A Roma arrestati tre esponenti delle cosche calabresi che si contendevano il controllo del territorio Finiscono in manette a Roma uomini ritenuti al vertice dei gruppi di 'ndrangheta Palamara, Mollica, Morabito e Scriva. L'accusa è di intestazione fittizia di beni con l'aggravante del metodo mafioso. Sequestrati beni in tutta Italia per un valore di oltre cento milioni di euro
ROMA – Tre esponenti di vertice delle cosche Palamara, Scriva, Mollica e Morabito sono stati arrestati nella notte a Roma. Si tratta di Placido Antonio Scriva, Domenico Morabito e Domenico Antonio Mollica, quest’ultimo ancora ricercato. L’accusa è di intestazione fittizia di beni, con l’aggravante del metodo mafioso. I tre vivono da circa trent’anni a Roma.
Secondo la Direzione Distrettuale Antimafia che ha coordinato le indagini, i tre avrebbero intestato attività commerciali e beni a prestanome per sfuggire al sequestro preventivo e favorito «interessi criminali e imprenditoriali nella zona nord della provincia di Roma e nella stessa Capitale». Reati commessi, secondo l’accusa, «per favorire la ‘ndrangheta operante in Calabria e a Roma per il controllo delle attività illecite sul territorio».
In più avevano il monopolio del commercio di fiori attorno al cimitero di Prima Porta a Roma e fra le attività svolte risulterebbe anche una società di commercio all’ingrosso di fiori per rifornire tutti i chioschi intorno al campo santo. Roma nord. Da qui prende spunto il nome dell’operazione “Fiore calabro”.
Sono state inoltre eseguite numerose perquisizioni in tutta Italia e sono state sequestrate attività commerciali e immobili per un valore di oltre cento milioni di euro. Tra queste una gioielleria “Compro oro”, un’azienda di allevamento di bestiame e produzione di latticini, un negozio di Ottica e numerosi conti correnti.