A Lamezia Terme la terza edizione di Segni di ‘900
redazione | Il 09, Mag 2013
Sabato, alle 18.30 il professore Gaetano Pecora e la sua lezione magistrale su “Democrazia, laicità, socialismo. La storia lunga di Gaetano Salvemini”
A Lamezia Terme la terza edizione di Segni di ‘900
Sabato, alle 18.30 il professore Gaetano Pecora e la sua lezione magistrale su “Democrazia, laicità, socialismo. La storia lunga di Gaetano Salvemini”
Sabato 11 maggio alle 18.30 al teatro Umberto, la terza edizione della rassegna storico-culturale “Segni di ‘900- Lezioni magistrali di storia” continua con la lezione magistrale del professor Gaetano Pecora su “Democrazia, laicità, socialismo. La storia lunga di Gaetano Salvemini.
La rassegna, organizzata dal Comune, nell’edizione di quest’anno ha già avuto quattro appuntamenti: sabato 15 dicembre con il professore Sabbatucci e la sua lezione magistrale di storia sul ventennio dopo l’Unità; sabato 19 gennaio con il professore Crainz e la sua lezione magistrale sugli “Infiniti anni ’80”; sabato 9 marzo con il professore Emilio Gentile e la sua lezione magistrale su Giuseppe Prezzolini “L’avventura centenaria di un uomo moderno”; sabato 23 marzo con il professore Francesco Barbagallo e la sua lezione magistrale su “Nord e sud nella storia d’Italia dall’Unità ad oggi”.
Dopo la lezione del professor Gaetano Pecora si proseguirà con un altro appuntamento già in programma: Carlo Freccero sulla televisione in Italia.
Gaetano Pecora, dal 1996 fino al 2008 è stato titolare alla Luiss della cattedra di Dottrina dello Stato presso la facoltà di Scienze Politiche. Dal 2000 è professore associato di Storia delle Dottrine Politiche presso la facoltà di Economia dell’Università del Sannio. Dall’anno accademico 2012-2013 è titolare della cattedra di Storia delle dottrine politiche presso il Dipartimento della Luiss “Guido Carli”. Tra le sue opere: “Uomini della democrazia” (Esi, 1986 con prefazione di Norberto Bobbio), “I pensatori politici: Kelsen” (Laterza, 1995), “Il liberismo anomalo di Friedrich August von Hayek” (Rubbettino, 2003) e il recente “Socialismo come libertà. La storia lunga di Gaetano Salvemini” (Donzelli, 2012).
Gaetano Salvemini (Molfetta, 8 settembre 1873 – Sorrento, 6 settembre 1957) è stato uno storico, politico e antifascista italiano. Aderì al Partito Socialista Italiano e alla corrente meridionalista, collaborando, dal 1897, alla rivista Critica sociale, mostrandosi tenace sostenitore del suffragio universale e del federalismo, visto come unica possibilità per risolvere la questione del Mezzogiorno, cercando di condurre su posizioni meridionaliste il movimento socialista e insistendo sulla necessità di un collegamento tra operai del nord e contadini del sud, sulla necessità dell’abolizione del protezionismo e delle tariffe doganali di Stato (che proteggono l’industria privilegiata e danneggiano i consumatori), e della formazione di una piccola proprietà contadina che liquidasse il latifondo.
Salvemini denunciò il malcostume politico e le gravi responsabilità di Giolitti (dissesto della Banca Romana) con il libro: “Il ministro della malavita” (1910). Esponente della corrente meridionalista del PSI, si scontrò sui temi sopra citati con la corrente maggioritaria di Filippo Turati, alimentando il dibattito interno al partito. In seguito però ad una mancata manifestazione del partito contro lo scoppio della guerra italo-turca (1911), uscì dal partito socialista.
Portò avanti la sua battaglia federalista fondando, nel dicembre 1911, un periodico, denominato L’Unità, in quanto per lui la vera unità italiana doveva essere realizzata con l’autonomia e il federalismo. Salvemini diresse L’Unità fino al 1920; nello stesso periodo lavorò al progetto di fondare un nuovo partito, meridionalista, socialista nei fini di giustizia e liberale nel metodo, contro ogni privilegio: la Lega Democratica per il rinnovamento della politica nazionale. Eletto deputato nel 1919, con l’avvento del fascismo si schierò subito contro Mussolini e contro gli aventiniani, e strinse un profondo sodalizio ideale e politico con i fratelli Carlo Rosselli e Nello Rosselli e con Ernesto Rossi, che videro in lui un comune maestro.
Nel 1925 è tra i firmatari del Manifesto degli intellettuali antifascisti di Benedetto Croce. Arrestato a Roma dalla polizia fascista l’8 giugno del 1925, successivamente poté godere di un’amnistia ed in agosto si rifugiò clandestinamente in Francia. A Parigi fu poi raggiunto dai fratelli Rosselli e nel novembre del 1929 fu tra i fondatori del movimento Giustizia e Libertà (GL), nato per iniziativa dei fratelli Rosselli e di altri intellettuali democratici.
Durante la Seconda guerra mondiale Salvemini tenne negli USA, in Gran Bretagna e in Francia, conferenze e lezioni universitarie, si batté per una politica contro fascismo, comunismo, clericalismo e monarchia italiana. Nel 1939 fondò la “Mazzini Society”, insieme a un gruppo di aderenti a GL, di repubblicani e antifascisti democratici. La loro posizione era contraria alla monarchia e all’accordo stipulato a Tolosa fra comunisti, socialisti e altri aderenti a GL.
Tornato in Italia nel 1949 riprese l’insegnamento all’Università di Firenze e continuò a vari livelli la sua lotta politica, ispirata a una visione laica della vita, all’avversione contro dogmatismi e fumosità ideologiche, contro la burocrazia, il clericalismo e lo statalismo, quale fautore di un riformismo democratico, in comunità d’intenti con Ernesto Rossi. Si oppose al governo democristiano e al Fronte Democratico Popolare, sostenendo la necessità di abrogare il Concordato e i Patti Lateranensi, e difendendo la scuola pubblica contro le riforme, da lui giudicate reazionarie, dei governi.