Agenzie di servizi, Miceli (M5S): “Rende si adegui alle norme per la semplificazione” "Vige ancora un regio decreto del 1931 ma non si tiene conto della legge 241 del 1990"
RENDE – Come mai a Rende per avviare un’attività bisogna sborsare soldi e
preoccuparsi di presentare le destinazioni d’uso dell’immobile (elaborati
tecnici, dichiarazioni, atti di asseveramento del tecnico) piuttosto che
atti costitutivi o certificati di iscrizione vari? Perché, ad esempio, a
Lamezia Terme aprire un’attività è gratis (come deve essere) e a Rende
bisogna pagare?La legge n.183 del 12 novembre 2011 dice chiaramente che la Pubblica
Amministrazione non può chiedere al cittadino certificazioni che sono già
in loro possesso.Il problema è che questi permessi erano in origine (prima della legge 241
del 1990 sulla semplificazione amministrativa) rilasciati dal questore, in
ottemperanza al TULPS (testo unico delle leggi di pubblica sicurezza)
approvato con un regio decreto del 1931 (1931!), e in quel vecchio testo di
legge c’erano le fideiussioni e le altre richieste, che il comune di Rende
ha ritenuto di copiare in toto senza avvedersi della legge ormai cambiata.Come Movimento 5 Stelle abbiamo chiesto al sindaco Marcello Manna,
all’assessore al Commercio, Vittorio Toscano, all’assessore al Bilancio,
Antonio Crusco e per competenza alla Quarta Commissione – Attività
produttive e rapporti con le aziende e servizi – di abolire una volta per
tutte la fidejussione richiesta per l’apertura delle attività agenzie
d’affari (richiesta protocollata ieri 14 gennaio n°1465, in allegato alla
presente email).Oggi, infatti, chi volesse aprire una agenzia di servizi nel comune di
Rende dovrebbe, tra gli altri obblighi, contrarre una polizza fideiussoria
di 1291 euro, come si può verificare scaricando dal sito del comune di
Rende la segnalazione certificata d’inizio attività (SCIA) apposita.
Un’ingiustizia oltre che un’operazione antiquata, da cambiare
immediatamente anche in ottica di favorire lo sviluppo economico del
territorio, semplificando le procedure e sburocratizzando quelle vere e
proprie assurdità che ancora oggi si annidano nell’amministrazione della
cosa pubblica.Semplicemente il Comune di Rende a tutt’oggi – gennaio 2015 – non si è
aggiornato ad un legge del 1990, mantenendo le prescrizioni del 1931.
Crediamo che i tempi siano più che maturi per applicare quei piccoli ma
fondamentali correttivi che regolano il rapporto tra la pubblica
amministrazione e i cittadini.Gruppo consiliare Movimento 5 Stelle Rende