400.000 firme per abolire le Province: il Parlamento agisca subito
redazione | Il 13, Ott 2011
“I cittadini che hanno firmato questa proposta di legge non intendono essere presi in giro. Non si mettano questi scatoloni nella cantina della camera come è stato fatto con la proposta di riduzione dei costi della politica fatta dal Movimento cinque stelle”
400.000 firme per abolire le Province: il Parlamento agisca subito
“I cittadini che hanno firmato questa proposta di legge non intendono essere presi in giro. Non si mettano questi scatoloni nella cantina della camera come è stato fatto con la proposta di riduzione dei costi della politica fatta dal Movimento cinque stelle”
Riceviamo e pubblichiamo:
“Ogni promessa è debito. Avevamo promesso agli italiani che ci saremmo battuti per semplificare la politica e per ridurne i costi. Abbiamo presentato in parlamento una notevole mole di proposte per ridurre una miriade di costi della politica e sburocratizzare un sistema che attualmente è come un pachiderma. Il Parlamento, come al solito, fa orecchie da mercante. Allora abbiamo chiesto aiuto alla società civile e ai cittadini affinché facessero sentire la loro voce, e si sa che lo possono fare solo in due modi: o con la protesta o con la proposta. Alle proteste abbiamo partecipato e parteciperemo con molta determinazione, ma intendiamo anche farci promotori di proposte significative. Abbiamo individuato, tra queste, una proposta che era presente nei programmi elettorali di tutte le forze politiche: la soppressione delle Province. Abbiamo presentato un progetto di legge in Parlamento. Abbiamo chiesto di poterlo mettere all’odg. Messo all’odg, sia il centrodestra che il centrosinistra lo hanno bocciato dicendo che ci voleva una legge costituzionale, che bisognava rifletterci ancora, che bisognava discuterne in commissione: le stesse cose che stanno dicendo da circa trent’anni. Noi siamo passati dalle parole ai fatti e abbiamo chiesto ai cittadini cosa ne pensavano ed ecco il risultato: quasi 400mila firme di cittadini che chiedono che il Parlamento metta all’odg già da domani mattina la revisione di alcuni articoli della Costituzione per procedere al superamento delle Province, al fine di riassegnare i compiti che queste svolgono parte alle Regioni e parte ai singoli Comuni.Quando i cittadini firmano davanti a un pubblico ufficiale consegnando il certificato elettorale, e lo fanno in centinaia di migliaia di persone, il Parlamento non può far finta di non vedere e non sentire come le tre scimmiette. Per questo ci appelliamo fin da ora al presidente della Camera presso cui oggi stesso verranno depositate le firme. A me preme ricordare alcune cose: siamo arrivati a 108 Province, il numero e i costi sono aumentati e sono depositate in Parlamento diverse proposte per aumentarle ancora. Bisogna segnalare che la provincia non nasce come territorio dove si racconta la storia del popolo che lo abita. Vorrei ricordare come sono nate le Province: individuando il territorio commisurato al tempo percorso da un messo a cavallo dal confine alla sede prefettizia. Nell’era di Internet ragioniamo ancora col cavallo Stiamo parlando di quando si andava ancora a cavallo. Adesso che c’è Internet e che c’è la globalizzazione dell’informazione ragionare ancora col cavallo mi pare fuori tempo e fuori luogo.Le funzione delle Province, infine, sono tutte residuali. Possono e devono essere svolte da altri enti che già svolgono funzioni simili. Ricordiamo che le Province spendono mediamente circa 16 miliardi e mezzo di euro l’anno. Si servono di 4200 rappresentanti provinciali: una pletora di eletti che campano di politica spendendo a loro volta 115-120 milioni di euro l’anno. Tutti soldi c he possono essere risparmiati. Annunciamo sin d’ora che i cittadini che hanno firmato questa proposta di legge non intendono essere presi in giro. Non si mettano questi scatoloni nella cantina della camera come è stato fatto con la proposta di riduzione dei costi della politica fatta dal Movimento cinque stelle. Non si metta questo provvedimento in discussione nella commissione per i prossimi 10 anni. Non si tenti di aggirarlo proponendo una bozza di disegno legislativo fatta da altri, magari dallo stesso governo, per non discutere questo provvedimento. I cittadini fanno una richiesta. Il Parlamento ha il dovere di dare una risposta”.
ANTONIO DI PIETRO
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