A Gioia Tauro il mercato del pesce era cosa loro, tutto controllato dai Molè
Nov 18, 2021 - redazione
Il mercato ittico era monopolio esclusivo della cosca Molè, attraverso ad una società denominata “Ulisse srl”, riconducibile ad Antonio Albanese (detto “Mastru Ninu). È quanto emerge nell’ordinanza dell’inchiesta che ha coinvolto la ‘ndrina di Gioia Tauro denominata “Nuova narcos europea” nella quale sono state eseguite 36 misure cautelari per un totale di 104 insieme a quelle emesse di Firenze e Milano.
Nei fatti Antonio Albanese, nonno del rampollo dei Molè, Rocco classe ’95, gestiva e visionava l’attività del nipote. Tra queste attività la vendita e la distribuzione del pescato a Gioia Tauro, in quanto tutto il pescato doveva andare all’asta presso la “Ulisse” e gli imprenditori ittici erano costretti anche con maniere forti ad acquistare all’asta senza rivolgersi direttamente ai proprietari dei pescherecci.
Come ha affermato il procuratore capo di Reggio Calabria, Giovanni Bombardieri, c’era “imposizione del conferimento di pescato ad alcune aziende riferibili alla cosca”. Le aziende erano oltre alla “Ulisse Srl” anche la “Gnt Srls”, entrambe sequestrate.
Dalle carte si legge come Albanese da patriarca assoluto in merito al mercato ittico, gestisse la questione con severa arroganza specie quando si rivolge ad un imprenditore “Per me se non vieni all’asta…inc…è lo stesso! Vai a Vibo a comprarti il pesce…fai quello che vuoi …ma quella barca la devi lasciare”, ma addirittura in merito a questa sopraffazione della cosca, con metodi poco ortodossi e soprattutto spazientito, nonostante il metodo mafioso utilizzato, “«Io ve lo dico, se voi mi rispettate…pesci là non ne dovete prendere”.
Addirittura facevano appostamenti e pedinamenti per controllare il trasbordo di pesce nel Vibonese per accertare se un peschereccio consegnasse del pesce fuori provincia, nei fatti come affermano i magistrati, una sorta di “controllo militare” della questione affinchè si manifestasse il “governo del settore”.
In una intercettazione si legge, questa evidenziata dal Gip che, Rocco Molè parlando delle pescherie della zia “Carmelina”, descriveva tutto il “meticoloso meccanismo dell’asta del pesce”. Affermando che, “Pago io le barche, anticipo io, si deve comprare 10mila euro di pesce, 5mila euro ci sono subito, cioè un affare…il carico congelato…20 mila e te li compri…hai capito, e allora fai l’affare”.
Così facendo si creava un clima di intimidazione oltre all’imposizione con metodi mafiosi del monopolio del pesce, in un clima di paura e terrore.