Siria: attacco al cuore del regime, muore il cognato di Assad
redazione | Il 18, Lug 2012
Era capo 007. Ucciso anche ministro Difesa
Siria: attacco al cuore del regime, muore il cognato di Assad
Era capo 007. Ucciso anche ministro Difesa
(ANSA) BEIRUT – Il ministro della Difesa siriano e il capo dell’intelligence militare, cognato di Bashar al Assad, sono morti in un attentato contro il palazzo della sicurezza a Damasco nel quale, secondo gli attivisti, sono rimasti uccisi o feriti “tutti i membri della cellula di crisi che dirige le operazioni contro i ribelli”. Un duro colpo al regime, dunque, anche se è ancora tutta da chiarire la dinamica dell’attentato, avvenuto mentre era in corso la riunione tra diversi ministri del regime e i vertici dell’intelligence.
Per la tv di stato siriana si tratterebbe di un kamikaze, mentre fonti della sicurezza parlano di una bomba piazzata da un “interno”. Quel che è certo è che nel palazzo nel quale è avvenuto l’attentato le misure di sicurezza sono severissime e zona sulla Piazza Rauda nel quartiere di Abu Roummaneh vicina alle ambasciate italiana e americana, è una delle più blindate della capitale siriana. Difficile dunque evitare i controlli, tanto che, tra le ipotesi emerse c’é anche quella di un ruolo attivo nell’attentato di un ex body-guard di funzionari vicini ad Assad. Subito dopo l’attacco, secondo le testimonianze di attivisti, l’esercito ha blindato l’ospedale nel quale sono stati portati i feriti. Intanto stamane sono ripresi i bombardamenti governativi su alcuni quartieri di Damasco, stando a quanto riferito dall’Osservatorio nazionale per i diritti umani in Siria (Ondus), che ha aggiunto che ieri almeno 29 militari governativi sono stati uccisi nelle violenze in tutto il Paese, insieme a 66 civili e una ventina di ribelli. Nuovi scontri, secondo l’Ondus, sono avvenuti la notte scorsa nei quartieri di Midan e Kafaksouseh nella capitale.
Secondo la televisione panaraba Al Jazira, una seconda esplosione è avvenuta a Damasco contro l’edificio che ospita il comando della Quarta divisione dell’esercito
MILITARI,TAGLIEREMO MANI A CHI METTE IN PERICOLO PAESE – In un comunicato letto alla televisione di Stato le forze armate siriane hanno detto che rimangono “più determinate che mai ad affrontare tutte le forme di terrorismo e a tagliare le mani di chi mette in pericolo la Siria”. Il comunicato aggiunge che l’attentato odierno è opera di “mani prese in prestito da stranieri”.
INSORTI, ‘ABBIAMO UCCISO AUTORI MASSACRI’ – L’attentato di oggi a Damasco è stato rivendicato dall’Esercito libero siriano (Els), secondo l’agenzia Afp. “Il comando dell’Els annuncia il successo dell’operazione di questa mattina che ha preso di mira la sede della Sicurezza nazionale a Damasco e ucciso diverse colonne della banda di Assad che sono responsabili di barbari massacri”.
UCCISO ANCHE CAPO ‘CELLULA DI CRISI’ – Il generale siriano Hassan Turkmani, capo della ‘cellula di crisi’ che coordina le azioni contro i ribelli, è tra gli uccisi nell’attentato di oggi a Damasco, secondo il sito filogovernativo siriano Akselser. La notizia è confermata dalla televisione libanese degli Hezbollah, Al Manar, che cita “fonti siriane”.
LEGA ARABA, RIUNIONE STRAORDINARIA DOMENICA – La Lega araba ha convocato una riunione straordinaria dei suoi ministri degli Esteri sulla crisi siriana questa domenica a Doha. Lo ha annunciato il segretario generale dell’organizzazione araba Nabil el Araby in seguito all’attentato di oggi a Damasco.
ALLE 21 VOTO ONU, BRACCIO DI FERRO RUSSIA-OCCIDENTALI – Il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite voterà alle 15 di oggi ora locale (le 21 in Italia) una risoluzione sul rinnovo della missione di monitoraggio Onu in Siria (Unsmis). Tra i Quindici continua il braccio di ferro che vede gli Stati Uniti e gli alleati europei da una parte, Russia e Cina dall’altra. Mosca ha fatto sapere che bloccherà con il veto un documento che contenga una qualsiasi menzione a sanzioni contro il regime di Damasco e al capitolo 7 della Carta Onu. Alcuni diplomatici occidentali invece hanno spiegato come non accetteranno modifiche alla bozza che cancellino il riferimento al capitolo 7, anche alla luce dell’ultimo attacco avvenuto questa mattina a Damasco nel quale è morto il ministro della difesa siriano. Le due posizioni tra i membri del Consiglio al momento paiono difficilmente conciliabili. Tuttavia, secondo le stesse fonti, in mattinata i Quindici si riuniranno nuovamente per l’ultimo tentativo di trovare un accordo.
ANNAN CHIEDE SLITTAMENTO VOTO ONU – L’inviato speciale Kofi Annan chiede di ritardare il voto del consiglio di sicurezza dell’Onu sulla Siria. Lo afferma, tramite un messaggio twitter, la rappresentanza inglese al Palazzo di Vetro.
TERZI: ‘APPOGGIO ANNAN, MA AZIONE URGENTE ONU’ – L’Italia conferma l’appoggio all’ inviato speciale Onu per la Siria Kofi Annan, ma visti gli eventi odierni a Damasco, “uno scenario da querra civile”, le Nazioni Unite devono agire con urgenza. E’ quanto sottolinea oggi il ministro degli Esteri Giulio Terzi.
LA BATTAGLIA A DAMASCO – La battaglia decisiva per la “liberazione di Damasco, è cominciata”. E’ quanto sostiene parte dell’opposizione siriana, mentre gli scontri con le forze governative sono continuate per il terzo giorno consecutivo in alcuni quartieri meridionali e raffiche di mitra sono risuonate brevemente anche in pieno centro. Ma le forze armate non danno per ora segni di sfaldamento, l’unica speranza di prevalere per i ribelli, in possesso praticamente solo di fucili contro le armi pesanti e gli elicotteri del regime. A Mosca l’inviato dell’Onu Kofi Annan ha chiesto al presidente Putin di facilitare un compromesso per una risoluzione del Consiglio di Sicurezza dell’Onu che fermi la violenza. “Non vedo i motivi per cui noi non possiamo trovare un accordo”, ha risposto il ministro degli Esteri russo Serghei Lavrov. Ma finora non c’é nessuna indicazione che Mosca, storica alleata del regime di Damasco, accetti la bozza dei Paesi occidentali che prevede sanzioni contro la Siria se non rispetterà il piano di pace dello stesso Annan.
“I combattimenti non si fermeranno, andremo avanti fino alla vittoria”, ha detto all’Afp il colonnello Kassem Saadeddine, portavoce dell’Esercito libero siriano (Els) commentando gli scontri degli ultimi giorni a Damasco. E i Fratelli musulmani, influente componente dell’opposizione, hanno parlato di “battaglia decisiva”. Ma altri osservatori e fonti dell’opposizione si mostrano più prudenti e l’esercito afferma di avere ripreso il controllo della situazione. L’Osservatorio nazionale per i diritti umani in Siria (Ondus) fornisce un bilancio di una cinquantina di morti nelle violenze di oggi, di cui 28 civili, 7 ribelli e 14 militari governativi o membri delle forze di sicurezza. Sette persone, secondo Ondus, hanno perso la vita nella sola Damasco, dove l’esercito ha bombardato i quartieri di Midan, nel sud, Kafar Suseh, nell’ovest, e Qabun, nel nord della città. Tra le vittime, secondo fonti militari anonime, figura il vice capo della polizia della capitale, generale Issa Duba, ucciso negli scontri a Midan. Ma l’episodio più clamoroso è avvenuto a metà giornata, quando ribelli armati hanno aperto il fuoco contro posti di blocco sulla Via Baghdad e sulla Piazza Bare Bahrat, dove normalmente sono organizzate le manifestazioni del regime.
Parallela ai combattimenti armati continua anche la guerra della propaganda da entrame le parti. L’Ondus ha detto, citando “diversi testimoni”, che un elicottero governativo è stato abbattuto dai ribelli durante gli scontri a Qabun. “E’ assolutamente falso, sono tutte menzogne”, ha replicato una fonte militare. Difficile anche appurare la veridicità delle affermazioni fatte dall’ex ambasciatore siriano in Iraq, Nawaf Fares, secondo il quale Assad sarebbe pronto ad usare armi chimiche contro i rivoltosi, che avrebbe già parzialmente impiegato contro la città di Homs, secondo “informazioni naturalmente non confermate”, ha ammesso egli stesso. La Casa Bianca ha comunque messo in guardia il presidente siriano, ricordandogli “le responsabilità” di chi è in possesso di simili armamenti. Il governo iracheno, nel frattempo, ha invitato oggi i suoi cittadini a lasciare la Siria, dopo che i corpi di 23 di essi, morti nelle violenze dei giorni scorsi, sono stati rimpatriati. Tra loro, due giornalisti uccisi mentre coprivano gli eventi: Ali Jabburi al Kaaby, del settimanale Al Riwaa, e il free-lance Falah Taha. Due morti che sui media internazionali non hanno provocato nemmeno una frazione dello shock e dell’indignazione che avevano accompagnato nei mesi scorsi l’uccisione di giornalisti occidentali.