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TAURIANOVA (RC), LUNEDì 02 DICEMBRE 2024

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Alfio Rapisarda, top manager Eni, al master dell’Unical "Fondamentale la sicurezza energetica"

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RENDE – Alfio Rapisarda, responsabile sicurezza del Gruppo Eni,
ha tenuto una lezione al Master in Intelligence dell’Università della
Calabria diretto da Mario Caligiuri. Il dirigente ha esordito raccontando
della singolare storia dell’Eni, che da volàno dell’economia nazionale si è
trasformata in azienda internazionale in grado di modificare gli equilibri
mondiali dell’energia.
La dimensione dell’Eni è straordinaria: operazioni in 73 paesi del mondo,
più di 33.000 persone che vivono e si muovono nelle più disparate aree
operative in terra e in mare. Mutuando dal suo fondatore Enrico Mattei una
visione a lungo termine, Eni è una società che pensa già a ciò che ci sarà
nel futuro, oltre al petrolio e al gas. In questo senso molto interessante
è l’accordo siglato di recente con il Mit di Boston sulla fusione nucleare.
«Bisogna tener presente – ha ribadito Rapisarda – che le variabili
geopolitiche sono una componente di rischio da valutare attentamente
nell’ambito di una strategia energetica sia nazionale che internazionale».
Approfondendo questo aspetto, il top manager ha osservato come l’economia
energetica costituisca una leva importante per la crescita economica e
sociale specie per quei Paesi in via di sviluppo e che si trovano ad
affrontare complessi scenari geopolitici, dove si registrano tensioni
legate a conflitti regionali e minacce terroristiche e criminali.
L’attenzione alla sicurezza è nel DNA di Eni, che da sempre adotta rigide
politiche di security improntate a logiche di prevenzione per misurare,
stimare e governare rischi di varia natura: il terrorismo, la pirateria, i
sabotaggi, la criminalità, lo spionaggio industriale ed il cyber crime, una
nuova forma di minaccia che, per sua natura, è senza confini e quindi ancor
più pervasiva e pericolosa.
In Italia non c’è ancora una legge che disciplina la security e le regole
che ciascuna azienda adotta vengono mutuate dalla safety, in particolare
dalla legge sulla sicurezza nei luoghi di lavoro e dai vincoli relativi
alla responsabilità amministrativa delle aziende.
«La security Eni – ha spiegato Rapisarda – monitora ed analizza centinaia
di paesi: l’Africa, sia nella parte settentrionale che ad ovest, dove Eni è
la prima compagnia petrolifera, il Sudamerica dove è presente da molti
anni, l’Europa, il Medio Oriente e l’Asia centrale. Per ogni Paese Eni ha
elaborato una mappa dei rischi e delle minacce, analizzando puntualmente
una molteplicità di dati. Gestire il rischio – ha sottolineato Rapisarda –
significa anzitutto saperlo valutare».
A tal proposito, è essenziale conoscere il business, valutare il contesto
ed avere consapevolezza delle minacce relative all’azienda. Tutto ciò
concorre a definire una strategia in grado di mitigare i rischi e ridurli
entro i limiti del possibile.
In tale contesto su può parlare di una cosidetta “intelligence aziendale”,
che secondo Rapisarda è una disciplina fondamentale per integrare una serie
di competenze complesse, dalla sociologia alla psicologia, dalla statistica
alla giurisprudenza, dall’economia all’informatica, dalla logistica alle
scienze della comunicazione. Ogni piccola parte contribuisce alla
comprensione dell’insieme.
Ripercorrendo la nascita della cultura dell’intelligence, Rapisarda ha
ricordato ancora la figura di Mattei ed il suo ruolo centrale
dell’individuare le opportunità di sviluppo industriale nazionale
attraverso metodiche analisi sui Paesi, sulle potenzialità e sugli aspetti
contrattuali e commerciali in grado di rendere appetibile l’accesso di Eni
a mercati che prima le erano preclusi.
Rapisarda ha concluso il suo intervento parlando del rischio attuale della
cybersecurity, dove c’è ancora poca esperienza, sensibilità e norme. «In un
mondo che usa in maniera rilevante internet e che diventerà sempre più
“virtuale” la rete sarà sempre più un campo di battaglia. L’aumento
esponenziale delle connessioni imporrà di approntare strumenti adeguati per
coniugare business e sicurezza non solo nelle aziende ma anche per
proteggere la sfera privata.
La sicurezza informatica è indubbiamente il bisogno emergente. Gli attacchi
informatici aumentano anche nel nostro Paese in tutti i settori ed è ancora
estremamente difficile disporre di strumenti giuridici in grado di
prevenire e tutelare la privacy aziendale e personale».
Anche in questo campo, come in generale sul tema della security è centrale,
secondo Rapisarda, il fattore H, il fattore umano, che è l’anello debole di
ogni sistema di sicurezza. Il manager ha concluso: «Bisogna pensare alla
sicurezza prima che serva. La fiducia, il coinvolgimento e la
sensibilizzazione di tutti gli operatori dell’azienda sono decisivi per
lavorare nell’ambiente più sicuro possibile».