Manette per Giuseppe Panarello. L’uomo è accusato di tentato omicidio
redazione | Il 16, Mag 2012
I carabinieri sono ora sulle tracce di altre 2 persone che la sera del 5 maggio avrebbero aiutato Panarello a “finire” un collega scomodo
Manette per Giuseppe Panarello. L’uomo è accusato di tentato omicidio
L’Arma dei Carabinieri è ora sulle tracce di altre due persone che la sera del 5 maggio avrebbero aiutato Panarello a “finire” un collega scomodo
di Antonietta Bruno
I Carabinieri della Compagnia di Lamezia Terme, diretti dal capitano Stefano Bove, hanno tratto in arresto per tentato omicidio ai danni di Francesco Valiante, il lametino e collega di lavoro della vittima Giuseppe Panarello.
L’accusa per l’uomo, che lo scorso 5 maggio assieme ad alcuni amici ha prima aggredito a bastonate il collega all’interno del parcheggio dell’aeroporto di Lamezia Terme, e subito dopo esplosogli contro diversi colpi d’arma da fuoco, non lascia spazio a dubbi circa la volontà a liberarsi di un personaggio scomodo, e questo anche in virtù della micidialità dell’arma utilizzata. Una calibro 7.65 mirata ad altezza tale da uccidere l’uomo con il quale da tempo, pare, avesse dei diverbi anche fuori dalla sfera lavorativa.
Ad illustrare i termini della vicenda e fare maggiore chiarezza su un quadro criminoso ancora in via di definizione considerata la non collaborazione della vittima e quindi l’esistenza di punti oscuri da chiarire, è stato lo stesso comandante Bove assieme al procuratore della Repubblica di Lamezia Terme Domenico Prestinenzi e al tenente e comandante del Nucleo operativo e radiomobile lametino Giuseppe Agresti.
Dopo un breve periodo di indagini, gli organi inquirenti sono riusciti a definire, oltre che la dinamica dell’evento, anche alcune responsabilità che non cadrebbero solo sui confronti del Valiante e dell’Agresti, ma anche su altri due complici presenti e attori attivi dell’aggressione.
Ma andiamo per gradi. La sera del 5 maggio scorso Francesco Valiante viene attinto da un colpo d’arma da fuoco all’addome e a causa della ferita, il giorno dopo si presenta presso il Pronto soccorso del “Giovanni Paolo II” per ricevere le cure del caso. Ai sanitari e alle forze dell’ordine, dichiara però di essere stato ferito in un agguato nel quartiere Capizzaglie. Versione che poco convince i carabinieri che avviano subito le indagini che vanno a smontare la dichiarazione della vittima e a ritrovare l’auto del Valiante parcheggiata poco distante il nosocomio proprio per rendere difficile la sua individuazione poiché anche il mezzo raggiunto da colpi d’arma da fuoco. Ben quattro i fori sulla lamiera. Tre sulla portiera lato guida e una all’altezza del parabrezza anteriore, sempre del lato guida, e che quindi chiaro segnale di una esecuzione di morte.
Sempre le indagini, hanno consentito all’Arma di risalire all’autore dell’evento delittuoso che è stato poi identificato nel Giuseppe Panarello che assieme ad altre due persone ancora in corso di identificazione, il 5 maggio decidono di compiere un’azione punitiva ai danni del Valiante.
Secondo la ricostruzione dei fatti, lo aspettano all’uscita dal lavoro intorno alle 21, e lo aggrediscono alle spalle. Bloccato nei movimenti, Valiante viene bastonato (uno dei bastoni viene recuperato sul luogo dell’aggressione ndr). Solo dopo riesce a liberarsi e a raggiungere il proprio mezzo, ma non a sfuggire ai colpi di pistola che raggiungono l’auto e solo uno, fortunatamente, lo colpisce in una zona non vitale del corpo.
Identificato il presunto aggressore, i Carabinieri provvedono quindi ad una perquisizione dell’abitazione dell’uomo dove riescono a trovare sia l’arma utilizzata nell’aggressione, una calibro 7,65, che la rimanenza dei colpi all’interno del caricatore da 15 colpi e dove ne sono rimasti otto colpi inesplosi. Anche la pistola risulta essere di illecita provenienza.
L’uomo, è ora accusato di tentato omicidio e dubbia è, allo stato, anche la sua dichiarazione a discolpa, circa la legittima difesa durante un diverbi andato oltre.
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