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Anassilaos omaggia il grande Totò

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Il 15 aprile del 1967 – cinquanta anni fa – si spegneva uno dei volti più importanti del cinema e del teatro italiano di rivista, quell’Antonio de Curtis, universalmente noto come Totò al quale l’Associazione Culturale Anassilaos dedica un incontro, curato da Biagio D’Agostino, che si terrà sabato 8 aprile alle ore 17.45 presso la Sala di San Giorgio al Corso con l’intervento dello stesso Presidente di Anassilaos. Totò – scrive Stefano Iorfida – ha saputo interpretare e rappresentare i momenti più importanti della storia del nostro Paese e la sua “maschera”, attraverso le generazioni, è giunta fino a noi, anche ai giovani di oggi. Ha saputo  sfidare il tempo  e  si presenta, cinquanta anni dopo la morte, ancora attuale forse perché i pregi e i difetti degli italiani sono ancora quelli che l’attore, con bonomia, portava in scena sia in teatro  che al cinema. Ebbe la fortuna – e insieme la sfortuna – di lavorare, tranne rare eccezioni, con registi di non grande spessore e questo gli offrì l’ insperata libertà creativa di dare vita a quelle improvvisazioni geniali, a quei giochi di parole che appartengono  al nostro patrimonio visivo ed uditivo, impresse per sempre nella memoria, in cui  la lingua veniva piegata alle esigenze espressive e interpretative dell’attore.Il rovescio della medaglia – aggiunge Iorfida – fu la realizzazione di pellicole dalle trame esili, senza spessore, talora commerciali che gli alienarono il favore dei critici militanti e impegnati che cominceranno a riscoprire Totò soltanto allorquando un uomo di cultura e regista impegnato come Pier Paolo Pasolini lo volle  come protagonista, nel 1966,  di Uccellacci e Uccellini, l’ultimo film interpretato dall’attore e ancora nell’episodio della “Nuvole” girato pochi giorni prima della sua scomparsa. Per “Uccellacci e Uccellini” Totò ebbe al Festival di Cannes il Nastro d’Argento quale migliore protagonista a dimostrazione di quanto avrebbe potuto dare al cinema ma, per quella ironia del destino che attraverso lo scorrere del tempo rende giustizia dei luoghi comuni, il Totò che oggi ricordiamo e apprezziamo, con una visione storica più equilibrata e meno ideologizzata, non è il protagonista del film di Pasolini quanto l’attore dalle gag esilaranti dietro cui faceva  però capolino un uomo tormentato e pessimista ed una società, quella italiana, ora generosa e capace di slanci ora egoista e grottesca, oggetto dei calembours della grande “maschera” Totò, allusivi e mai volgariLei con quegli occhi mi spoglia… Spogliatoio!”oppure “chi non conosce il gatto atlantico!!;Io c’ho le coliche apatiche!!!!;Questo caffè è una ciofeca!!!”;  “Signori si nasce e io lo nacqui modestamente!!;Siamo uomini o caporali?;Duello all’ultimo sangue? Io non posso…sono anemico!”;Ma mi faccia il piacere;Sono un uomo di mondo, ho fatto tre anni di militare a Cuneo”, delle battute con cui metteva alla berlina i luoghi comuni che si annidano nel linguaggio e nel  costumePerché si chiamano donnine allegre se ridono così poco?”;Per i campioni sportivi niente fumo, niente vino e niente donne. Ma allora che vincono a fare?”;Si dice che l’appetito vien mangiando, ma in realtà viene a stare digiuni,  fino a toccare la politica e il costume nazionale spesso propenso alla corruzione: “A proposito dipolitica non si potrebbe mangiare qualche coserellina!!”;Io non rubo integro. D’altra parte in Italia chi è che non integra?”;E’ vero, ho rubato per 25 anni, ma l’ho fatto per alleviare le sofferenze di un orfano, povero, senza casa, senza madre, né padre: io”.