Alessia Fava, quando la maternità diventa poesia "Cantami cose di terra" è il titolo della raccolta di poesie edita da LietoColle
“Versi di straordinaria intensità. Questo è un ‘dovere’della poesia: dire l’intensità del senso con note vibranti, sgomentare, “commuovere” l’inerzia paludosa del nonsenso in cui ristagnano le anime torpide e grigie dei servi dell’apparenza e della convenzione. La poesia rivitalizza, rigenera anche cantando la lacerazione della nascita, l’irraggiungibilità dell’altro divenuto creatura autonoma, ‘il guizzo verticale della sofferenza’” Così presenta Silvio Raffo Cantami cose di terra di Alessia Fava, raccolta di poesia edita da LietoColle. E sicuramente possono aiutarci ad entrare nel vivo di questo libro. Le singole poesie, quasi tutte raccolte nella forza della loro brevità, fermano tratti, riflessioni, immagini dell’esperienza della maternità. Quello che ne scaturisce è un dialogo tra passato, presente e futuro. E la parola, ora melodiosa ora asciutta s’incarica di restituire la continuità delle emozioni:
“restami nel fiato d’eterno in trame d’azzurro col cuore/ di ieri cucito ai miei giorni e cadimi ancora più dentro// sei dal volto alle dita il senso rotondo, il viaggio/ l’alba di ventre bruciante, il vascello perso alle braccia/ di desiderio tremante, eretto in questa mia stanza d’ambra.”
Nel frammentarsi di questa esperienza, la donna/madre si ritrova a rafforzare il legame col figlio anche attraverso lo stupore della poesia.