La cooperazione: un modello imprenditoriale transnazionale
redazione | Il 26, Lug 2012
A cura di Piero Franco Mendicino, direttore Confcooperative Calabria
La cooperazione: un modello imprenditoriale transnazionale
A cura di Piero Franco Mendicino, direttore Confcooperative Calabria
Tratto dalle riflessioni condotte da Dame Pauline Green (Presidente Alleanza Cooperativa Internazionale) in seno alle celebrazioni dell’anno internazionale della cooperazione tenute a Roma nel corso della prima decade del mese di luglio.
Nei giorni scorsi abbiamo diffuso i risultati del rapporto sulla cooperazione in Italia, redatto ad opera del CENSIS, definendolo senza timor di smentita quale”storia di un modello imprenditoriale di successo”.
Con lo stesso principio presenteremo oggi delle riflessioni inerenti lo scenario di crisi finanziaria mondiale e il contributo che la cooperazione può fornire, che sono, assolutamente, in linea con i risultati del rapporto.
Proveremo a ragionare, quindi, su un modo diverso di pensare l’economia europea e globale che crediamo possa portare una trasformazione nel modo di condurre le attività imprenditoriali e riesca a mettere l’economia al servizio delle persone piuttosto che, come accade ora, le persone alla mercé dell’economia.
In un mondo che è nel mezzo di straordinari cambiamenti economici e politici, le imprese cooperative si stanno unendo, come mai prima, sia nel riconoscimento dell’Anno Internazionale delle Cooperative ma anche per dare prova dell’impatto che hanno oggi sull’economia globale e sull’evoluzione sociale ed ambientale del mondo. Possiamo addirittura affermare che, a livello mondiale, le istituzioni finanziarie del settore cooperativo e delle mutue sono passate attraverso la crisi finanziaria globale rafforzandosi.
Nel momento in cui le banche d’investimento hanno cominciato a vacillare, i clienti hanno trasferito i loro risparmi, ed i conti correnti sono confluiti nelle istituzioni finanziarie cooperative e nelle mutue, incoraggiati dalla consapevolezza che queste istituzioni, molto spesso, fanno prestiti soltanto utilizzando depositi dei soci e, in conseguenza della loro struttura giuridica e finanziaria unica, non prendono parte alle speculazioni finanziarie più rischiose.
Le banche cooperative e le unioni di credito hanno visto gli attivi patrimoniali aggregati aumentare, i loro depositi crescere e, cosa forse più importante, il livello dei loro prestiti rimanere stabile e, sovente, crescere mentre il livello dei prestiti dei concorrenti della High Street crollava.
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L’edizione pubblicata il 31 ottobre dello scorso anno di Global 300, (un documento formulato negli ultimi 5 anni dalla Alleanza Cooperativa Internazionale) ha evidenziato che le principali 300 cooperative da sole valgono 1,6 trilioni di dollari USA, l’equivalente della 9° più grande economia del mondo.
Tuttavia, coloro i quali fanno parte della governance del modello imprenditoriale cooperativo sanno che le loro imprese non sono semplicemente una questione di dimensione, di fatturato o di conto in banca… sono, innanzitutto, imprese incentrate sulle persone.
Non c’è da meravigliarsi che una recente indagine abbia dimostrato che il movimento cooperativo mondiale conta un miliardo di soci, complessivamente occupano 100 milioni di cittadini del mondo, di cui 5.4 milioni nell’Unione Europea.
Bisogna parimenti rilevare che una delle grandi sfide che le cooperative dovranno affrontare è sul versante della riconoscibilità in quanto, pur essendo un movimento europeo e globale, non hanno un “marchio” e questo le rende poco visibili in un’economia globale. L’identità cooperativa o il “marchio”, non riguarda la vendita di un prodotto o servizio, bensì, qualcosa di più grande. Quando si parla di “marchio” si promuove un concetto, un’idea o un’identità. Il modello imprenditoriale cooperativo è una rete enorme e crescente di imprese sovrane, autonome, locali, guidate da persone ed opera in una moltitudine di settori; queste imprese si sono sviluppate, sovente, in base a necessità locali, cultura locale e bisogni dei soci ed hanno rappresentato, nei fatti, una valida esperienza nel senso della sostenibilità.
Nel mezzo di una grave crisi finanziaria, i decisori globali dovrebbero ritenere ragionevole riconsiderare un’economia europea e globale basata su valori diversi da quelli che hanno creato il fallimento negli ultimi quattro anni.
D’altra parte in un’epoca in cui i giovani sono critici verso i modelli economici e politici che dominano le loro vite; in cui sono alla ricerca di prospettive, impegno e correttezza, la cooperativa non è soltanto un modello efficace di governance… è innanzitutto un modello avvincente.
Perciò, talvolta, dovremmo indagare meglio se tale modello imprenditoriale non debba essere più rilevante nelle discussioni su come rianimare l’economia globale e cosa ancora più importante, come possa contribuire a cambiarla per farla divenire più equilibrata e più sostenibile.
Ad esempio… perché un modello imprenditoriale che conta un miliardo di soci nel mondo, che occupa 100 milioni di persone nel globo, che serve metà della popolazione mondiale, che è presente nei vari settori dell’economia, che sostiene le comunità locali, che costruisce coesione sociale, che merita l’elogio di un Anno Internazionale non è rappresentato nel Board della Banca Mondiale, ovvero nel B20 (Gruppo consultivo di imprese del G20)?
La cooperazione ha, quindi, un grande lavoro da fare nei prossimi mesi e sta cercando sostenitori fra i Governi del mondo che leveranno la loro voce a supporto della crescita dell’economia cooperativa e della necessità di un’economia europea e mondiale maggiormente diversificata.
In ogni nazione del mondo la cooperazione assume forti connotazioni specifiche e raggiunge grandi risultati. Anche il movimento cooperativo italiano ha una storia orgogliosa di sostenibilità, creatività e impatto sull’economia italiana da molti decenni. Ha indicato la via da seguire al resto del mondo in molti settori dell’economia cooperativa mondiale. Il modello delle cooperative sociali è stato inventato in Italia settentrionale ed ora è copiato in tutto il mondo.
Non sarebbe stolto se affermassimo che … l’Europa ed il Mondo sarebbero forse un luogo diverso se soltanto una parte delle risorse andate al salvataggio delle grandi banche fosse stata messa nello sviluppo cooperativo, quindi, destinate al rilancio delle economie locali!
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