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TAURIANOVA (RC), SABATO 30 NOVEMBRE 2024

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Operazione “Aemilia”, 3 nuovi arresti per la cosca Grande Aracri Nuovo filone investigativo nei confronti degli esponenti della cosca Crotonese radicata in Emilia Romagna. In manette due imprenditori e un presunto capo clan

Operazione “Aemilia”, 3 nuovi arresti per la cosca Grande Aracri Nuovo filone investigativo nei confronti degli esponenti della cosca Crotonese radicata in Emilia Romagna. In manette due imprenditori e un presunto capo clan
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Tre ordinanze di custodia cautelare in carcere, chieste dalla Dda di Bologna e disposte dal Gip Alberto Ziroldi sono state eseguite dai carabinieri, nell’ambito delle indagini “Aemilia” contra la cosca crotonese capeggiata da Nicolino Grande Aracri.

Si tratta degli esiti di un supplemento investigativo sul versante patrimoniale, scattato dopo i 117 arresti di gennaio. La misura è stata eseguita nei confronti di Michele Bolognino, ritenuto uno dei capi dell’associazione di ‘Ndrangheta e dei fratelli imprenditori di Modena Palmo e Giuseppe Vertinelli.

Dopo la maxi operazione di gennaio, in manette erano finiti anche i prestanome del boss crotonese, con un maxi sequestro di beni.

L’operazione di oggi ha permesso di sequestrare oltre 35 milioni di euro nel blitz portato a termine da oltre 100 carabinieri di Modena e di Reggio Emilia. I tre arrestati devono rispondere, a vario titolo, per associazione di tipo mafioso, fittizia intestazione di beni, impiego di denaro e proventi illeciti, riciclaggio ed altri reati aggravati dalla finalità mafiosa.

La nuova operazione, condotta nelle province di Reggio Emilia, Parma, Aosta, Bologna e Crotone, ha portato al sequestro di 16 società di capitali, 9 beni immobili, 16 autoveicoli e 21 tra rapporti bancari e finanziari.

Le indagini hanno ulteriormente confermato l’ingerenza nella gestione e controllo di attività imprenditoriali, formalmente intestate a prestanome, nonché l’accumulo illecito di significativi patrimoni personali. Proprio all’esito delle indagini patrimoniali svolte nei confronti degli interessati e attraverso l’analisi della documentazione contabile sequestrata, si è evidenziata la riconducibilità agli indagati di ogni processo decisionale interno alle aziende.

In sostanza, qualsiasi decisione relativa alle operazioni aziendali veniva vagliato e gestito dai reali dominus, dietro lo schermo di compiacenti prestanome.

«Ciò ha consentito – ricostruiscono gli investigatori – di ricondurre ai fratelli Vertinelli e a Bolognino una serie di imprese attive nel settore dell’edilizia, quali il Consorzio Stabile Gecoval di Aosta, la S.i.c.e. s.r.l., l’Impresa Vertinelli s.r.l., l’Edilizia costruzioni generali s.r.l., queste ultime di Montecchio Emilia, la Top Service s.r.l. di Parma e la Opera s.r.l. di Crotone. Sono state inoltre trovati riscontri circa la riconducibilità agli indagati delle società (pertanto sottoposte a sequestro) Tuoch s.r.l. di Crotone, operante nel settore degli autotrasporti, la Tangenziale Nord Est s.a.s., la Mille Fiori Service s.r.l. e la Achilli & Schianchi s.n.c., tutte con sede a Montecchio Emilia e attive nel settore della ristorazione e bar. Il valore complessivo dei beni sequestrati supera i 35 milioni di euro».

All’operazione dei carabinieri si aggiunge quella della Guardia di Finanza di Rimini che ha portato al sequestro preventivo delle società “Cu.Gi.Ra. s.a.s.” e “Magu s.r.l.”, operanti nella provincia di Rimini nel settore della ristorazione. Le due società gestivano rinomati bar-pasticceria nel centro di Riccione. La Finanza ha accertato la loro riconducibilità ai fratelli Michele e Francesco Bolognino.

I riscontri trasversali ed innovativi, effettuati anche mediante l’utilizzo di software applicativi di ultima generazione e in uso esclusivo alla Guardia di Finanza, così come specifici controlli economici, hanno consentito di accertare, quindi, la titolarità delle attività commerciali in capo ai Bolognino, che si avvalevano di meri prestanome compiacenti per farli figurare quali attuali rappresentanti legali e e intestatari delle quote delle due società. I finanzieri sono inoltre riusciti a individuare i patrimoni e disponibilità che non trovano una giustificazione lecita e che risultano sproporzionati rispetto ai redditi dichiarati ufficialmente.