Appalti discarica Catanzaro, Corte dei Conti assolve dirigenti La sentenza ha escluso reati sia per gli ex commissari Melandri e Pugliano che per tre ex dirigenti
CATANZARO – La Corte dei Conti Calabria ha respinto ogni addebito di danno erariale contestato all’ex commissario delegato per l’emergenza ambientale, il generale Graziano Melandri (difeso dall’avvocato Giacomo Carbone), e l’ex subcommissario Francesco Pugliano (difeso dall’avvocato Giuseppe Pitaro), nonché al responsabile del procedimento, Domenico Richichi (difeso dall’avvocato Giacomo Carbone), ai funzionari Simone Lo Piccolo e Francesco Attanasio (difeso dall’avvocato Giancarlo Pompilio).
La Procura della Corte dei Conti aveva convenuto in giudizio i commissari e i dirigenti evidenziando un danno erariale per un importo complessivo di circa 3,5 milioni di euro conseguente alla presunta indebita erogazione di fondi pubblici da parte dell’Ufficio per l’emergenza ambientale in Calabria, a favore della società Enertech srl subentrata alla società Enerambiente, a seguito di atto di cessione di ramo di azienda.
L’appalto interessato era quello relativo alla gestione dell’impianto di smaltimento rifiuti solidi urbani nella discarica di Alli. Per la stessa vicenda è tuttora in corso un giudizio penale.
Con sentenza emessa ieri, la Corte di Conti ha escluso, evidenzia una nota, «la sussistenza di alcuna prova del presunto danno erariale ipotizzato dalla Procura. Inoltre, in motivazione, non ha ravvisato alcuna illegittimità nel procedimento di cessione di ramo di azienda avvenuto, che era risultato rispettare il dettato normativo di cui all’art. 116 del Codice degli Appalti, smentendo anche l’assunto della accusa secondo la quale mancava l’autorizzazione integrata ambientale in capo all’Enertech Srl».
Secondo gli avvocati difensori, «la sentenza ha quindi ravvisato che i pagamenti effettuati dall’Ufficio del Commissario delegato in favore della Enertech costituivano il giusto corrispettivo per le prestazioni effettuate dalla società in favore dei cittadini calabresi, dando altresi’ atto che il generale Melandri, all’atto della cessazione dell’incarico di commissario delegato, aveva lasciato una disponibilita’ di cassa superiore ai trenta milioni di euro».