Arrestato a Novara il killer dei Giampà. Ritenuto tra i più pericolosi della cosca
redazione | Il 17, Ott 2012
In manette Francesco Vasile, 31 anni. L’uomo secondo i pentiti sarebbe stato l’autore materiale degli omicidio di Vincenzo Torcasio e del figlio Francesco Torcasio avvenuti nel corso del 2011
Arrestato a Novara il killer dei Giampà. Ritenuto tra i più pericolosi della cosca
In manette Francesco Vasile, 31 anni. L’uomo secondo i pentiti sarebbe stato l’autore materiale degli omicidio di Vincenzo Torcasio e del figlio Francesco Torcasio avvenuti nel corso del 2011
(ANSA) – CATANZARO – Francesco Basile, di 32 anni, definito dagli investigatori il killer più pericoloso della cosca Giampà di Lamezia Terme è stato arrestato a Novara dagli agenti della Squadra mobile di Catanzaro. Basile, alle dirette dipendenze del capocosca Giuseppe Giampà, è ritenuto l’esecutore degli omicidi di Vincenzo e Francesco Torcasio avvenuti a Lamezia Terme rispettivamente a giugno e luglio del 2011.
Gli investigatori della polizia attribuiscono a Francesco Basile, arrestato oggi a Novara, gli omicidi di Vincenzo e Francesco Torcasio, padre e figlio di 58 e 20 anni, avvenuti a distanza di un mese a giugno e luglio del 2011. Vincenzo Torcasio, che aveva numerosi precedenti penali ed era cugino di primo grado del boss dell’omonima famiglia, venne ucciso sotto gli occhi di numerose persone mentre stava assistendo, a bordo campo, ad una partita di calcetto. L’uomo era allenatore di una delle due squadre che si stavano affrontando. All’omicidio stavano assistendo numerose persone che si allontanarono dal luogo del delitto. Un mese dopo venne ucciso il figlio Francesco mentre stava parcheggiando la propria automobile, una Peugeot 106. Il ragazzo morì all’istante e l’omicida, in segno di disprezzo, lanciò la pistola nell’abitacolo dell’automobile.
Era per strada al mercato coperto di Novara, Francesco Basile, di 32 anni, arrestato stamane dagli agenti della squadra mobile di Catanzaro perché ritenuto il killer della cosca Giampà di Lamezia Terme. A Basile è stato notificato un provvedimento restrittivo emesso nell’ambito di una indagine della Dda di Catanzaro che ha identificato tutti i componenti del gruppo di fuoco della cosca della ‘ndrangheta lametina. Nell’inchiesta sono indagate complessivamente una decina di persone che, nell’ambito degli omicidi, avrebbero svolto diversi ruoli. Gli inquirenti sono riusciti ad identificare i componenti del gruppo attraverso le dichiarazioni del collaboratore di giustizia Giuseppe Giampà. Basile da alcuni mesi si era allontanato volontariamente da Lamezia Terme perché, dopo l’inizio della collaborazione di Giuseppe Giampà, temeva ritorsioni nei suoi confronti da parte delle cosche avversarie o provvedimenti cautelari emessi dall’autorità giudiziaria. Durante la sua assenza da Lamezia Basile contattava telefonicamente i suoi familiari in Calabria fornendo delle false informazioni circa il luogo dove si trovava. Gli agenti della squadra mobile di Catanzaro, però, sono riusciti comunque a rintracciarlo ed arrestarlo. Quando gli agenti sono intervenuti Basile ha avuto un attimo di timore ma si è poi tranquillizzato quando si è reso conto che si trattata della polizia. I particolari dell’arresto sono stati resi noti stamane nel corso di una conferenza stampa alla quale hanno partecipato il Procuratore della Repubblica di Catanzaro, Vincenzo Antonio Lombardo, il procuratore aggiunto della Dda, Giuseppe Borrelli, il questore del capoluogo calabrese, Guido Marino, ed il capo della squadra mobile, Rodolfo Ruperti. Basile, secondo quanto hanno riferito gli investigatori, durante la sua permanenza a Lamezia era dipendente di una delle società della famiglia Giampà. In segno di “devozione nei confronti di uno dei capi della cosca – hanno detto gli inquirenti – Basile si era fatto tatuare sul corpo la figura di un angelo”.