Ai Fatti Vostri la storia del bambino vittima di bullismo Domani il programma di Rai Due si occupa di una vicenda che ha avuto vasta eco nel Reggino un anno fa: la mamma ha denunciato i fatti ai carabinieri, l'istituto scolastico ha denegato ogni responsabilità, l'alunno è stato trasferito altrove
Da sempre sensibile al grave fenomeno del bullismo, soprattutto quello in classe, domani, 19 gennaio 2017, il noto programma di approfondimento di Rai Due “I Fatti Vostri”, in onda dalle ore 11, si occupa di un caso che ha fatto scalpore un anno fa in provincia di Reggio Calabria, data anche la giovanissima età dei ragazzi coinvolti: quello di un bambino, che oggi ha 10 anni, vittima di dispetti, angherie e vessazioni da parte dei compagni e degli studenti più grandi, fino ad arrivare alle botte, “complice” il “lassismo” delle istituzioni scolastiche locali.
In studio con il conduttore della trasmissione, Giancarlo Magalli, interverranno la mamma, che racconterà la terribile esperienza vissuta dal figlio, e Salvatore Agosta, consulente personale di Studio 3A, la società specializzata a livello nazionale nella valutazione delle responsabilità civili e penali, a tutela dei diritti dei cittadini, a cui la signora si è rivolta per far luce sui ripetuti episodi e per ottenere giustizia.
Il bambino, che all’epoca dei fatti di anni ne aveva solo 9 e che frequenta tuttora le elementari, era da tempo nel mirino di una “banda” di compagni di classe e di scuola nell’istituto comprensivo del suo paese: scherzi pesanti, come lo zainetto gettato nella spazzatura, angherie, umiliazioni. Una situazione di cui le insegnanti erano ben al corrente ma a cui assistevano senza intervenire: la mamma si era lamentata più volte con loro dei brutti gesti di cui il figlio era bersaglio, ottenendo come unica risposta dai docenti il “consiglio” di portarlo a scuola e venirlo a prendere dieci minuti dopo la campanella, per evitare di “esporlo” nei momenti più problematici dell’entrata e dell’uscita.
Ma i piccoli “bulli” hanno presto alzato il tiro della loro persecuzione e il 27 gennaio 2016, dopo l’uscita da scuola, nel cortile del plesso, sono arrivati ad alzare le mani sul bimbo: un pestaggio di massa perpetrato da compagni di classe ma anche da studenti delle medie e che ha procurato al bambino botte e contusioni in tutto il corpo, in particolare alla schiena, sul dorso e agli arti. Il piccolo ha avuto bisogno di cure mediche al pronto soccorso dell’ospedale più vicino, dove gli hanno riscontrato una prognosi di cinque giorni salvo complicazioni, ma l’ortopedico, dopo una visita specialistica, gliene ha riconosciuti venti, prolungando in seguito la prognosi di altri dieci giorni.
E’ stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Il ragazzino, del resto, oltre alle ferite fisiche, ha subìto un profondo shock, non aveva più la forza di tornare in quella scuola ed ha avuto bisogno di supporto psicologico per affrontare il trauma, che non ha ancora superato: è seguito tuttora da uno psicologo. La mamma dunque ha deciso di dire basta e di intervenire in modo fermo, prima che fosse troppo tardi: si è rivolta a Studio 3A per salvaguardare il ragazzino e ottenere giustizia. Giustizia non tanto nei confronti della baby gang che ha terrorizzato e picchiato il figlio – dei minori che non sarebbero neanche penalmente perseguibili -, ma nei riguardi di chi ha permesso tutto ciò omettendo di vigilare sulla sicurezza di un alunno che era sotto la sua responsabilità: l’istituto scolastico.
Attraverso il servizio legale di Studio 3A, il 29 febbraio la donna ha così presentato formale querela presso la locale stazione dei carabinieri, che peraltro avevano già effettuato un sopralluogo in quell’istituto. Lo stesso giorno, la genitrice ha chiesto anche il nulla osta per il trasferimento in altra scuola all’istituto “incriminato”, che ha avuto anche l’ardire, inizialmente, di negarlo. Al punto che, per ottenere il “permesso”, è stato necessario coinvolgere il Consultorio familiare dell’Azienda Sanitaria Provinciale. Solo di fronte all’attestazione di quest’ultima struttura che il bambino “soffriva di sindrome ansiosa a seguito di vari episodi di bullismo subiti in classe” e che si riteneva “pertanto necessario il trasferimento presso altro plesso scolastico per evitare di sottoporlo ad un costante stress con conseguente peggioramento della patologia”, la sua oggi ex scuola ha dato il nulla osta e si è potuto trasferire il piccolo in un altro istituto.
Studio 3A ha anche presentato una richiesta di risarcimento alla scuola, considerati i profondi danni morali, oltre che fisici, patiti dal ragazzo e dalla sua famiglia: una richiesta finalizzata non solo e tanto ad un obiettivo economico, quanto piuttosto a ottenere da parte dell’istituto una assunzione di responsabilità, che però in tutti questi mesi non è mai arrivata: la scuola ha sempre continuato a negare anche l’evidenza, dato che allo stesso pestaggio avevano assistito numerosi operatori scolastici, rispondendo sempre picche e ripetendo la stessa versione, cioè che “nessun atto di bullismo è stato compiuto in classe e a scuola nei confronti dell’interessato”. L’ennesima amarezza della vicenda che domani la mamma racconterà ai Fatti Vostri.