Arabia Saudita, 52 uomini saranno decapitati Silenzio in Occidente sulle gravi violazioni dei diritti umani
Saranno decapitati in pubblico: è la condanna inflitta in Arabia Saudita a 52 uomini.
A riferire la notizia sono le testate internazionali “indipendenti”, citando il giornale
“Okaz”. L’esecuzione di massa dovrebbe essere eseguita in diverse città, molto probabilmente
oggi dopo la preghiera del venerdì, indicate dal Ministero degli interni Saudita.
Gli uomini, che ora sono stati condannati a morte, sono sospettati di essere coinvolti
in attività terroristiche. Le sentenze hanno suscitato l’indignazione del mondo
interno, in parte perché tre dei condannati a morte al momento del loro arresto
erano minorenni mentre sette uomini sono sciiti, che sono discriminati e oppressi
dal governo sunnita. Tra i condannati vi è anche il popolare chierico sciita Sheikh
Nimr al-NIMR, critico del regime e suo nipote Ali al-Nimr, che aveva solo 17 anni
al momento del suo arresto. La sentenza si basa su dichiarazioni rese sotto “tortura”,
hanno dichiarato le madri dei cinque prigionieri sciiti in una lettera aperta pubblicata
mercoledì. I loro figli hanno affrontato il processo senza avere la possibilità
di nominare degli avvocati per difenderli ed i giudici non erano indipendenti. Amnesty
International ha chiesto la sospensione delle pene capitali. Le condanne di oggi
si aggiungono alle tragiche statistiche dell’Arabia Saudita, dove, tra il 2014
e l’inizio del 2015, quasi la metà delle esecuzioni hanno riguardato crimini che
non hanno provocato altre morti. Almeno 175 persone sono state giustiziate, cioè
una media di una ogni due giorni. Un ritmo che, di recente, ha obbligato l’Arabia
Saudita a reclutare nuovi boia. In un anno, la frequenza delle esecuzioni è decisamente
aumentata. Non è possible spiegare questo fenomeno, commenta Giovanni D’Agata, presidente
dello “Sportello dei Diritti [1]”, che mette il regno saudita al terzo posto
dopo Cina e Iran nella lista dei Paesi che praticano la condanna capitale. L’Arabia
Saudita è uno Stato autocratico, governato da una sola famiglia. Sulla vita quotidiana
vigono leggi severe e il diritto saudita è basato sulla shari’a, la legge islamica.
Le esecuzioni vengono spesso eseguite in pubblico, decapitazioni, flagellazioni,
lapidazioni. Pratiche che spingono a fare un paragone con il gruppo di Daesh (ISIS),
anche se le autorità saudite se ne guardano bene dal farlo.