A Narni per il nuovo Parco medievale
redazione | Il 07, Mag 2012
Falconieri, musica antica, danze storiche, sbandieratori, spadaccini, arcieri, cavalieri e maghi
A Narni per il nuovo Parco medievale
Falconieri, musica antica, danze storiche, sbandieratori, spadaccini, arcieri, cavalieri e maghi
(ANSA) Villaggi medievali, campi militari, falconieri, musica antica, danze storiche, esibizioni di sbandieratori, spadaccini, arcieri, cavalieri, maghi e miti medievali. E Artù, l’incredibile albero parlante. Stiamo parlando della Rocca dell’Albornoz, il magnifico castello del 1371 che ospita il Parco di Narni, il nuovo parco medievale dell’Umbria (bellissima la ricostruzione delle Sala della Musica, Sala delle Armi, Sala del Costume e le Sale dei cerimoniali, coi celebri banchetti medievali). Un luogo dove grandi e bambini possono rivivere il fascino e le atmosfere del passato, immergendosi nella cultura dei piccoli borghi che hanno fatto la storia d’Italia, con ambienti e personaggi ricostruiti filologicamente e spettacoli messi in scena da artisti di diversa provenienza (c’è anche un ricco mercatino medievale, in cui collezionisti privati da tutto lo stivale mettono in vendita oggetti introvabili). L’occasione è perfetta per programmare una gita in un posto che offre al turismo molte suggestioni, sia storiche che artistiche: il parco infatti è a circa un chilometro dal centro storico di Narni e, se si arriva all’ora di pranzo, è molto divertente mangiare in una delle tipiche taverne per gustare i piatti della tradizione gastronomica umbra in un ambiente fuori dal tempo.
Per un po’ di storia, bisogna sapere che l’antico insediamento Umbro di Nequinum era di grande interesse per i romani, posto com’era in posizione strategica nelle vicinanze di Roma. Per questo lo misero sotto assedio più volte, ma senza successo. Fu solo grazie al tradimento di due abitanti che i soldati del Console Quinto Appuleio Pansa riuscirono ad entrare in città: era il 299 a.C. e da quel momento Nequinum divenne prima colonia poi municipio romano (90 a.C), cambiando il nome in Narnia, dal nome del fiume Nar (Nera) che scorre nella valle sottostante (che poi diventa l’attuale Narni a partire dal XIII secolo). La stessa vicinanza con Roma e la posizione dominante della città rispetto al territorio circostante, furono la causa anche delle invasioni barbariche che Narnia si trovò a subire nei secoli successivi e dei numerosi scontri per il suo controllo. Per un breve periodo entrò a far parte del ducato longobardo di Spoleto, prima di essere riconquistata dai Romani per poi passare sotto il potere del Papato.
Nell’ XI secolo Narnia divenne libero comune e tra il XII e il XIV secolo conobbe il suo massimo splendore, arrivando ad estendere il suo potere fino all’odierna Rieti (fu in quello stesso periodo che vennero edificati anche i palazzi e le chiese che oggi possiamo ammirare – vedi articolo correlato). Con l’intenzione di aumentare la sicurezza e il controllo dei propri domini, al rientro da Avignone, il Papa fece costruire a Narni la Rocca che prende il nome da Egidio Albornoz, il cardinale spagnolo che ne seguì l’edificazione. La Rocca fu, dunque, il simbolo del presidio pontificio, rappresentato dalla famiglia Orsini, e per questo spesso inviso agli stessi narnesi. Nel 1527, con l’arrivo dei Lanzichenecchi di Carlo V, Narni fu incendiata e molte testimonianze del passato della città furono distrutte. Artisti del calibro del Vignola e del Sangallo contribuirono alla ricostruzione della città che, a partire dal Seicento, conobbe un periodo di crescita economica, favorito anche dall’energia a basso costo che si poteva trarre dal fiume Nera, alla base della successiva industrializzazione dell’area.
Per i curiosi, è divertente sapere che il simbolo della città di Narni è uno scudo celeste su cui è inciso un grande grifo rosso. Questo perché, secondo la leggenda, i perugini ed i narnesi, trovandosi insieme per imprese guerresche, uccisero un grifo e ne divisero le spoglie: i perugini si sarebbero tenuti la pelle col rostro e le unghie, ai narnesi sarebbe andato il resto del corpo sanguinante (per questo, lo stemma di Perugia è un grifo d’argento in campo rosso rivolto a destra, mentre quello di Narni un grifo rosso in campo bianco, che guarda a sinistra). Pare, inoltre, che lo scrittore C.S. Lewis per il suo famoso romanzo “Le Cronache di Narnia” si sia ispirato al nome latino di Narni letto su un atlante geografico, mentre era studente, perché gli piaceva il suono della parola Narnia (C.S. Lewis: a biography, W. Hooper-R.L. Green, 2002).
Nei prossimi mesi, a Rocca di Narni verranno realizzate molte attrattive: la festa della birra artigianale, la festa del grano, la festa dell’uva, la festa del norcino e i grandi marcati. E poi conferenze di carattere storico-rievocativo mirate ad approfondire aspetti differenti della medievistica e della storia dell’arte nei suoi vari momenti storici, e allestimenti di mostre, sia occasionali che permanenti, per promuovere giovani artisti e nuove idee. Per i più sportivi, inoltre, verranno proposti percorsi di trekking nelle aree naturali circostanti la Rocca, insieme ad iniziative di didattica culturale per le scuole, laboratori artigianali e ricostruzioni storiche (per gli appuntamenti vedi articolo correlato).