Pedofilia. Report Cei: Tra i presunti abusatori ci sono 30 preti e 15 religiosi, ma anche 23 laici. L’indignazione “coatta” per i dati di Save the Children, il silenzio (colpevole)! Ma ciò che inorridisce è sull’età dove 28 avevano dai 10 ai 14 anni e 33 dai 15 ai 18 anni, ma ci sono anche 12 casi di bambini dai 5 ai 9 anni e 16 di “adulti vulnerabili”
A proposito di bambini. Ricordando le parole di Brecht dove “Prima viene lo stomaco, poi viene la morale”, abbiamo atteso qualche giorno seppur con mille difficoltà “stomachevoli” riguardante la “doppia morale” dell’indignazione (sic!). Ma a tutti i livelli sociali e soprattutto istituzionali. Come se ci fossero delle notizie per le quali non meritano indignazione ed altre invece riempiono le pagine dei giornali, ognuno con le proprie elucubrazioni di rito, veritiere o meno, ma questo non importa.
Alcuni giorni fa secondo l’organizzazione Save the Children per i bambini del 2021, l’aspettativa di buona salute è di 67,2 anni se sono nati nella provincia di Bolzano, mentre se nascono in Calabria è di 54,4 anni, una differenza quasi di 13 anni in meno. E questi dati sono stati diramati in occasione della Giornata Mondiale dell’Infanzia che si è celebrata ieri 20 novembre.
Un dato sicuramente preoccupante che lascia spazio ad ampie riflessioni, una condizione morale che il Manzoni avrebbe parlato di una indignazione che si dimostra di meno e non solo, ma “tengono affatto in sé quella che sentono, ma ne senton meno in effetto” ed è il caso che stiamo per trattare e non meno importante dell’aspettativa di vita in quanto le vite devono essere vissute con amore e protezione dei bambini, ma non sempre è così.
Pochi giorni fa è uscito il report della Conferenza Episcopale Italiana sulla pedofilia. Tema che ci è molto caro da molto tempo e che per tale motivo ci siamo beccati (specie chi scrive), anche delle querele da parte di prelati.
Il report sugli abusi sessuali della Cei dice che nel biennio 2020-2021 sono stati segnalati 89 casi di “presunte vittime” e 68 “presunti autori di reato”. Certo la chiesa, esperienza pluriennale ci insegna che, tende sempre a minimizzare il fenomeno e lo fa da sempre, ma il report diramato è molto importante, in quanto sottolinea la questione annosa di una piaga sempre più viva e sanguinante e lo dice la stessa Cei in quanto sugli abusi “non è solo un’indagine sul passato: le segnalazioni si riferiscono nel 52,8 per cento dei casi ad abusi «recenti o attuali» e nel 47,2 agli anni passati”.
Ma ciò che inorridisce è sull’età dove 28 avevano dai 10 ai 14 anni e 33 dai 15 ai 18 anni, ma ci sono anche 12 casi di bambini dai 5 ai 9 anni e 16 di “adulti vulnerabili”.
E soprattutto tra i presunti abusatori ci sono 30 preti e 15 religiosi, ma anche 23 laici tra insegnati di religione, sacrestani, animatori di oratorio, catechisti e responsabili di associazioni.
Si legge ancora che tra gli abusi prevalgono “comportamenti e linguaggi inappropriati” con 24 casi, poi 21 “toccamenti”, 13 “molestie sessuali”, 9 “rapporti sessuali”, 4 casi di “esibizione di pornografia”, 3 con “adescamento online”, poi 2 di “atti di esibizionismo” e altri singoli casi che vanno dalla “violenza fisica”, “proposte indecenti” e finanche alla “adesione a setta satanica”.
Si legge ancora che i reati sono stati per la maggior parte in parrocchia nel 33,3% dei casi, in un’associazione nel 21,4% oppure in una casa di formazione o seminario nell’11,9%.
Nel report, importante da sottolineare, si parla di aver segnalato la questione alle autorità ecclesiastiche come il Vescovo, ma non si parla di denunce penali alle autorità civili. Ciò a nostro avviso dovrebbe essere fatta anche per una sorta di obbligo “morale”, magari non vincolante, ma la morale non ha molte sfaccettature, è una e solamente una!
Da questi dati allarmanti perché riguardano bambini e come tali vanno protetti, le indignazioni di rito sono state poche, non c’è stata una levata di scudi nemmeno per “parvenza”, come di solito si fa nelle istituzioni politiche e non per dire, “Mi indigno, quindi esisto”. È calato il silenzio, un colpevole silenzio e questo non assolutamente degno né moralmente accettabile in un paese civile.
Perché occorre mettersi in testa che il coraggio della morale ha più valore, molto di più del semplice coraggio fisico.
(GiLar)