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TAURIANOVA (RC), MERCOLEDì 11 DICEMBRE 2024

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Nessuno tocchi i soldi dei lavoratori

Nessuno tocchi i soldi dei lavoratori

| Il 26, Ott 2011

“Siccome in questa Italia di corporazioni e di interessi garantiti dal pubblico, dove tutti fanno i moralisti nei confronti degli altri, non si riesce mai a tagliare la spesa pubblica, forse l’accanimento sulle pensioni discende dal fatto che agendo su milioni di persone è facile fare le grandi cifre, sperando che nessuno si incazzi, allontanando il pericolo di misure che vadano ad incidere su privilegi, corporazioni, abnorme presa della politica sull’economia e sull’amministrazione”

di BRUNO MORGANTE

Nessuno tocchi i soldi dei lavoratori

“Siccome in questa Italia di corporazioni e di interessi garantiti dal pubblico, dove tutti fanno i moralisti nei confronti degli altri, non si riesce mai a tagliare la spesa pubblica, forse l’accanimento sulle pensioni discende dal fatto che agendo su milioni di persone è facile fare le grandi cifre, sperando che nessuno si incazzi, allontanando il pericolo di misure che vadano ad incidere su privilegi, corporazioni, abnorme presa della politica sull’economia e sull’amministrazione”

 

 

 

Ogni telegiornale si apre con il problema della riforma delle pensioni.

I maggiori quotidiani aprono con le divisioni nel governo sulla riforma delle pensioni, che tutti ritengono necessaria per superare le forche caudine che l’Europa ci ha imposto per accordarci gli aiuti necessari per superare la crisi del debito sovrano in atto.

Tu pensi che sia necessario intervenire sugli enti in deficit cronico, per i quali lo stato deve ogni anno ripianare i bilanci, e che l’INPS sia uno di questi enti, per cui lo Stato deve immettere risorse per garantire le pensioni, a scapito di un utilizzo di queste risorse per aiutare le nuove generazioni a trovare un lavoro non precario, per aiutare le imprese ad investire.

Vai subito a vedere i bilanci dell’INPS, consultando il rapporto annuale presentato in Parlamento e scopri che:

– “nel 2010 la gestione finanziaria di competenza dell’INPS ha registrato un saldo attivo di 1,397 miliardi di euro. Il risultato è la differenza tra i 281,858 miliardi di euro di entrate e 280, 461 miliardi di euro di uscite complessive”.

– “le prospettive finanziarie per il 2011” (continua il rapporto) “sono da ritenersi positive. Questo grazie ai consistenti risparmi derivanti dalle finestre mobili in materia di pensionamento, che prevedono un nuovo sistema di decorrenza, spostando in avanti il momento della quiescenza effettiva di dodici mesi per i dipendenti e di diciotto mesi per gli autonomi, con conseguente risparmio dal lato delle uscite per prestazioni pensionistiche”. ( In parole povere le pensioni vengono pagate con un anno di ritardo, senza riconoscere arretrati, per i dipendenti e con un anno e mezzo di ritardo per gli autonomi).

Non è quindi un problema di deficit dell’INPS.

Allora la pietra dello scandalo è il fatto che forse si va in pensione ancora giovani, mentre in Europa, da cui pretendiamo aiuto, si lavora per molti più anni.

Immediatamente ti vengono alla mente le pensioni baby, che furono uno scandalo degli anni settanta, quando imperava il pan sindacalismo.

Dalla riforma Dini del 1994 non esistono più le pensioni baby.

Dopo le molte riforme fatte, ultima quella del 30 Luglio 2010, in Italia si è introdotto un processo per cui entro pochi anni sia uomini che donne andranno in pensione di vecchiaia a 66 anni e tre mesi, età destinata ad allungarsi automaticamente con il passare degli anni per l’aggancio alla maggiore aspettativa di vita. La pensione di anzianità scatterà solo con 41 anni di servizio.

Vista l’età avanzata di entrata nel mondo del lavoro da parte dei giovani, è pensabile che saranno pochi quelli che raggiungeranno i 41 anni di servizio prima dei 66 anni.

Siccome questa è una situazione che si avrà fra qualche anno, forse lo scandalo è nella situazione attuale in confronto con la situazione negli altri stati europei.

In Europa i più virtuosi sono i tedeschi, la cui età media attuale di pensionamento è di 61.6 anni,poi viene l’Italia con 61.5 anni e quindi la Francia con 58.6 anni.

Già da questo anno saremo i più virtuosi, visto che si dovrà stare forzosamente un anno in più.

Quindi non è nemmeno questo il problema.

Un’eventuale riforma, come scrivono i giornali, dovrebbe portare gradualmente, come si fa in tutta Europa, compresa la Germania e l’Inghilterra che lo prevedono per i prossimi anni, a 67 anni l’età della pensione e noi praticamente ci arriveremo prima di Germania e Inghilterra senza bisogno di riforma. Rimane l’istituto tutto italiano della pensione di anzianità, che probabilmente, come si diceva prima, coinvolgerà un numero esiguo di persone.

Una riforma di questo tipo non porterebbe grandi quantità di euro nelle casse dell’INPS, che sono in avanzo di gestione, destinato comunque ad aumentare.

Con la legge n. 88 del 9/03/89, di ristrutturazione dell’INPS si separa l’assistenza dalla previdenza

Ciò significa che non possono essere distratte somme dalla previdenza per l’assistenza o peggio ancora per fare cassa per il ripiano del deficit pubblico.

Siccome in questa Italia di corporazioni e di interessi garantiti dal pubblico, dove tutti fanno i moralisti nei confronti degli altri, non si riesce mai a tagliare la spesa pubblica, forse l’accanimento sulle pensioni discende dal fatto che agendo su milioni di persone è facile fare le grandi cifre, sperando che nessuno si incazzi, allontanando il pericolo di misure che vadano ad incidere su privilegi, corporazioni, abnorme presa della politica sull’economia e sull’amministrazione.

Questo dubbio è alimentato anche dal fatto che tutti parlano di aumentare le entrate, sia per ripianare il deficit di bilancio, sia per diminuire il peso del debito pubblico, sia per rilanciare lo sviluppo, alimentando voci su condoni, concordati, patrimoniali, privatizzazioni, vendita di patrimonio pubblico.

Non c’è un dibattito sul diminuire le spese, quasi che in questa Italia non è possibile intervenire su sprechi, su privilegi, su caste alimentate dalle casse dello stato, altrimenti crolla il sistema.

I cittadini dovremmo incominciare a imporre il principio di legalità e organizzarci per promuovere una denuncia collettiva (class action) nei confronti dei dirigenti dell’INPS, se questi dovessero permettersi di distrarre fondi versati dai lavoratori per la loro previdenza.

L’unica cosa che si potrebbe accettare è che, sempre previa una legge concordata con i lavoratori, che ne controllino la gestione, eventuali avanzi di gestione dell’INPS vengano utilizzati non solo per le famiglie dei lavoratori meno abbienti, ma anche per aiutare i giovani ad entrare nel mondo del lavoro e a costrursi una pensione.

redazione@approdonews.it