A proposito del T.S.O. alle donne in depressione post-partum
Mirella Maria Michienzi | Il 20, Ott 2010
Il trattamento sanitario obbligatorio finirebbe con il mettere all’indice la neo mamma con normali problemi conseguenti al parto
di MIRELLA MARIA MICHIENZI
A proposito del T.S.O. alle donne in depressione post-partum
Il trattamento sanitario obbligatorio finirebbe con il mettere all’indice la neo mamma con normali problemi conseguenti al parto
Gentile Direttore,
Nei giorni scorsi dai notiziari ho appreso che è stato proposto il T.S.O. per la donna in depressione post-partum.
Senza dubbio è lodevole l’attenzione verso le neo-mamme, ma, nel contempo, rimango molto perplessa per la proposta del T.S.O. Queste tre lettere, per la loro crudezza, distruggono ogni buon proposito.
Il Trattamento Sanitario Obbligatorio penalizzerebbe la donna che, dopo il parto, si ritroverebbe messa all’indice ed obbligata ad una terapia che, forse, spesso non terrebbe in considerazione la storia personale ed individuale; che, forse, non terrebbe in conto le cause del disagio di cui il parto, parvenza per una giustificazione di comodo, è un’ultima tappa di un sofferto vissuto.
Ancora una volta la donna sarà obbligata….; sarebbe stato più giusto considerare i diritti delle neo-mamme e non gli obblighi.
Quando una neo-mamma sta male devono essere i suoi diritti ad avere la priorità; agli altri – familiari e società – devono essere attribuiti gli obblighi di compagnia, assistenza, aiuto, comprensione e tutela.
È molto facile rinchiudere la donna, imbottirla di tranquillanti pur di essere lasciati in pace, senza mettere un po’ di volontà e di amore per cambiare i nostri comportamenti che, molto spesso, sono stati la causa scatenante della depressione.
Tra l’altro c’è anche da aggiungere, elemento molto importante, della pericolosità che un T.S.O. venga abusato ed usato con superficiale facilità.
Ne deriverà:
– il pericolo di far dichiarare la donna incapace di intendere e volere; il pericolo di farle perdere la propria autonomia; il pericolo di privarla dei figli; senza contare delle ripercussioni sul lavoro della donna stessa e del “marchio T.S.O.” che, spesso, le potrebbe essere ricordato e rinfacciato, magari dallo stesso compagno o coniuge.
È giusto e doveroso porre l’attenzione alla depressione delle neo-mamme, però una società civile proponga qualcosa che sia diretta soltanto alla puerpera, con un acronimo meno crudo, che non etichetti, affinché la donna non si senta colpita e non capita ancora una volta.
Si potrebbe – faccio solo per fare un esempio – proporre il Trattamento per la Tutela delle Neo-Mamme (T.T.N.M.).
Bastano piccoli accorgimenti per far sentire alla donna di essere protetta; per guadagnarsi la fiducia di queste persone provate, ipersensibili ed ipersospettose.
Piccoli ma basilari accorgimenti che forse faranno tornare il sorriso, la fiducia, la speranza a molte donne, levando la paura di essere marchiate da un T.S.O. “cumulativo – quasi un’ammucchiata – ad altre persone”, ma diverse dalle neo-mamme e nel genere e nei bisogni.
Mirella Maria Michienzi