A Reggio Calabria si ricorda il pittore Michelangelo L'incontro si terrà martedì, alle 18, nella Sala di San Giorgio al Corso
di Caterina Sorbara
Martedì, alle ore 18, nella Sala di San Giorgio al Corso a Reggio Calabria, si terrà un incontro dedicato al Michelangelo pittore.
Interverrà la Prof.ssa Elvira Leuzzi Calveri.
L’incontro che si terrà martedi, conclude la serie di manifestazioni dedicate alla celebrazione dell’artista nel 450° anniversario della sua morte (1475-1564).
Dopo il Michelangelo poeta e scultore analizzato in precedenti incontri, l’attenzione si volge adesso alle opere pittoriche più significative e soprattutto agli affreschi della Cappella Sistina, la Volta e il Giudizio Universale. “Era già ritornato il papa in Roma e, mosso dall’amore che portava alla memoria del zio, vedendo la volta della cappella di Sisto non dipinta, ordinò che ella si dipingesse”. Così Giorgio Vasari nelle Vite racconta come Giulio II avesse deciso di affrescare la volta della Cappella edificata dallo zio Sisto IV e di affidare tale lavoro all’artista toscano. Il contratto reca la data del 10 maggio del 1508. In appena quattro anni (1508/1512). Così Michelangelo porta a termine una delle opere più importanti che il genio umano abbia concepito e realizzato.
Le pareti laterali erano state dipinte all’incirca nel 1481 da alcuni dei più grandi artisti del Quattrocento (Botticelli, Ghirlandaio, Rosselli, Signorelli ). Michelangelo ebbe invece il compito di completare la Cappella dipingendo la volta. Michelangelo avviò la decorazione partendo dall’ingresso della cappella fino all’altare e terminò con le lunette sottostanti. La parte centrale della volta è costituita da nove riquadri di varie dimensioni.
Tutti i riquadri sono fiancheggiati dagli Ignudi che reggono i festini con i medaglioni bronzei, le Sibille e i Profeti. Sappiamo – e lo ricorda il Vasari – della grande rivalità esistente con Raffaello. Allora, come oggi, ogni artista cercava di accaparrarsi le più prestigiose commissioni che dipendevano, soprattutto in Roma, dalla volontà e simpatia dei pontefici. Il successore di Giulio II, Leone X dei Medici preferì servirsi dell’opera di Raffaello, anche forse per ragioni politiche, e soltanto con Papa Paolo III Farnese (1534-1549) Michelangelo ebbe l’incarico di affrescare, nella Sistina, il Giudizio Universale – che realizzò realizzato il 1535 e il 1541 – e che quasi subito fu oggetto di numerose critiche soprattutto per i nudi, alimentando un dibattito molto aspro, favorito anche dai dettami del Concilio di Trento, che indusse a censurare taluni di questi nudi e, addirittura ad ipotizzare, la distruzione stessa dell’affresco. Papa Paolo III difese sempre l’artista ma Papa Paolo IV Carafa, rigoroso e integralista interprete del Concilio di Trento, ancora vivo Michelangelo, voleva “ripulire” l’affresco. Scrive il Vasari che alcuni avevano riferito all’artista che “papa Paulo Quarto era d’animo di fargli acconciare la facciata della cappella dove è il Giudizio Universale, perché diceva che quelle figure mostravano le parte vergognose troppo disonestamente”. La risposta di Michelangelo al papa, che merita di essere citata, è insieme caustica ed amara “Dite al Papa che questa è piccola faccenda, e che facilmente si può acconciare; che acconci egli il mondo, che le pitture si acconciano presto”.