Arrestato a Caracas il politico e faccendiere Aldo Micciché
redazione | Il 24, Lug 2012
Sull’ex dirigente politico della Dc pendeva un mandato di arresto per una condanna a 11 anni nell’ambito del processo “Cent’anni di storia”
Arrestato a Caracas il politico e faccendiere Aldo Micciché
Sull’ex dirigente politico della Democrazia Cristiana pendeva un mandato di arresto internazionale emesso dalla Procura di Reggio Calabria per una condanna a 11 anni di carcere nell’ambito del processo “Cent’anni di storia”
Viveva in Venezuela da oltre un decennio dopo una condanna definitiva per bancarotta fraudolenta e millantato credito. Però non è stata questa accusa a portarlo in carcere, ma quella ben più grave di associazione mafiosa contestata dalla Dda di Reggio Calabria in un’ordinanza di custodia cautelare con contestuale richiesta di estradizione che, alla fine, è stata eseguita in questi giorni dalla polizia venezuelana. E’ finita così la latitanza di Aldo Micciché, poliedrico faccendiere calabrese (é nato a Maropati, un centro della piana di Gioia Tauro), considerato un referente della potente cosca dei Piromalli di Gioia Tauro. Micciché è al centro di varie vicende giudiziarie. A cominciare da un presunto tentativo di brogli in occasione del voto degli italiani in Venezuela per le politiche del 2008 quando si propose di bruciare migliaia di schede per sostituirle con altre già votate in favore di determinati partiti. Dalle intercettazioni sono emersi anche contatti col senatore Dell’Utri, che a Reggio non era indagato. Le conversazioni sono state poi inviate a Palermo dove era in corso il processo d’appello al parlamentare. Le intercettazioni di Micciché facevano parte di un’ampio rapporto della Questura confluito nell’inchiesta “Cent’anni di storia” condotta contro la cosca Piromalli e nell’ambito della quale, nel 2008, è stato emesso, prima un provvedimento di fermo e poi un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti del faccendiere. Nel corso della sua vita Micciché, ritenuto anche in contatto con la banda della Magliana, è stato giornalista e, negli anni ’80 segretario provinciale della Dc di Reggio e successivamente consigliere provinciale dello stesso partito a Roma. Nel 1990 fu arrestato in un albergo di Torino perche’ ricercato per reati fallimentari in relazione alla cessione del diurno della stazione Termini da lui gestito negli anni ’70. Secondo l’accusa i suoi rapporti con i Piromalli risalgono al periodo in cui viveva in Calabria, ma sono proseguiti anche dopo. Tanto che fu a lui che la cosca si rivolse per cercare di ottenere l’attenuazione del regime di 41 bis per il capo della famiglia Giuseppe. Un progetto, hanno scritto i pm della Dda nel provvedimento di fermo, per “l’impossibilità dei referenti politici e istituzionali contattati di affrontare e risolvere la situazione per tutto un insieme di problemi dovuti sia alla paura dei soggetti di muoversi in un terreno così pericoloso, e sia alle difficoltà giudiziarie del Ministro della Giustizia”. Ma non solo. Micciché assecondò anche il progetto della stessa cosca che voleva far ottenere l’immunità ad Antonio Piromalli, figlio di Giuseppe, attraverso il conferimento di una funzione consolare per conto di un qualsiasi stato estero. E quando un cugino di Antonio Piromalli gli illustrò il progetto lui risposte sicuro: “questo lo possiamo fare”.
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