Accolto ricorso giornalista Meduri contro Regione L'ente condannato al pagamento delle indennità previste dal Contratto Nazionale di Lavoro Giornalistico
Il giudice del Tribunale del Lavoro di Catanzaro ha accolto il ricorso presentato dal giornalista Giuseppe Meduri contro la Regione Calabria, condannando l’ente al pagamento delle indennità previste dal Contratto Nazionale di Lavoro Giornalistico e ignorate durante la passata legislatura. La questione verteva sul mancato adeguamento del contratto dei giornalisti in servizio presso l’ufficio stampa della Giunta a quello dei colleghi del Consiglio regionale, come previsto dalla legge e secondo quanto indicato dal contratto nazionale e da quello individuale.
“La questione era abbastanza chiara – afferma il giornalista Giuseppe Meduri – e durante gli anni in servizio presso l’ente, l’ho sottoposta più volte ai burocrati tutt’ora al comando dei settori al dipartimento personale. Nessuna possibilità di dialogo e teorie abbastanza “singolari” per motivare i dinieghi, nonostante la consapevolezza che andare in giudizio sarebbe costato all’ente molto di più, ovviamente sulla pelle dei calabresi. A distanza di parecchi mesi dal dispositivo, la Regione non ha onorato la sentenza e, a quanto pare, i burocrati non avrebbero intenzione di rispettarla. Eppure negli ultimi mesi abbiamo visto il riconoscimento di debiti fuori bilancio in tempi record a persone molto vicine all’attuale governatore, nonché ad altri professionisti prima ancora che si concludesse il giudizio di secondo grado. A cosa è imputabile questa differenza di trattamento?
Considerato che altri colleghi nella medesima condizione del sottoscritto, sono pronti a chiedere il rispetto dei loro diritti, più tempo passa e maggiori saranno le spese che la Regione dovrà sborsare per consulenze legali e interessi vari. Chi ha questa volontà? Perché nessuno ha il timore di dover rispondere di danno erariale? Chi si assume tali responsabilità? Forse quei dirigenti – aggiunge Meduri – che hanno avuto sempre la ‘manina facile’ nel firmare variegate immissioni in ruolo a parenti di soggetti ritenuti vicini alla criminalità organizzata e ai figli dei colleghi dirigenti regionali, puntualmente vincitori di concorso presso le agenzie regionali?
Tutto ciò con arroganza e spregiudicatezza, ed oggi con coerenza operano con lo stesso atteggiamento ignorando il fascicolo aperto dalla Procura della Repubblica di Catanzaro, ancora in fase di indagine, in cui si ipotizza il reato di abuso d’ufficio. E nutriamo estrema fiducia nella magistratura, grazie alla quale nella pubblica amministrazione calabrese la ricreazione è finita. Anche a causa di queste logiche siamo stati costretti a lasciare la nostra terra, nonostante i vergognosi annunci di chi governa e ancora parla di ‘cambiamento’ e di ‘pesanti eredità del passato’. Nel corso degli anni, inoltre, siamo stati massacrati attraverso fango e falsità rispetto a indennità e stabilizzazioni mai esistite, menzogne che hanno leso fortemente la nostra immagine. Adesso sono davvero curioso – conclude il giornalista Giuseppe Meduri – di conoscere le posizioni del mondo politico rispetto a questo ennesimo tentativo della burocrazia di fare il bello ed il cattivo tempo, secondo quella famosa ‘discrezionalità’ che andrebbe definita semplicemente anarchia”.