“L’Italia ha bisogno di riforme incisive”
redazione | Il 22, Ott 2011
“Togliere il potere ai politici per rimetterlo nelle mani dei cittadini”
di PASQUALINO GALLO
“L’Italia ha bisogno di riforme incisive”
“Togliere il potere ai politici per rimetterlo nelle mani dei cittadini”
Come direbbe il mio caro amico Lorenzo Castellani, “Le rivoluzioni non si fanno in piazza. In una democrazia liberale la parola rivoluzione fa rima con riforme”. Ed è di queste che il nostro Paese ha bisogno. Riforme incisive, capaci di scardinare un sistema malato che si regge a colpi di manovre economiche fedeli al principio “cambiare tutto affinchè nulla cambi”. Ed è nei momenti di crisi il timing ideale per rivoltare lo Stato come un calzino. A partire dalle due più grandi patologie di quest’Italia dei primi anni Duemila: debito e spesa pubblica. Partiamo da una considerazione elementare che pochi nel Paese e in Parlamento sembrano aver capito: per ridurre il debito bisogna ridurre drasticamente la spesa pubblica. Questa a oggi è pari al 52% del Pil e studi economici dimostrano come con una spesa pubblica superiore al 40% per un’economia sia impossibile crescere. Per questo oltre all’inserimento in Costituzione del vincolo di bilancio sarebbe opportuno inserire anche un vincolo alla spesa pari poniamo al 35% del Pil. Gli amministratori vanno responsabilizzati senza alcuna giustificazione, dopo lo scempio delle finanze pubbliche subito negli ultimi trent’anni della nostra storia. E allora è opportuno pensare a come poter ridurre la spesa pubblica. Cominciando a rivoluzionare, per esempio, gli enti locali. Via le province, ma non basta. Cosa ce ne facciamo di più di 8mila comuni? Andrebbero dimezzati, con un risparmio enorme in termini di costi. E di Regioni minuscole? Anche qui si potrebbe pensare a qualche forma di aggregazione in macro aree più grandi che possano essere la piattaforma di un federalismo serio e reale. In Italia esistono più di 5mila società a capitale pubblico che gestiscono i servizi pubblici locali: vanno liberalizzati, offerti in regime di concorrenza tra privati. I servizi sarebbero più efficienti, i costi pubblici inferiori, la politicizzazione delle poltrone sparirebbe. È arrivato il momento di lanciare un messaggio chiaro: togliere il potere ai politici per rimetterlo nelle mani dei cittadini secondo meccanismi competitivi e concorrenziali. E, in ultimo, la riforma fiscale. Introdurre una sola aliquota (flat tax) per le imposte dirette. Eliminare le varie perdite del sistema fiscale, ovvero avere una tassazione senza deduzioni e detrazioni varie. Tutto per avere un sistema di fiscalità più leggera che favorisca gli investimenti. In un periodo di crisi come questa, con un debito pubblico come quello italiano, tenere i conti in ordine non basta. Se vogliamo che in una prospettiva di lungo periodo questo Paese si salvi, cresca e prosperi è obbligatorio riformare in senso liberale. E questo riformismo non sarebbe soltanto l’unica rivoluzione pacifica possibile, ma anche quella più equa e opportuna.
Pasqualino Gallo