Assolto Saverio Verduci
redazione | Il 12, Mag 2011
Era accusato di ricettazione e detenzione illegale di arma clandestina
Assolto Saverio Verduci
Era accusato di ricettazione e detenzione illegale di arma clandestina
REGGIO CALABRIA – La Corte di Appello di Reggio Calabria, presieduta dalla dott.ssa Natina Prattico (dott. Cappuccio e Campagna a latere), ha assolto Saverio Verduci dall’accusa di detenzione illegale di arma clandestina, ricettazione e detenzione di munizioni. Durante le indagini, condotte dal Commissariato di Taurianova, per il presunto omicidio ed occultamento di cadavere di Borgese Emanuele – reato per il quale è stato giudicato, ed assolto, dalla Corte di Assise di Palmi il fratello Vincenzo Verduci – erano state disposte, presso la casa circondariale di Palmi, ove si trovava detenuto per quel delitto Vincenzo Verduci, delle intercettazioni al fine di captare i colloqui tra Vincenzo ed i suoi familiari. Durante uno di questi colloqui, gli uomini del Commissariato di Taurianova, hanno ritenuto che Vincenzo avesse indicato al fratello Saverio il luogo ove era occultata qualcosa da spostare. Effettuata la perquisizione sul fondo di proprietà del padre degli interlocutori, ove si trovava a lavorare il solo Saverio, i poliziotti hanno rinvenuto un fucile cal. 12 marca Browning con matricola abrasa e numerose munizioni.
Arrestato e sottoposto a custodia cautelare Saverio Verduci era stato giudicato colpevole di detenzione illegale di arma clandestina, ricettazione e detenzione di munizioni dal Tribunale di Palmi, che lo aveva condannato alla pena di anni due e mesi quattro di reclusione. Gli avvocati di Saverio Verduci, Antonino Napoli e Domenico Alvaro, nel grado appello hanno evidenziato l’ambiguità del contenuto dell’intercettazione ambientale ove, ad avviso della difesa, non si evidenziava alcun incarico a spostare l’arma e la illogicità della sentenza di primo grado che non aveva tenuto conto del fatto che, pur essendo trascorsi sei giorni tra la data del colloquio ed il rinvenimento dell’arma, questa non era stata spostata, nonostante l’ipotizzata fibrillazione dei Verduci dovuta alle perquisizioni finalizzate alla ricerca del corpo occultato di Emanuele Borgese. La procura generale, rappresentata dal dottor Fulvio Rizzo, ha chiesto la conferma della sentenza ritenendo eloquente il dialogo intercettato. L’avvocato Antonino Napoli nella sua arringa difensiva ha altresì evidenziato che il Tribunale, nel condannare Saverio Verduci, non ha tenuto conto dei tempi dell’intercettazione iniziata alle h. 11:18 e conclusasi alle ore 12:24. Orbene, ha sostenuto il difensore, la ricostruzione effettuata in sentenza è illogica poichè i due fratelli parlerebbero cripticamente del fucile solo dopo 42 m e 53 ss. mentre ove si fosse trattato di un argomento particolarmente delicato ed espresso in forma criptica, certamente avrebbero parlato all’inizio del colloquio o al saluto, Vincenzo avrebbe ripreso il discorso per verificare se il fratello avesse ben compreso, visto che quello avrebbe dovuto essere l’argomento più importante.
L’avvocato Napoli ha altresì evidenziato che, il Tribunale non aveva tenuto conto che proprio Vincenzo Verduci aveva detto al fratello, parlando delle eventuali perquisizioni dei poliziotti sul loro fondo: “Ma tu gli puoi lasciare pure aperto, te ne fotti, cos’hai da nascondere”, dimostrando di non avere nulla da temere. La Corte di Appello, accogliendo tutte le doglianze degli avvocati Napoli e Alvaro, ha riformato la sentenza di condanna assolvendo Saverio Verduci da tutti i reati contestati.
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