Arrestato il pericoloso latitante Francesco Perri
redazione | Il 27, Ago 2011
Noto alle cronache giudiziarie per il sequestro di persona di Alessandra Sgarella Vavassori. La soddisfazione del comandante provinciale dei carabinieri di Reggio Calabria
♦Nuovi dettagli sulla operazione della cattura del latitante Perri
Arrestato il pericoloso latitante Francesco Perri
Noto alle cronache giudiziarie per il sequestro di persona di Alessandra Sgarella Vavassori. La soddisfazione del comandante provinciale dei carabinieri di Reggio Calabria
REGGIO CALABRIA – I carabinieri del Comando Provinciale di Reggio Calabria, nel tardo pomeriggio di oggi a Palizzi Superiore (RC), a conclusione di complessa attività investigativa hanno arrestato il latitante Perre Francesco, nato a Platì (RC), l’11.04.1967, inserito nell’elenco dei “latitanti pericolosi” stilato dal ministero dell’interno, ricercato dal 04.02.1999, poichè condannato in via definitiva il 19.11.2003 a 28 anni di reclusione per sequestro di persona aggravato in concorso con recidiva, in danno di Alessandra Sgarella Vavassori, sequestrata in milano l’11.12.1997 e rilasciata il 04.09.1998 in Locri.
il latitante Perre Francesco è esponente di primo piano della ‘ndrangheta nella sua articolazione denominata cosca Barbaro – castanu, operante nella locale di Platì (RC), è stato individuato dai carabinieri a seguito di prolungate osservazioni, su una piantagione di canapa indiana, di circa 2.000 (duemila) piante, in precedenza localizzata in località fiumara cambi, zona aspromontana tra i comuni di Palizzi Superiore (RC) e Bova (RC).
I dettagli dell’operazione saranno resi noti nel corso di una conferenza stampa alle ore 10,00 presso il comando provinciale carabinieri di Reggio Calabria, cui parteciperà il procuratore Aggiunto DDA dott. Nicola Gratteri.
Il latitante Francesco PERRE è organico a una della più potenti cosche di Platì, infatti la cosca BARBARO “castanu”, appare nella sentenza n. 2562/00 R.G.N.R. DDA e 59/06 Sent., datata 17.02.2006, del Tribunale di Reggio Calabria ed è capeggiata da BARBARO Francesco nato a Platì il 13.05.1927, noto come “Ciccio U Sparito” ovvero “U Castanu” detenuto, che nell’anno 1981 venne già denunciato per associazione a delinquere di tipo mafioso dai Carabinieri unitamente ad altre 120 persone appartenenti alle più importanti ‘ndrine mafiose del Reggino, tra le quali: NIRTA di San Luca, CATALDO di Locri, MORABITO di Africo, URSINO di Gioiosa Jonica, MACRI’ di Siderno e i D’AGOSTINO di Sant’Ilario dello Jonio.
La cosca “Castanu” negli anni si è legata grazie a matrimoni e comparati ad esponenti delle famiglie Trimboli, Perre, Pelle di San Luca (RC) e Marando. Tutti i figli del capobastone hanno avuto negli anni innumerevoli gravi precedenti penali principalmente per estorsione, sequestro di persona, omicidio e traffico di sostanze stupefacenti.
il latitante Perre Francesco gestiva la piantagione di canapa indiana, di circa 2.000 (duemila) piante, in località fiumara cambi, zona aspromontana tra i comuni di palizzi superiore (rc) e bova (rc) ove è stato catturato. .Ieri nel tardo pomeriggio era salito in Aspromonte per aprire l’impianto d’irrigazione goccia a goccia della piantagione e controllare lo stato di maturazione della marijuana visto l’approssimarsi della raccolta.
I carabinieri che erano appostati su due POA lo hanno avvistato, riconosciuto, sono intervenuti, il Perre accortosi dei militari tentava la fuga correndo via a piedi, ma dopo qualche centinaia di metri veniva raggiunto ed arrestato. Ai carabinieri, trafelato il PERRE ha detto: “bravi mi avete fregato”.
Il comandante Provinciale dei carabinieri di Reggio Calabria ha dichiarato:
“Il PERRE Francesco, inserito nell’elenco dei latitanti pericolosi stilato dal Ministero dell’Interno, è elemento di primo piano della ‘ndrangheta nella sua articolazione denominata cosca BARBARO-CÀSTANI attiva nella locale di Platì, avendo anche stretti legami di parentela con il capo cosca Francesco BARBARO.
La ricerca dei latitanti rappresenta una delle direttrici strategiche del contrasto alla ‘ndrangheta – oltre alla individuazione delle ricchezze accumulate e all’interruzione delle attività delittuose (come il traffico di stupefacenti, le estorsioni e l’usura) – operato dall’Arma sul territorio, per la disarticolazione delle strutture militari dell’organizzazione mafiosa, nelle quali i latitanti stessi sono inseriti in posizione di comando”.