilmente tocca e com-muove, nel senso che sveglia la nostra emotività. Tuttavia, non possiamo non renderci conto che la vittima non c’è. Il reato di pedopornografia non esiste. Va pure precisato, a margine, che non sempre il materiale pedopornografico ritrae violenze sessuali. Il fatto che il soggetto abbia meno di diciotto anni, non implica che manchi il suo consenso». Sul contenuto dell’articolo a firma della giornalista Chirico, ha voluto intervenire il vicepresidente dell’Osservatorio sui diritti dei minori, Antonino Napoli, spiegando proprio l’inammissibilità del non parlare di reato. «La Cassazione – sottolinea l’avvocato Napoli – con la sentenza numero 41.570 del 12 novembre del 2007, ha ritenuto che la pedopornografia esiste e si perpetua in quanto esiste una domanda, ribadendo un vecchio concetto di economia, secondo cui l’offerta esiste in quanto esiste la domanda. Ecco perché viene considerato punibile il fruitore del materiale pedopornografico. Pertanto non può essere considerato un’espressione della libertà personale del fruitore, così come non può essere considerato un orientamento sessuale, l’avere rapporti sessuali con minori». «La Cassazione dice quindi – continua Napoli – che ognuno è libero fin quando non comporta un danno ad altri soggetti e nel momento in cui, questi soggetti sono minori hanno necessità di una maggiore tutela, proprio perché minori, e quanto più piccoli sono, maggiore sarà l’incapacità di difendersi e di operare una libera scelta». Ovviamente l’opinione della Chirico, come tutte le opinioni altrui, anche se non condivisa, va comunque rispettata. Ma una domanda sorge spontanea. Come si fa a non considerare reato, un comportamento assolutamente immorale, come quello di visionare video o fotografie che violano l’innocenza dei bambini?
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