A Reggio si ricorda la guerra di Etiopia Domani, alle 18, l'incontro promosso dall'associazione Anassilaos
di Caterina Sorbara
Il 3 ottobre del 1935 (ottanta anni fa), l’Italia iniziava la conquista del regno di Etiopia.
A questo anniversario, l’Associazione Culturale Anassilaos dedica un incontro che si terrà domani a Reggio Calabria, nella Sala della Biblioteca della Provincia alle ore 18. Relazionerà il prof. Antonino Romeo.
Ricordiamo che in quel periodo l’Italia recitava la propaganda del regime che preparò e accompagno lo scoppio delle ostilità, al pari delle altre nazioni europee, quali la Francia e il Regno Unito.
Purtroppo, come avvenuto e avviene di solito per le vicende del nostro Paese, vi giungeva fuori tempo massimo, quasi nel momento stesso in cui quegli stessi imperi coloniali scricchiolavano e preparavano la nascita di nuovi stati (India e Pakistan per fare soltanto qualche esempio ). Inoltre l’Etiopia era una nazione riconosciuta nel consesso degli stati, facente parte per di più della Società delle Nazioni e la guerra “coloniale” italiana fu sostanzialmente e in termini di diritto internazionale un atto di aggressione nei confronti di uno stato indipendente. Al di là dei risultati concreti dell’iniziativa italiana che portò alla conquista e alla proclamazione dell’impero nel 1936 – un impero che l’Italia avrebbe perduto poco tempo dopo il suo ingresso nella II Guerra Mondiale – e al pomposo ed effimero titolo per Vittorio Emanuele III di Imperatore d’Etiopia che egli accettò senza batter ciglio come più tardi avrebbe accettato quello di Re di Albania senza alcuno scrupolo, la “Guerra di Etiopia” presenta degli aspetti importanti per capire e prevedere gli eventi che successivamente si sarebbero svolti nello scacchiere mondiale. Intanto mise in luce la debolezza dell’esercito italiano, lo stato di confusione in cui versavano gli alti comandi, le gelosie e le ripicche tra i generali e i gerarchi che ritroveremo durante gli anni della Guerra Mondiale. A livello internazionale dimostrò l’inutilità della Società delle Nazioni che inflisse all’Italia delle sanzioni di facciata che, senza impedirne lo sforzo bellico, la avvicinarono sempre più alla Germania nazista consentendo anche al regime di fare appello al popolo italiano che, in uno spirito di esaltazione patriottica, si strinse intorno al fascismo.
La consegna delle fedi nuziali alla Patria, quanto di più sacro una donna possa considerare, fu un gesto di alto valore simbolico. Nello stesso tempo svelò l’indecisione, la titubanza e la debolezza della Francia e della Gran Bretagna, le grandi nazioni europee che insieme all’URSS sostenevano la Società della Nazioni, di cui Hitler avrebbe fatto tesoro qualche anno dopo.