Taurianova, il “rumore” dei Lions contro silenzio mafia Grande partecipazione all'iniziativa svoltasi all'istituto superiore "Gemelli Careri" - GUARDA IL VIDEO
Se è vero che “la forza della mafia è il silenzio”, sabato scorso il Lions club di Taurianova ha fatto “rumore”. E per farlo, il club presieduto da Antonino Bartuccio, ha scelto l’Istituto superiore “Gemelli Careri” di Taurianova dove, nel corso del convegno “Amministratori pubblici e imprenditori privati nelle comunità a rischio” i ragazzi hanno avuto l’occasione di riflettere attraverso le testimonianze di chi, la prepotenza della mafia, l’ha subìta, l’ha denunciata e la combatte ogni giorno.
“L’obiettivo della nostra scuola – afferma il preside Pier Paolo Meduri – è quello di formare cittadini attivi e responsabili, perchè i nostri ragazzi crescano nella legalità e nel rispetto dei valori morali e civili”. Il primo a parlare alla platea studentesca è Giuseppe Todaro, imprenditore di Carini, taglieggiato dal clan locale. All’inizio un po’ per timore, un po’ per solitudine, si era sottomesso al pizzo. Poi, il senso della libertà è prevalso sulla paura e nella sua vita si è compiuta una piccola grande rivoluzione. “Da quel momento sono rinato – dice – prima non ero un imprenditore ma uno schiavo. Il giogo della mafia era così forte su di me che mi imponeva imprese, fornitori e dipendenti. Il pagamento del pizzo era un fatto solo economico. Il vero problema era non sentirmi libero”.
Un imprenditore che invece ha detto no al pizzo sin da subito è stato Michelangelo Balistreri, imprenditore di Aspra,un’esperienza forte, la sua: “Ho detto no al pizzoe mi hanno minacciato che lo avrebbero riferito ai “grossi”. Allora – prosegue – ho risposto che anche io mi sarei rivolto agli unici “grossi” che conoscevo (oltre Dio) e sono andato dalle forze dell’ordine a denunciare”. Infatti, come più volte ribadito durante l’incontro, la presenza delle forze dell’ordine è stata determinante per uscire da questa schiavitù. Oggi vivono tutti sotto scorta. “Invito le persone a denunciare – ha proseguito – perché solo così non si diventa loro complici. Non è un fatto di coraggio, ma di coscienza”. A dare la sua testimonianza anche il sindaco di Taurianova, Fabio Scionti, destinatario di un’intimidazione solo pochi mesi fa, che ha esortato i ragazzi a perseguire la normalità per diventare persone straordinarie.
“Ho cercato di fare della normalità – dice – un principio sacro nella mia missione di amministratore. Essere sindaco in una realtà a rischio significa dare 100 per avere 10, ma le soddisfazioni valgono il doppio”. Dello stesso avviso anche Salvatore Costantino, già sindaco di Seminara: “Fare l’amministratore significa fare il proprio lavoro nel rispetto delle istituzioni, con la voglia di essere normale in una realtà che non sempre lo è. Significa dare ai cittadini la sovranità del loro destino”. Infine Antonino Bartuccio, già sindaco di Rizziconi, anche lui più volte intimidito. “Denunciare è l’unica cosa da fare. Mi rammarico che i miei figli non possano vivere come i loro coetanei, ma il loro orgoglio per le mie scelte mi fanno capire che ho fatto la scelta giusta e se non l’avessi fatta, si sarebbero vergognati di me”. Interessante la metafora usata da Balistreri: “In mare succede che quando un’acciuga è sola, arriva il pescecane e se la mangia. Ma quando si uniscono tante acciughe creano un muro e il pescecane scappa. Ora, nel mare della vita si incontrano sia acciughe che pescecani. Siate acciughe perché i pescecani sono pochi e, se ci uniamo, possiamo sconfiggerli”.