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DI SEGUITO UN BREVE RESOCONTO.
GIOIA TAURO – Vedere queste immagini, con cumuli di immondizia, spazzatura di ogni genere lungo le strade, davanti le abitazioni, potrebbe far pensare ad alcuni luoghi disastrati del pianeta. Quel Terzo e Quarto mondo descritto da tanti autori e fotoreporter. Immagini che potrebbero essere associate alle favelas del Sudamerica; a delle discariche di rifiuti delle metropoli indiane. No. Ahime’ no. Siamo nel centro del Mediterraneo. Italia. Calabria. Gioia Tauro. Sì, quella Gioia Tauro che si vanta di avere un porto così grande e importante ma anche così poco sfruttato.
L’allarme rifiuti è riesploso in tutta la sua drammaticità dopo la scadenza del contratto di nolo di alcuni mezzi utilizzati per la raccolta (un compattatore e due vasche). Gli operatori comunali, in questa fase, hanno a disposizione solo due piccoli automezzi e un “ragno” malfunzionante, con i quali non è possibile raccogliere e conferire all’inceneritore di contrada “Cicerna” che poche tonnellate al giorno.
Il servizio ormai non è garantito a pieno neanche nelle vie principali della città. Tanto da portare tanti esercenti della città ad azioni esasperate. Pagare gli “zingari”, così li chiamo in città quelli che risiedono nel disagiato quartiere “Ciambra”, 20-30 euro, per smaltire i rifiuti giornalieri. Un’illegalità palese. Tutti sanno, ma nessuno dice nulla.
Dove finiscono queste facili “rimozioni”? In quei quartieri, come la “Ciambra”, terra di nessuno, che si tenta di cancellare dalla mente e dallo sguardo. Il luogo in cui lo scempio è sovrano. Dimenticare, rimuovere è stata l’attività preferita di una classe dirigente che da più di trent’anni è incapace di affrontare il problema. Ma il rione “Ciambra” non è solo in questa categoria dell’abbandono, la strada del fosso mastro, il lungofiume Petrace sono diventati altrettanti gironi infernali, dove l’aria si fa davvero nauseabonda.
In queste zone della città il quadro è quasi apocalittico. Un pugno allo stomaco. Cataste di detriti di ogni genere – eternit, copertoni, materiale di risulta, elettrodomestici, vernici, perfino un gommone – che alimentate quotidianamente si consumano lente al fuoco dei tanti roghi tossici sparsi qua e là.
Le Istituzioni però non sembrano preoccuparsene più di tanto. E ci si chiede quale “fortuna”, come paradosso, circonda queste località, in particolare la “Ciambra”, visto che ancora non è scoppiata nessuna epidemia. Fogne che non esistono. Scarichi improvvisati sotto gli scantinati. Alloggi popolari consegnati senza nessun servizio. Nessuna urbanizzazione. Dove ora regna sovrana la spazzatura, “a’ mundizza”…come la chiamano qui. Con le nostre telecamere ci siamo stati e abbiamo tentato di raccontare questo nuovo inferno.