Alcuni pesci sono sensibili al dolore Lo dice uno studio svizzero
Non si può escludere che certe specie di pesci siano dotati di sensibilità e quindi
suscettibili di sentire dolore. Questa la conclusione cui è giunta la Commissione
federale d’etica per la biotecnologia nel settore non umano (CENU) della Svizzera,
che da anni si occupa del problema. Ai pescatori, a chi possiede acquari, ma anche
ai ricercatori e al legislatore sono indirizzate una serie di raccomandazioni.Negli
ultimi vent’anni la ricerca ha cambiato notevolmente l’immagine che si aveva dei
pesci. Questi non sono più considerati delle macchine che reagiscono agli stimoli,
bensì degli esseri “senzienti”. Il loro comportamento è flessibile, hanno una buona
memoria, imparano e cooperano, rileva la CENU. Oltre che sulle facoltà cognitive,
la ricerca si è concentrata sul grado di consapevolezza dei pesci, si è infatti
scoperto che i pesci soddisfano le condizioni per provare dolore.Questa constatazione
ha aperto il dibattito per sapere se effettivamente i pesci provano dolore. Le questioni
sollevate non sono solo di natura biologica ma anche filosofica: cos’è il dolore?
Cos’è la consapevolezza? Come possiamo riconoscere se un essere vivente è consapevole
o meno di queste sensazioni? La maggioranza dei membri della CENU ritiene che sebbene
le conoscenze scientifiche attuali non forniscano la prova che i pesci siano dotati
di sensibilità al dolore, tuttavia alla luce degli indizi raccolti è difficile
negarlo, almeno per certi pesci. Da qui l’invito a “trattare i pesci con attenzione
e rispetto”, specialmente nei metodi di stordimento e di uccisione, ma anche nella
detenzione (piscicoltura) e progetti di ricerca.Una serie di raccomandazioni, quindi,
che per Giovanni D’Agata presidente dello “Sportello dei Diritti [1]”, devono
essere prese in considerazione anche dagli operatori italiani e da coloro che entrano
in contatto con queste specie di animali.