La lanterna di Diogene
Giuseppe Larosa | Il 04, Lug 2011
No Tav, Black bloc e delinquenti e politici affini, negli scontri in Val di Susa. “Quando si agisce è segno che ci si aveva pensato prima: l’azione è come il verde di certe piante che spunta appena sopra la terra, ma provate a tirare e vedrete che radici profonde”
La lanterna di Diogene
No Tav, Black bloc e delinquenti e politici affini, negli scontri in Val di Susa. “Quando si agisce è segno che ci si aveva pensato prima: l’azione è come il verde di certe piante che spunta appena sopra la terra, ma provate a tirare e vedrete che radici profonde”
Condividere una scelta o una protesta in cui la conoscenza è pericolosa, come nel caso dell’alta velocità in Val di Susa e far sì che le soluzioni a determinati problemi risiedano nell’ignoranza delle cose e non sulle ferite di tutti quegli agenti di polizia rimasti contusi e feriti a causa della violenza di alcuni delinquenti e soggetti socialmente pericolosi per se e per gli altri (Centri Sociali, Black Block, etc.).
C’è dunque da capire che i veri problemi risiedono nell’ignoranza delle cose ed è inevitabile una scelta come diceva Asimov in cui la risposta autentica «a questo problema stia nella saggezza». È pur vero anche, così come affermato da De Clapiers, che «Non bisogna giudicare gli uomini da ciò che ignorano ma da ciò che sanno, e dal modo come lo sanno», ed è proprio questo il punto sostanziale delle cose che riguarda un’infrastruttura che porterà solo sviluppo e lavoro in un Paese come il nostro, aprendoci le porte europee, così come anche l’Italia, quale membro dell’Europa aveva votato nel 1990. La Commissione europea nel ’90, durante la cosiddetta “Unità di Coordinamento del Gruppo G24 (formato dai rappresentanti dei paesi comunitari e da quelli dell’Est europeo al fine di estendere verso est le reti di trasporto dell’Unione europea), investì tutto su tredici corridoi, di circa 30-40 miliardi di dollari, nella prospettiva di estendere l’alta velocità sui principali collegamenti della rete, tra questi, c’era anche la linea incriminata da fomentatori di professione ossia la Torino-Lione. Questa importante infrastruttura è stata progettata sulla carta e consiste in un tunnel di 57 km, di cui 14 km sono previsti in Italia, per un costo totale dell’opera di circa 14,5 miliardi di euro e 10,5 per la tratta internazionale, da dividere tra Italia, Francia e Unione Europea.
Oltre al fatto che la nuova (ri)progettazione della linea è a basso impatto ambientale e con dei costi molto sostenuti che non stiamo qui a spiegare altrimenti ci perderemmo in molte formulazioni. Di tutto questo l’Europa contribuirà al 30% dei costi della tratta di confine e tale cifra non andrà a perdersi per i ritardi accumulati in questi anni a causa delle proteste irresponsabili dei vari personaggi a qualunque titolo sono entrati dentro questo calderone. Ed a proposito di questo che occorre fare un’ampia riflessione su quello che abbiamo ascoltato in questi giorni da parte di molti esponenti politici, chi per un verso e chi per convenienza ha voluto cavalcare l’onda del dissenso, per porre in attenzione la propria visibilità partitica e politica. Mi riferisco al famoso populista (pentito) Di Pietro, al narciso Vendola ed al “riesumato” Ferrero (qualcuno lo ricorderà ministro, ahimé, dell’ultimo governo Prodi), tutti o quasi hanno parlato di “occupazione militare a Chiamonte”, una vergogna per chi si reputa leader e che utilizza parole così irresponsabili che non trovano giustificazione alcuna. Diversa cosa è stata invece la posizione del Partito Democratico sia per bocca del suo segretario Bersani che ha utilizzato la saggezza e la responsabilità che si deve in queste occasioni che a differenza di altri che ogni giorno si candidano alla guida (immeritatamente) del paese (Di Pietro e Vendola) non hanno saputo mantenere un carattere responsabile che dovrebbe avere ogni leader specie chi deve governare un paese come l’Italia nel dopo Berlusconi. E da questo punto di vista l’esponente del PD ha le carte in regola per poterlo divenire meno invece gente come Di Pietro o magari come Vendola che ancora parla di “espugnazione”, elegantemente ammonito dal sindaco della “città espugnata” che è Milano.
Nel caso degli scontri in Val di Susa nessuno è autorizzato a giustificare le sommosse di una banda di delinquenti quali sono alcune frange dei centri sociali, magari i cani sciolti dell’area anarco insurrezionalista, o Black bloc . Questi sono delinquenti che impediscono il progresso delle infrastrutture e quindi lo sviluppo di un paese, lo stesso Piero Fassino, sindaco di Torino, ha parlato di “regressione” se non si dovesse realizzare l’opera e che Torino non si può permettere di restarne fuori. Purtroppo in Italia molto arretrata a livello infrastrutturale deve fare i conti anche con dei sedicenti e facinorosi politici che con l’ambizione di diventare Napoleone sparano mille baggianate al giorno ed a volte anche poeticamente incomprensibili (Vendola docet). Gandhi che di pace e di proteste altrettanto pacifiche ne capiva più di noi disse «Dato che non penseremo mai nello stesso modo e vedremo la verità per frammenti e da diversi angoli di visuale, la regola della nostra condotta è la tolleranza reciproca. La coscienza non è la stessa per tutti. Quindi, mentre essa rappresenta una buona guida per la condotta individuale, I’imposizione di questa condotta a tutti sarebbe un’insopportaibile interferenza nella libertà di coscienza di ognuno».
lalanternadidiogene@approdonews.it