“La legittima richiesta di audizioni non può essere motivo per inammissibili dilazioni:
la legge istitutiva del Comune unico Corigliano-Rossano va portata in Consiglio e
approvata”. È quanto ha dichiarato ieri il consigliere Bevacqua, intervenendo in
Commissione Affari Istituzionali. “Partecipando oggi alla seduta dedicata alle audizioni
richieste dai sindaci e dalle associazioni presenti sui territori – ha affermato
Bevacqua – ho dovuto, mio malgrado, registrare la presenza di posizioni ancora divergenti
e talora confuse, laddove, invece, dal punto di vista istituzionale, la situazione
non dovrebbe dare adito a dubbi. Dopo la manifestazione di volontà espressa dalle
due comunità interessate, infatti, l’istituzione o meno del Comune unico non può
più essere oggetto di discussione: siamo di fronte a un dato di fatto ormai acclarato
e, di fronte all’espressione chiara della volontà popolare, la politica non può giocare
a tergiversare. Non ci è concesso di considerare il referendum come una mera indicazione:
il referendum ha sancito la fusione e, in quanto classe dirigente, abbiamo il puntuale
obbligo di garantire la correttezza delle istituzioni, recependo il responso dei
cittadini”. “I tempi dell’iter, d’altronde – ha proseguito Bevacqua – sono dettati
in maniera inequivocabile dalla normativa vigente. Ebbene, poiché la pubblicazione
è avvenuta e la proposta di legge istitutiva del Comune unico è stata dichiarata,
dal Settore Legislativo del Consiglio, pienamente in linea con il quadro ordinamentale
vigente, adesso c’è soltanto da licenziarla e approvarla”. Dopo di che, una volta
entrato in carica il Commissario – ha concluso Bevacqua – la normativa già prevede
che egli si avvalga della collaborazione dei due ex sindaci, così come la ratio stessa
di tutto il procedimento avvalora l’opportunità della massima partecipazione dei
territori e delle associazioni maggiormente rappresentative. La partecipazione è
non soltanto opportuna ma necessaria perché il processo di fusione giunga a compimento
e dia i frutti attesi. Quel che però, in qualità di legislatori regionali, non possiamo
accettare è la presunzione di chi si vorrebbe arrogare l’inesistente diritto di porre
ostacoli pretestuosi: il Consiglio regionale non può tentennare di fronte al dovere
della necessaria fermezza. La massima espressione della democrazia regionale non
può essere governata dall’improvvisazione e da spinte localistiche che ne sminuirebbero
e mortificherebbero la funzione, il ruolo e, soprattutto, i doveri derivanti”.