Arresto Aquino, tradito da un sms
redazione | Il 11, Feb 2012
Aveva inviato un messaggio ad una trasmissione televisiva contestando l’epulsione dei due figli durante una partita di calcio
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Aveva inviato un messaggio ad una trasmissione televisiva contestando l’epulsione dei due figli durante una partita di calcio
REGGIO CALABRIA – E’ stato tradito da un sms inviato ad una trasmissione televisiva in cui contestava l’espulsione dei due figli in una gara della squadra della quale era stato presidente, Rocco Aquino, il boss latitante arrestato ieri. Domenica scorsa, in occasione di una gara del Marina di Gioiosa Ionica, squadra che milita nel campionato di promozione calabrese, di cui Aquino era presidente di fatto sino al momento della sua latitanza, c’é stata una baruffa in campo al termine della quale i due figli del boss sono stati espulsi. Aquino ha subito inviato un sms anonimo ad una televisione locale che commenta i risultati di calcio, contestando l’espulsione, ma il messaggio, proprio perché anonimo, non è stato preso in considerazione dall’emittente. Aquino ne ha quindi spedito un secondo firmandosi “un dirigente” del Marina di Gioiosa Ionica. Questa volta il messaggio è stato trasmesso dalla Tv ed è stato letto dai carabinieri che guardavano la trasmissione. Il controllo effettuato ha permesso di accertare che l’sms era stato inviato da un parente del boss che al momento dell’invio si trovava nell’appartamento di Aquino. E’ stata la conferma che i carabinieri del Ros, dei “cacciatori” e del Comando provinciale di Reggio aspettavano per avere la conferma che il boss si trovava proprio lì. Avuta la conferma, i carabinieri hanno pianificato l’operazione ed ieri sono entrati in azione incontrando la resistenza della moglie e di uno dei figli di Aquino. Quando poi hanno notato una lampada “sospetta” pendere dal soffitto, i militari hanno capito e, aiutandosi con alcuni attrezzi, hanno aperto la botola che dava nel bunker allestito nel sottotetto dell’abitazione e dal quale Aquino non ha potuto fare altro che uscire senza opporre resistenza.
GRATTERI: CON SUA CATTURA CHIUSA L’ERA DEL LATITANTE IN ASPROMONTE
Un autentico e riconosciuto capo ‘ndrangheta, dedito al traffico internazionale di stupefacenti e con una grande passione per il calcio che in passato lo ha portato ad essere il presidente della squadra di calcio della sua città, il Marina di Gioiosa Ionica. E’ questo il ritratto di Rocco Aquino, il latitante di 52 anni arrestato ieri dai carabinieri, fatto dal procuratore aggiunto di Reggio Calabria Nicola Gratteri ed il comandante provinciale dell’Arma Pasquale Angelosanto incontrando oggi i giornalisti. “Aquino – ha detto Gratteri – è un autentico e riconosciuto capo e per questo non si è mai allontanato dal suo territorio perché lì esercitava in maniera assoluta il proprio ‘prestigio criminale’ e tutelava in maniera più efficace i propri interessi. I nuovi capi mafia come Aquino vivono in appartamenti confortevoli, dispongono di strumenti di comunicazione ultramoderni. Possiamo dire che con la sua cattura si può definitivamente chiudere l’era del latitante in Aspromonte”. Il latitante è stato individuato in un bunker costruito nel sottotetto della sua abitazione. “La cattura di Aquino – ha proseguito Gratteri che ha detto di parlare su delega del procuratore Giuseppe Pignatone – per il target di difficoltà, può essere paragonabile a quelle di Giuseppe Morabito ‘u tiradrittu’ e di Pasquale Condello ‘il supremo’. Hanno operato più di cento uomini dell’Arma dei carabinieri appartenenti al Ros, al Nucleo cacciatori ed ai reparti territoriali dell’Arma, che fin dal primo momento dell’irreperibilità di Aquino si sono impegnati ad arrestarlo. Della sua caratura criminale se ne parla ampiamente nelle intercettazioni dell’operazione Crimine e ciò si desume anche dalla ‘considerazione’ che Commisso ‘u maistru’, colloquiando con alcuni suoi associati parla di lui”. Aquino, da presidente della squadra del Marina di Gioiosa Jonica, seguiva con molta attenzione le sorti della formazione fino al punto da inviare, con la firma “il dirigente del Marina di Gioiosa Jonica”, segnali e commenti sulle prestazioni della squadra durante alcune trasmissioni di una televisione locale. Sul fronte droga, nella famiglia Aquino, secondo gli inquirenti, erano inseriti noti broker del traffico di cocaina dal Sud America, alcuni dei quali al centro dell’indagine “Decollo” che nel gennaio 2004 aveva portato all’arresto di 154 persone con il sequestro di oltre 5.000 chili di cocaina e la documentata importazione di altri 7.800. Inoltre, gli Aquino avrebbero anche avuto rapporti con il broker Roberto Pannunzi, responsabile, secondo l’accusa, di un vasto traffico di cocaina dal Sud America con pluriennali ed ingenti spedizioni dal Venezuela in Italia, attraverso l’Africa e la Spagna. Angelosanto ha riferito che “la penultima perquisizione effettuata in casa degli Aquino alla ricerca del latitante era durata 48 ore consecutive, durante le quali il ricercato era rimasto dentro il bunker ricavato nel sottotetto dell’abitazione. Con l’arresto di Aquino abbiamo disarticolato la struttura di comando del clan poiché egli, finora, ha rappresentato il vertice massimo della cosca”. Durante la perquisizione nell’abitazione è stato sequestrato uno scanner e un inibitore di comunicazioni cellulari.
PM, DAL LEGALE IL CONSIGLIO DI DENUNCIARE CC
Uno degli avvocati di Rocco Aquino, il boss latitante arrestato ieri dai carabinieri in un bunker nel sottotetto della propria abitazione, a Marina di Gioiosa Ionica, “vista la continua e pressante azione di ricerca esercitata dai carabinieri, ha suggerito al latitante di denunciare uno dei militari della squadra dei Cacciatori perché ritenuto tra i più impegnati nell’azione investigativa”. Lo ha rivelato il procuratore aggiunto di Reggio Calabria, Nicola Gratteri, incontrando oggi i giornalisti. “Gli Aquino – ha aggiunto Gratteri – volevano indebolire questo uomo dello Stato. Ma il loro consigliere non ha capito di che pasta è fatta l’Arma dei carabinieri tutta. Voglio inoltre precisare che in tutto questo periodo, e d’altronde come sempre, noi, lo Stato, siamo stati leali nel nostro impegno e corretti nel suo esercizio lavorando con il Codice in mano. In questo quadro, la famiglia Aquino aveva inoltrato un esposto alla Procura di Catanzaro contro di me e la collega Luisa Miranda per le autorizzazioni alle perquisizioni che abbiamo sempre sottoscritto durante il periodo della ricerca del latitante”. “Sia chiaro – ha proseguito Gratteri – che dietro di me e la collega Miranda ci sono altri 28 procuratori pronti a prendere il nostro posto ed altri cinque sono in arrivo. Voglio però ribadire che tutto quello che è stato finora fatto è avvenuto dentro le regole dello Stato. Voglio ringraziare il Comando generale dell’Arma dei carabinieri ed il comandante del Ros, gen. Giampaolo Ganzer, che qui hanno messo a disposizione l’elite dell’Arma che ha consentito il pieno successo dell’operazione”. Gratteri infine ha sottolineato che “il peggior errore è non rispettare le regole, anche per una sola volta. Questo mio pensiero è noto e lo sanno tutti gli avvocati per così dire ‘storici’ della Locride e questo è un punto di forza dello Stato che non deve mai venire meno”.
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