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TAURIANOVA (RC), GIOVEDì 16 GENNAIO 2025

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Tre giovani di Molochio ed il loro sogno musicale: arriva il primo album del gruppo “Oltre il velo di Maya”

Tre giovani di Molochio ed il loro sogno musicale: arriva il primo album del gruppo “Oltre il velo di Maya”

| Il 02, Set 2012

Ipotàlamo uscirà alla fine di settembre, ma è già possibile ascoltare il singolo “Asini d’oro” e visionare il video “La mia canzone dal fronte”

di TERESA COSMANO

Tre giovani di Molochio ed il loro sogno musicale: arriva il primo album del gruppo “Oltre il velo di Maya”

Ipotàlamo uscirà alla fine di settembre, ma è già possibile ascoltare il singolo “Asini d’oro” e visionare il video “La mia canzone dal fronte”

 

di Teresa Cosmano

 

 

oltre il_velo_di_maya 

Sono Dario Gallo, Salvatore Bovalina e Alberto Catania, i componenti della giovane band di Molochio “Oltre il velo di Maya”. I tre, conosciutisi ad un concorso musicale per giovani emergenti, decidono di mettersi insieme, e nel 2008 formano il gruppo dal nome enigmatico, il cui genere è il rock italiano. Ispirandosi al cantautore Paolo Benvegnù e ai Muse, cominciano la loro esperienza musicale proprio come cover band del gruppo alternative rock britannico di Teignmouth (Devon). Apprezzati dal pubblico per la loro grinta e professionalità, hanno all’attivo una miriade di concerti live ed esibizioni in locali chiusi, che preferiscono per il forte contatto che si può avere con la gente. Dopo essersi fatti conoscere in questi anni di gavetta, Dario (voce, chitarra classica ed elettrica, tastiera), Salvatore (basso e chitarra elettrica) e Alberto (batteria), hanno deciso di cercare una propria identità, incidendo il loro primo album di inediti, Ipotàlamo, la cui uscita è prevista per la fine di settembre. «Scrivo da quando ero piccolo – ha spiegato Dario – e dopo un po’ che suonavamo insieme, ho capito che era ora di mettere da parte la timidezza e proporre ai miei compagni i brani che avevo scritto e arrangiato. L’idea è subito piaciuta, ed eccoci qui con il nostro primo album autoprodotto». Nel 2011 arriva il singolo-esperimento Inno a San Giuseppe, che in poche settimane ha riscosso un incredibile successo, diffondendosi al nord Italia, in Germania e in Australia. Forti del successo conquistato, i tre ultimano l’album d’esordio, dal quale estraggono il singolo “Asini d’oro” e il video “La mia canzone dal fronte”, pubblicato proprio oggi su You Tube. «Asini d’oro – spiegano – è un brano intenso, apparentemente allegro e di facile ascolto. Il testo è in realtà molto pungente e si rivolge al popolo di esteti che affollano le palestre e disertano le scuole, a tutti coloro che cercano non solo un pò di visibilità, ma la vita stessa nei social-network. A tutti quelli che pur non leggendo un libro da anni si permettono il lusso di scagliarsi contro un sistema di cui sono essi stessi la parte più importante e soprattutto più maledettamente inconsapevole. La morale della favola è tanto scontata quanto vera: la società in cui viviamo è come noi, non ha un’identità, è un pendolo che oscilla costantemente tra la guerra civile e la pace incivile, e se vogliamo soffermarci per un momento sulla nostra condizione dobbiamo studiare un po’ di più, dormire un po’ di meno e smettere di sorridere come degli idioti convinti che tutto vada bene e che la nostra strada sia già bella e spianata. E dobbiamo riflettere su questi aspetti scollandoli da ogni tipo di tendenza, anche se il morbo dell’apparire ha ormai sommerso completamente l’essere,

corrodendo perfino le nostre necessità primarie. È dunque il caso di dare uno scossone non solo alla nostra auto-critica, e di compiere una riflessione il più possibile rapida e concreta sulla becera realtà che stiamo vivendo e su quella che stiamo

distruggendo prima che lo facciano i nostri figli». Più complesso il video de La mia canzone dal fronte, scritto e diretto da Luca Mezzatesta, che affronta la vicenda di un soldato che sta per morire. «Il tragico evento – spiegano – viene letto da una prospettiva non retorica, a metà strada tra il noir e gli occhi di un bambino. Il soldato ha davanti a sé un estremo, tenue barlume di lucidità che gli permette di vivere un ultimo, stranissimo sogno. Nel sogno trova un altro se stesso freddo e sorridente che, vestito di tutto punto, sta eseguendo una psico-stasia alla maniera degli antichi egizi. Come sa chi ha letto qualcosa in materia, presso l’antichissima e dotta cultura del Nilo si credeva che dopo la morte il nostro cuore venisse pesato insieme ad una piuma; qualora il peso del cuore fosse superiore a quello della piuma, si veniva immediatamente divorati da un terribile mostro; se il cuore e la piuma avevano invece lo stesso peso, voleva dire che il defunto era stato onesto e virtuoso e meritava dunque il paradiso. Il soldato affronta se stesso con l’arma meno convenzionale che si possa immaginare: una valigetta piena di caramelle. Il ritorno alla cruda realtà, alla crudele realtà, mette lo spettatore di fronte al sangue, al dolore, agli spari veri. La telecamera che si spegne sulla vita lasciando ancora acceso l’audio della morte deve porre una domanda precisa: cosa succederebbe se i cosiddetti nostri ragazzi, e i ragazzi di tutto il mondo, sparassero caramelle al posto delle pallottole?».

Clicca sul link sottostante per vedere il video de “La mia canzone dal fronte”

http://www.youtube.com/watch?v=mXpVbbpeVYY&list=UUdFuGhRTglTHKk6vb0TEU9g&index=1&feature=plcp