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Siamo veramente vivi quando siamo veramente liberi

Siamo veramente vivi quando siamo veramente liberi

| Il 09, Ago 2011

Gemelli siamesi, la nostra scrittrice commenta la scelta dei genitori di Bologna

di MIRELLA MARIA MICHIENZI

Siamo veramente vivi quando siamo veramente liberi

Gemelli siamesi, la nostra scrittrice commenta la scelta dei genitori di Bologna

 

Gentile Direttore,

non è la prima volta che parlo di libertà, tuttavia voglio “ritornarci su” e ribadire, ancora una volta, che essere libero non vuol dire fare tutto ciò che ci pare e piace senza rispetto altrui. La nostra libertà finisce, lì, dove inizia quella degli altri. Tale concetto, all’apparenza semplice, si rivela nella vita di tutti i giorni difficile da mettere in pratica, perché molto spesso non riusciamo ad autocontrollarci, ad autoesaminarci, ad autointerrogarci. Diveniamo, perciò, schiavi di istinti, di idee retoriche avulse dalla realtà, di comportamenti dettati da falsi perbenismi o da moralismi bigotti…che non si preoccupano e né hanno rispetto degli altrui desideri e della dignità della persona.

Vivere non è riuscire, semplicemente e soltanto, ad espletare le principali funzioni biologiche, quelle che, appunto, ci mantengono in vita.

Vivere è, soprattutto, partecipare al contesto umano con consapevolezza, con criticità e con autonomia. Nessuno si può arrogare il diritto di privarci della nostra libertà e della nostra autonomia, siano esse intellettive che fisiche. Nessuno ha questo diritto, nemmeno i genitori!

Tutta questa premessa è fatta per commentare un recente fatto di cronaca di cui, probabilmente, ne parlerà in futuro qualche trattato di medicina facendolo passare alla storia.

Circa un mese fa la nostra attenzione è stata attratta dalla nascita di due gemelle siamesi che hanno in comune il cuore e il fegato. I genitori hanno dichiarato che durante la gestazione erano stati avvisati, dopo le ecografie di routine, ma avevano optato “per la vita”.

Tale dichiarazione è stata condivisa e approvata in TV da un sacerdote che molto spesso fa l’opinionista sfoderando in continuazione una risata che non so bene come definire, ma, comunque, per me irritante. Forse farebbe meglio a dedicarsi ad opere caritatevoli. E’ lo stesso sacerdote che spara a zero senza pietà contro chi ricorre all’inseminazione artificiale, non tenendo conto delle sofferenze esistenziali che portano a tale scelta! Scelta difficile ma che farà vedere la luce ad un bambino che forse non l’avrebbe mai vista e che sicuramente, in futuro, non si sentirà mai dire di non essere stato desiderato. La tesi degli embrioni sacrificati, considerati come vite, è veramente assurda e nasce appunto da un senso di moralismo bigotto, privo di un ragionevole giudizio critico, che vuole “apparire come la verità e la via”.

Tornando ai suddetti genitori che hanno optato “per la vita”, c’è da chiedersi per quale forma di vita! A me sembra, piuttosto, una condanna a vita, senza rimedio.

Avevano il diritto di privare le figlie del loro diritto di essere autonome, di correre, di giuocare, di saltare, di ballare, di passeggiare, di avere un amore…insomma di non soffrire? Avevano il diritto di privare le figlie della loro privacy…dei loro momenti di privacy?

E non mi si venga a dire, per addolcire la pillola, che un gemello siamese è riuscito pure ad avere un figlio. Chi porta avanti questo racconto non pensa al desolante accoppiamento che ci fu, privo di un minimo di intimità! Nessuno ha il diritto di condannare altri esseri a simili atrocità!

Molti anni fa lessi con dolore e orrore un articolo su due gemelli siamesi che erano uniti per i fianchi. Ormai adulti, uno di loro morì e, chiaramente, non fu possibile fargli il funerale, perché l’altro era vivo! Il sopravvissuto si aggirò senza sosta per la casa per diversi giorni, piangendo disperatamente e rifiutando cibi e bevande, finché morì dopo indicibili sofferenze. Questa atroce fine è l’ultima condanna finale comune a tutti i siamesi!

Possibile che un genitore e un prete non arrivino a capire ciò? Un tempo, purtroppo, non avevamo scelta. Oggi la diagnostica aiuta la medicina preventiva, perciò ritengo veramente delinquenziale costringere altri esseri, tra l’altro indifesi, a subire condanne atroci in quanto privano, appunto, della libertà, la sola per cui valga la pena vivere!

Mirella Maria MICHIENZI

redazione@approdonews.it