Ai neri l’uovo, a Salvini il pirata: la metamorfosi di Spirlì che preoccupa i suoi L’ideologo dei “leghisti” taurianovesi spacca il fronte: oggi vede braccianti in fuga, ieri li tratteneva col cioccolato
di Robin Hood
Le opinioni, si sa, fluiscono e ognuno, legittimamente, può averne una e poi col tempo crederne una opposta. Cambiare idea, insomma, non è reato e, sebbene spesso sia un atteggiamento molto comodo e utile, quando la posizione che cambia rivela una tendenza generale nuova in un territorio o in una città, non rimane che studiare “il caso” per capire l’effetto che fa.
Nino Spirlì ha cambiato idea sui migranti stanziati nella Piana di Gioia Tauro e, come spesso accade col suo carattere istrionico, ha tenuto a dircelo in modo plateale, urlato, obbligandoci a seguire i titoli del suo blog, i post di facebook, le trasmissioni della sua televisione e, infine, le sue partecipazioni ad eventi politici. L’ultimo di questi, lo sbarco in Calabria degli aderenti alla Lega 2 di Matteo Salvini, lo hanno visto idealmente al fianco in quel di Lamezia del presidente della defunta Provincia di Reggio Calabria, Giuseppe Raffa, in cerca di una casa politica post berlusconiana assieme all’assessore Rocco Biasi. Una bella e clamorosa trasferta, per il cui obiettivo – diciamo politico, ma anche antropologico – lo scrittore taurianovese ha poi lavorato da par suo, imbastendo racconti di una Piana che più razzista e incandescente non si può. Erano i giorni del sesto anniversario triste della caccia al nero di Rosarno, ovvero poche ore dopo i palpeggiamenti molesti denunciati a Colonia, e al blogger non è sembrato vero di poter abbinare la violenza del testosterone alcolico sparpagliato nel Capodanno tedesco e l’odio armato dei rosarnesi esasperati, finanche sulle strisce pedonali. Si ride un pò, ma la cosa è serissima.
Cosa non si fa per il divin Matteo, avrà pensato Spirlì quando ha portato – nel giorno della Befana – un regalo niente male al condottiero padano, sfornando un titolo sul giornale on line dell’alleato Berlusconi che più coerente non si può: «Stupratori e pirati. Immigrati ubriachi e violenti padroni dell’Europa». E vuoi che il “ruspista” milanese sbarcato in Calabria non apprezzi? Vuoi che non sia contento, l’europarlamentare dalle palate contro i campi rom, di trovare tra il Petrace e il Mesima qualcuno che trasporti “lapate” di dottrina nazionalista?
Il ragionamento di Spirlì non fa una piega, nella nuova vulgata calabrese del “basta Riace, basta Rosarno”, anche se si basa su fatti inesistenti che, però, solo nei giorni successivi verranno smentiti: da tutti, ma non da Il Giornale.
A Colonia e Rosarno – ha immaginato l’ex autore del programma Forum – i neri (o i musulmani, poco importa) imperversano perché «hanno invaso tutta l’Europa con la faccia stanca e pietosa di chi sbarca dopo qualche ora di traversata, con i piedi gonfi di chi si incaponisce a marciare per giorni con lo zaino pieno di pretese». Sulla modulazione di frequenza calabro-tedesca, musica per le orecchie dei salviniani disposti a farsi taxi politico per chiunque, ma a patto che sulle rive del Marro viga il rispetto della “razza padana”: in terra bruzia se non ci sono ruspe, ci siano almeno furgoni.
E infatti Spirlì il mezzo che asfalta qualcuno, anche senza cingoli, lo vede sul serio e, sempre sul blog, sbriga la richiesta dei nuovi amici “verdi” con una notizia niente male e, dopo aver scritto della libidine teutonica incontrollata – con la certezza di chi sembrerebbe stato in quella piazza straniera a San Silvestro – precisa che la stessa distruzione del galateo – tra i bagordi che hanno messo sotto scopa la polizia della Merkel – sarebbe avvenuta ai danni del codice della strada pianigiano. «Come succede, in queste ore, a Rosarno – annota l’esegeta del calvinismo nostrano – dove il pirata nero della strada, che investe due bambini di 3 e 5 anni e scappa, viene “tutelato” dal silenzio della stampa e di certo associazionismo».
La favoletta è completa e non manca che fare buuuuu: i molestatori di Colonia diventano “stupratori” e, nella Piana, un autista nero col furgone (sic!) guadagna il rango di “pirata”, dopo una fatalità comune che come si sa non guarda al colore della pelle.
Mente fervida, e Capitan Harlok salviniani serviti: solo che sono stati gli stessi rosarnesi a smentire la versione dell’incidente, della fuga del bracciante e della tensione razziale post impatto stradale, che pare non sia stato nemmeno denunciato. Il “pranzo” mediatico-razzista è pronto e i giornalisti successivamente arrivati a Rosarno si accomodano, per raccontare l’aria di una nuova rivolta, ma la “tavola” è vuota: poverini, non trovano sprangatori rosarnesi né africani col bastone. Delusi, per il viaggio a vuoto, loro, ma non i salvianiani taurianovesi che, dopo aver utilizzato il simbolo alle recenti Comunali – con esito sfortunato – non ci pensano proprio a stoppare il proprio avvicinamento nordista anche su un terreno diciamo culturale ed epocale, a costo di perdere altri pezzi per strada, gente che “Innamorati di Taurianova” sì, ma non con derive antiislamiche e incesti politici da padre nobile.
Insomma, un nuovo impazzimento d’amore che spacca il fronte locale, dopo il divorzio di Spirlì col suo club che aveva intestato a “Dudu’”, in omaggio al cane di Berlusconi, certamente non per accattivarsi le simpatie (politiche) di qualche pigmeo. Anche se, nelle passate peregrinazioni del direttore di Sud (l’emittente che prende soldi pubblici per il marketing territoriale) e nella sua spasmodica voglia di fare una “tv senza cronaca nera”, non sono mancati gli ammiccamenti umanitari, diciamo sinistrorsi. C’è stato un tempo in cui all’autore de “I diari di una vecchia checca” veniva naturale non vedere i pirati neri a Rosarno, o gli islamici infoiati di Colonia. Erano tempi in cui Spirlì scriveva all’ente Provincia, di cui il neo salviniano Biasi all’epoca era “solo” consulente (pagato), chiedendo «una fornitura di almeno 100 uova di Pasqua da distribuire ai bambini meno agiati di Taurianova, appartenenti sia a famiglie di cittadini taurianovesi che straniere», e su queste ultime scriveva che «la loro condizione economica e umana è al limite». Radiografia di un salviniano calabrese che vedeva “i pirati”, faceva politica con “il cane” e rispondeva all’emergenza distribuendo cioccolato. Forse perché attratta da questa dolcezza antica, “l’invasione” è poi continuata: solo che a Colonia (i giornalisti) sono stati più fortunati.