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Processo “Crimine”: una novantina di condanne e 34 assoluzioni

Processo “Crimine”: una novantina di condanne e 34 assoluzioni

| Il 08, Mar 2012

Ecco tutte le condanne e le assoluzioni. ULTIMI AGGIORNAMENTI

Processo “Crimine”: una novantina di condanne e 34 assoluzioni

Ecco tutte le condanne e le assoluzioni

 

 

(ANSA) – REGGIO CALABRIA – Una novantina di condanne e 34 assoluzioni: è questa la sentenza emessa dal gup di Reggio Calabria, Giuseppe Minutoli, al termine del processo con rito abbreviato per l’operazione Crimine. La condanna più alta, 14 anni ed otto mesi, è stata inflitta a Giuseppe Commisso. Domenico Oppedisano, ritenuto il “capo crimine” ha avuto 10 anni. La Dda aveva chiesto la condanna di 108 imputati a pene superiori ai dieci anni e per Oppedisano aveva chiesto 20 anni.

L’udienza preliminare, che ha portato poi al procedimento con rito abbreviato davanti al gup Giuseppe Minutoli, presidente della sezione civile del tribunale e nominato appositamente a causa dell’incompatibilità degli altri giudici, era cominciata il 13 giugno dello scorso anno. Il procedimento, invece, è iniziato il 16 settembre 2011. La requisitoria dell’accusa, che è andata avanti per diverse udienze, è cominciata il 27 settembre con l’intervento del procuratore aggiunto della Dda reggina Michele Prestipino ed è finita il 24 ottobre con le richieste formulate dall’altro aggiunto, Nicola Gratteri. Nel mezzo sono intervenuti tutti i pm che hanno seguito le indagini che nel luglio del 2010 portarono all’esecuzione delle operazioni Crimine-Infinito, coordinate congiuntamente dalle Dda di Reggio Calabria e di Milano, con oltre 300 arresti. L’operazione “Crimine”, secondo gli inquirenti, ha svelato il volto nuovo della ‘ndrangheta: non piu’ un insieme di cosche senza collegamento tra loro, ma un’organizzazione unitaria, fortemente strutturata su base territoriale, articolata su più livelli e provvista di organismi di vertice che prendono e ratificano le decisioni più importanti. Un’organizzazione ramificata in ogni continente ma la cui testa pensante resta in provincia di Reggio Calabria. Domenico Oppedisano, l’ottantunenne “capo crimine”, per l’accusa “é il custode delle delle regole”.

LE CONDANNE E LE ASSOLUZIONI

Condanne a 568 anni di reclusione, a fronte di una richiesta complessiva di condanna a 1600 anni di reclusione, sono state inflitte dal gup Giuseppe Minutoli a 93 persone giudicate con il rito abbreviato, mentre per 34 imputati lo stesso giudice ha disposto l’assoluzione perché il fatto non sussiste. La condanna più dura, 14 anni e otto mesi di reclusione, è toccata al ‘maistru’, Giuseppe Commisso, 65 anni, di Siderno, mentre il ‘capocrimine’, Domenico Oppedisano, 82 anni, originario di Rosarno, è stato condannato a dieci anni e otto mesi. Per i due imputati, i pm distrettuali Gratteri, Prestipino, De Bernardo e Miranda, avevano richiesto venti anni di reclusione. Pena dimezzata ad Antonio Gattellari, 64 anni di Oppido Mamertino, condannato a dieci anni ed otto mesi; stessa pena per Nicola Gattuso, Filiberto Maisano, Paolo Meduri ‘u capurrota’, per i quali i pubblici ministeri avevano chiesto venti anni di reclusione. La medesima richiesta era stata avanzata dall’accusa per Giuseppe Trapani(otto anni), Bruno Nesci (6,4), Cosimo Leuzzi (Otto), Mario Agostino (assolto), Rocco Aquino (undici anni), Rocco Lamari (8,2). Tra gli assolti, Mario Agostino (richiesta venti anni), Antonio Altamura (12 anni), Belcastro Domenico (dodici anni), Domenico Bellocco( 14 anni), Domenico D’Agostino (18 anni), Cosimo De Leo (16 anni), Giuseppe Figliomeni (14 anni), Antonino Gattuso cl. 62 (14 anni). Durante la lettura della sentenza all’aula bunker di Reggio Calabria, la parola ‘assolto’ è stata accompagnata da espressioni di gioia da parte dei numerosi parenti degli imputati, cosa che ha costretto il gup Minutoli a richiamare tutti i presenti. Due le posizioni stralciate, Nicola Aquino, e Pasquale Napoli, originario di Melicucco.

PROCURA, C’E’ UNITARIETA’ FENOMENO

“La sentenza odierna del Gup di Reggio Calabria riconosce l’esattezza della ricostruzione della struttura e degli assetti della ‘ndrangheta, quale emersa dall’indagine Crimine condotta dalle Dda di Reggio Calabria e di Milano”. Lo si legge in una nota della Procura di Reggio Calabria. “Il Giudice riconosce infatti – aggiunge la nota – l’ esistenza della ‘ndrangheta quale organizzazione unitaria, articolata su una struttura complessa, governata da un organo di vertice e radicata in Calabria e con estensioni fino oltre oceano. La sentenza ribadisce quanto sul punto era gia’ stata affermato da altre importanti decisioni pronunciate dal Gup di Milano il 19 novembre 2011 e da quello di Reggio Calabria il 15 giugno 2011. Riconoscendo, insieme a queste decisioni, l’ unitarietà dell’organizzazione ‘ndrangheta e l’esistenza di un organismo di vertice, la sentenza di oggi costituisce un dirompente elemento di novità e rappresenta un fondamentale passaggio nell’azione di contrasto alla ‘ndrangheta in Calabria e ovunque essa abbia messo radici. Va aggiunto, inoltre, che il GUP ha riconosciuto la responsabilita’ di 94 imputati, condannando, in particolare, tutti i principali esponenti delle cosche calabresi”.

PIGNATONE, CONFERMATO NOSTRO LAVORO

Una ”ulteriore conferma” del lavoro condotto in questi anni dalla Procura antimafia di Reggio Calabria per delineare il fenomeno mafioso in provincia di Reggio e le sue diramazioni in Italia e all’estero. E’ questo il commento del procuratore di Reggio Calabria, Giuseppe Pignatone, alla sentenza emessa questa mattina nell’ambito dell’operazione Crimine.

”Ricordiamo tutti – dice il procuratore Pignatone – che il 13 luglio 2010 le Direzioni distrettuali antimafia di Reggio Calabria e di Milano hanno portato a conclusione una lunga e complessa indagine che aveva come suoi punti centrali l’affermazione dell’unitarietà della ‘ndrangheta come organizzazione mafiosa; l’esistenza di un organismo di vertice sia pure in termini diversi da Cosa nostra siciliana e l’espansione della ‘ndrangheta fuori dai confini della Calabria in importanti zone del nord Italia ed all’estero. Questi punti centrali – sottolinea ancora Pignatone – sono stati confermati nelle sentenze dei giudici di Milano e di Reggio Calabria che si sono susseguiti in questi mesi. La sentenza odierna rappresenta un’ulteriore fondamentale conferma proprio perché il giudice ha preso in esame oltre 120 posizioni e al termine di un giudizio estremamente accurato ha riconosciuto la colpevolezza di oltre 90 imputati, tra cui tutti i principali esponenti delle cosche reggine”. “Sotto questo profilo, quindi, non possiamo – aggiunge Pignatone – che essere soddisfatti di questo ulteriore riconoscimento della validità della ricostruzione, emersa grazie a indagini basate su intercettazioni, riprese video e accertamenti della polizia giudiziaria”. In merito alle assoluzioni che ci sono state nella sentenza odierna, Pignatone ha così risposto: “Naturalmente quando saranno depositate le motivazioni il mio ufficio valuterà le singole posizioni e potrà proporre appello nei termini e nelle forme di legge”.

PRESTIPINO, IMPORTANTE PER FUTURE INDAGINI

“Questa è una sentenza importante perché riconosce un principio, peraltro già riconosciuto in altre sentenze dal gup di Reggio e di Milano, che sarà molto importante non solo per i futuri processi ma anche per le future attività di indagine sulla ‘ndrangheta”. Così il procuratore aggiunto della Repubblica di Reggio Calabria, Michele Prestipino, ha commentato la sentenza del processo Crimine. “Al giudice – ha detto il magistrato – abbiamo portato un processo estremamente complesso e articolato, frutto di indagini durate due anni che hanno visto impegnate le Dda di Reggio Calabria e di Milano. La valutazione complessiva del gup ha confermato, per quanto si può comprendere dal dispositivo, l’impostazione nostra e dei colleghi milanesi in questo processo secondo cui la ‘ndrangheta e’ un’organizzazione unitaria governata da un organismo di vertice. La stragrande maggioranza degli imputati è stato condannata e tra essi tutti i principali esponenti delle cosche di cui la ‘ndrangheta si compone”.

GRATTERI, C’E’ STRUTTURA DI VERTICE

Dalla lettura del dispositivo sulle condanne comminate si capisce che il giudice ha recepito l’esistenza di una struttura che sovrintende alle cosche. E questo è importante”. A dirlo è stato il procuratore aggiunto di Reggio Calabria Nicola Gratteri, a commento della sentenza Crimine. “Per quanto riguarda le pene inflitte – ha aggiunto – ci sarà da leggere le motivazioni per capire il giudizio tecnico-giuridico che il gup ha fatto”.

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