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Ammortizzatori sociali, stamattina sit-in di protesta all’imbocco dell’autostrada a Gioia Tauro

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Protesta rientrata dopo la notizia che l’attesa riunione al tavolo governativo tra ministero, Regione ed Ente previdenziale è stata posticipata a domani

Ammortizzatori sociali, stamattina sit-in di protesta all’imbocco dell’autostrada a Gioia Tauro

Protesta rientrata dopo la notizia che l’attesa riunione al tavolo governativo tra ministero, Regione ed Ente previdenziale è stata posticipata a domani

 

 

GIOIA TAURO – È rientrata la protesta di un centinaio di lavoratori pianigiani contro il ritardo nella liquidazione degli ammortizzatori sociali in deroga. Stamattina, i dimostranti avevano raggiunto la rotonda sita nei pressi dello svincolo autostradale e, insieme ai sindacalisti della Cgil, avevano allestito un sit in manifestando tutto il proprio dissenso seppur in modo pacifico. Nel primo pomeriggio è invece giunta la notizia che l’attesa riunione al tavolo governativo tra ministero, Regione ed Ente previdenziale è stata posticipata a domani. La contestazione si era spostata nella città del porto dopo quella messa in atto, venerdì scorso, di fronte la sede dell’Inps di Palmi. In quell’occasione, i lavoratori avevano anche bloccato per alcune ore l’accesso all’A3. “È comunque una notizia negativa – ha dichiarato il segretario generale della Fiom Cgil, Pasquale Marino – siamo fortemente preoccupati perché c’è il rischio che le indennità non vengano liquidate entro agosto. Il nostro intento, invece, era quello di riuscire a farle erogare per la metà del mese in modo che i lavoratori potessero trascorrere un’estate serena. L’Inps avrebbe potuto evadere le richieste in dieci giorni lavorativi costituendo un’apposita task force. Noi comunque chiediamo il pagamento dei sussidi a copertura degli anni 2013 e 2014, in modo equo e per tutti i percettori e la costituzione di un tavolo permanente con il Governo per delle politiche mirate al reinserimento dei lavoratori. La cabina di regia istituita per la Calabria – ha sottolineato Marino – dovrebbe servire anche a questo. C’è la necessità di aprire una discussione seria individuando e sostenendo quei settori capaci di assorbire una buona percentuale di forza lavoro. Ad esempio, si potrebbe puntare sulla prevenzione ambientale, senza aspettare che accadano altri disastri; intervenire sull’edilizia scolastica aprendo i cantieri già esecutivi; rilanciare la banda larga per la quale è stato approvato uno stanziamento di una prima tranche, pari a 130milioni di euro. Bisogna incentivare le aziende ad attingere da questo bacino e sviluppare una volta per tutte l’area della Piana. Per far questo servono protocolli d’intesa, tavoli di concertazione ma, soprattutto, volontà politica vera e non promesse elettorali. È necessario spingere per la Zes al porto di Gioia, l’unica realtà produttiva attiva del territorio; aprire i rubinetti del credito e impostare delle linee guida a favore di quelle aziende che combattono per la legalità, come la De Masi, o delle tante altre che subiscono le vessazioni della ‘ndrangheta e non hanno la forza di denunciare. È il momento di uscire allo scoperto – continua il segretario Fiom – noi siamo pronti a discutere e condividere un percorso insieme alle Istituzioni offrendo il nostro contributo. Non siamo per il “no” a prescindere, vogliamo piuttosto costruire e per questo chiediamo un confronto serio. Ma il punto dal quale si deve partire è proprio il pagamento delle spettanze arretrate in modo tale che i lavoratori abbiano la serenità per affrontare altri tipi di problemi la cui risoluzione sarà salutare per lo sviluppo della Piana. La crisi l’hanno pagata solo loro e le aziende hanno bisogno di un po’ più di respiro. Perciò – conclude Marino – chiediamo l’intervento della politica per un’inversione di tendenza. Serve cambiamento e discontinuità, poche cose ma fattibili. Solo così si riacquisterà credibilità. Anche quella dei sindacati, non più vergini o esenti da colpe”. È dal marzo del 2013 che ai lavoratori non viene pagata la mobilità, mentre la cassa integrazione è ferma allo stesso mese del 2014. I manifestanti, esasperati, minacciano di inasprire ancora di più la protesta in caso di risposte negative. La loro speranza è quella di ottenere almeno il pagamento di una parte degli arretrati.