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TAURIANOVA (RC), LUNEDì 23 DICEMBRE 2024

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De Masi, Giordano e Talarico: “E’ sconcertante assistere alla demolizione di ponti, quelli veri, a causa del maltempo”

De  Masi, Giordano e Talarico: “E’ sconcertante assistere alla demolizione di ponti, quelli veri, a causa del maltempo”

| Il 10, Dic 2011

Continuano i consiglieri di Idv, “C’è chi, nonostante si sappia che al Paese non servono opere faraoniche,  insiste nell’idea di realizzare la campata unica sullo Stretto pur sapendo che non ci sono più i soldi”



ALL’INTERNO DELLA NEWS INTERROGAZIONE PARLAMENTARE DELL’ON. MASSIMO DONADI RIVOLTA AL MINISTRO PER LE INFRASTRUTTURE ED I TRASPORTI

De  Masi, Giordano e Talarico: “E’ sconcertante assistere alla demolizione di ponti, quelli veri, a causa del maltempo”

Continuano i consiglieri di Idv, “C’è chi, nonostante si sappia che al Paese non servono opere faraoniche,  insiste nell’idea di realizzare la campata unica sullo Stretto pur sapendo che non ci sono più i soldi”

 

 

REGGIO CALABRIA – “E’ sconcertante assistere alla demolizione di ponti, quelli veri, a causa del maltempo e dall’assenza di manutenzione del territorio mentre ancora   c’è chi, nonostante si sappia che al Paese non servono opere faraoniche,  insiste nell’idea di realizzare la campata unica sullo Stretto pur sapendo che non ci sono più i soldi”. Lo sostengono i consiglieri regionali di Idv Emilio De Masi, Giuseppe Giordano e Mimmo Talarico, secondo i quali “E’ una sciocchezza culturale, prima ancora che politica, impegnarsi ancora per il Ponte. Perché bisognerebbe sapere che il Parlamento ha già  lasciato intendere chiaramente, grazie ad una nostra recente  mozione approvata con l’astensione dell’Esecutivo Berlusconi,   che l’opera non si deve fare, mentre   i finanziamenti europei non  esistono più. Sarebbe più logico che la classe politica del Mezzogiorno si concentrasse sulle priorità del Mezzogiorno di cui il Ponte non fa parte. Il Ponte è una priorità per chi non vuole affrontare i veri drammi del Mezzogiorno. In tal senso, esprimiamo soddisfazione per l’interrogazione a risposta scritta, presentata dal nostro capogruppo alla Camera, onorevole Massimo Donadi,  con la quale si intende porre fine ad equivoci e confusioni propalate ad arte per tenere aperto un argomento del tutto privo d’interesse per i cittadini”.

 

INTERROGAZIONE PARLAMENTARE DELL’ON. MASSIMO DONADI RIVOLTA AL MINISTRO PER LE INFRASTRUTTURE ED I TRASPORTI

 

 

“Premesso che:

la legge 1158/1971 e successive modifiche, recante “Collegamento viario e ferroviario fra la Sicilia ed il continente”, ha affidato alla Stretto di Messina s.p.a. il compito di progettare e realizzare il ponte sullo stretto di Messina;

la concessionaria Stretto di Messina S.p.A. fu costituita dieci anni dopo la legge 1158/71, a cui partecipavano finanziariamente l’IRI e le sue controllate ITALSTAT e FINSIDER con il 51% e Ferrovie dello Stato, ANAS, Regione Siciliana e Regione Calabria in percentuali uguali del 11,11% ciascuno;

la composizione societaria della Stretto di Messina S.p.A., dopo varie modificazioni, nel 2007 è cambiata nel seguente modo: ANAS 81,84%, RFI 13%, Regione Siciliana e Regione Calabria in percentuali uguali del 2,57% ciascuno;

il quadro economico dell’iniziativa riguardante il ponte sullo stretto di Messina, come riportato nella deliberazione del CIPE n. 66 del 1° agosto 2003, pari a 4,684 miliardi di euro è  stato  sviluppato  avendo  a  base  il  potere d’acquisto  al  2002  e  considerando  –  per  la  stima  degli  oneri  finanziari  –  il  tasso minimo  applicato  dalla  Banca  Europea  degli  Investimenti  per  le  operazioni  di rifinanziamento, maggiorato di un punto percentuale;

nonostante il Governo Berlusconi abbia sempre ripetuto che l’opera sarebbe stata pagata dai privata, è sotto gli occhi di tutti il fatto che il costo dell’opera sarà per la maggior parte a carico delle casse pubbliche, considerato anche che la società concessionaria, soggetto di diritto privato, è finanziato per la quasi totalità con soldi pubblici;

sulla  base  di  tali  fattori,  la relazione della Corte dei Conti del 2010 ha riportato che i dati riferiti in  sede  istruttoria  dalla Stretto  di  Messina  ha  indicato  il  fabbisogno finanziario complessivo al 2008 in un ammontare di risorse pari a circa 6 miliardi di euro, oggi da altre fonti valutate in oltre 8 miliardi di euro;

in estate la Stretto di Messina S.p.A. ha approvato il progetto definitivo del ponte, aggiornando a 8,5 miliardi l’investimento complessivo per nuove opere richieste dagli enti locali, adeguamenti alle nuove norme tecniche e ottimizzazioni progettuali. Entro febbraio del prossimo anno dovrebbe arrivare l’approvazione del progetto definitivo ed esecutivo da parte del CIPE;

la rete “No Ponte” ha dichiarato che si tratterebbe “delle ultime carte che certa politica e certa imprenditoria tenta di giocare, accelerando i tempi per l’approvazione del progetto definitivo ed esecutivo da parte del CIPE e che in caso di mancata realizzazione dell’opera come ormai sembra certo, garantirebbe il pagamento delle penali alle imprese interessate”;

dalla lettura dei giornali emerge chiaramente, infatti, che le penali tanto enfatizzate sarebbero dovuto solo dopo che il CIPE avrà approvato il progetto, mentre non i contratti non le prevederebbero se il progetto viene bloccato prima;

agli inizi di ottobre 2011 a lanciare l’allarme penali, dopo che la Commissione europea aveva dichiarato il ponte “opera di non pubblica utilità” erano stati gli ex Ministri Matteoli e Romani hanno dichiarato che “Non escludiamo di dover pagare penali dal 55 al 10% dei quattro quinti dell’importo dei lavori”. La loro apparente prudenza sembra confermare che al momento le penali non sarebbero dovute;

c’è da aggiungere che dagli approfondimento condotti dallo scrivente risulta che le poste del bilancio dello Stato che destinano risorse a favore del Ponte sullo stretto di Messina appaiono azzerate nella legge di stabilità n. 220 del 2010;

il 27/10/2011 la Camera dei deputati ha approvato una mozione presentata dal gruppo dell’Italia dei Valori, che chiedeva al Governo di recupera almeno in parte le risorse destinate al trasporto pubblico locale pregiudicato dai tagli dell’ultimo governo Berlusconi. In particolare si chiedeva di reperire le risorse economiche necessarie eventualmente ricorrendo alla soppressione dei finanziamenti per la realizzazione del ponte sullo stretto;

 

non sono bastati 40 anni a costruire il ponte sullo stretto di Messina, sulla cui inutilità ci sono pochi dubbi. Si tratta di un’opera che ha già drenato molte risorse e che ne drenerà altre, ma che non si realizzerà mai, conquistando un primato come ottava meraviglia del mondo degli sprechi;

occorre fermare definitivamente il progetto fino a quando si è in tempo e comunque prima che il CIPE approvi il progetto definitivo. Al contempo occorre assicurare che in Calabria e in Sicilia siano effettuati quegli interventi strutturali sulla viabilità e la navigazione necessari allo sviluppo delle regioni e delle loro attività economiche, in linea con i progetti dei corridoi europei definitivi nell’ambito dell’Unione;

c’è da rilevare, inoltre, che sul sito della società Eurolink, general contractor scelto dalla Stretto di Messina S.p.A. è apparsa la lista dei terreni da espropriare per la costruzione del ponte, nonostante non sia stata ancora stata data la dichiarazione di pubblica utilità di quei terreni –

Si vuole sapere se il Governo intenda o meno procedere alla realizzazione del Ponte e, in caso non intenda procedervi, quali iniziative intenda assumere per bloccare l’approvazione da parte del CIPE del progetto definitivo ed esecutivo, al fine di prevenire l’eventuale applicazione di penali;

se, nel caso intenda dare seguito alla realizzazione del progetto, nel bilancio dello Stato sono effettivamente stanziate risorse a favore del ponte sullo stretto e dove eventualmente verranno recuperate”.