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TAURIANOVA (RC), GIOVEDì 28 NOVEMBRE 2024

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Arrivate lettere licenziamento a lavoratori porto Gioia Il commento della politica calabrese

Arrivate lettere licenziamento a lavoratori porto Gioia Il commento della politica calabrese
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RENATO BELLOFIORE (MOVIMENTO FARE!CON TOSI)

Dov’è oggi il Presidente Mario Oliverio con i suoi 800 nuovi posti di lavoro per il porto di Gioia Tauro tanto reclamizzati durante la campagna elettorale per le amministrative del 2015 a Gioia Tauro? E dov’è il Governo nazionale pronto a pretendere nel 2014 il supporto di questi stessi lavoratori, il loro impegno e la loro professionalità per il trasbordo delle armi chimiche siriane?

Alla luce di ciò, gli odierni licenziamenti di Mct da un lato rappresentano l’ennesima prevaricazione imposta dal più forte sul più debole e dall’altro sono da interdersi come l’ennesima beffa e presa in giro da parte di chi, come il Presidente Oliverio insieme a tutto il PD Regionale, avevano addirittura promesso nel 2015 l’arrivo al Porto di Gioia Tauro di 800 nuovi posti di lavoro e dopo le elezioni amministrative di quell’anno hanno invece manifestato un atteggiamento di vero e proprio disimpegno sia verso Gioia Tauro ed il suo porto che verso Reggio Calabria e la regione intera. Appare del tutto evidente che la stupefacente bufala elettorale di allora, reclamizzata a suon di manifesti e cori dai palchi, si sia invece rivelata totalmente menzognera.

Spiace constatare che grazie all’inconcludenza di una politica Regionale a guida Oliverio e nazionale con Renzi e
Gentiloni, purtroppo, continuiamo ad assistere ad un ulteriore drastica perdita di posti di lavori ed al contempo all’affossamento di qualsiasi prospettiva per il futuro del porto; declino iniziato quando Burlando, ex Presidente della Regione LIGURIA in quota PD, sentenziò che nessun treno sarebbe dovuto partire dal porto di Gioia Tauro e così fu. Vorremmo spiegato perché per gli odierni licenziamenti, che aggravano la situazione di crisi di Gioia Tauro e minacciano pesantemente il futuro del porto, il Governo abbia deciso di non intervenire a differenza di quanto ha fatto con soldi pubblici a tutela della grande finanza vedi banca Popolare di Vicenza Banche Etruria ecc…

Il Movimento Fare! con Tosi ritiene invece che la situazione drammatica verificatasi e che vivranno non solo i 380 licenziati ma l’intera economia regionale sia frutto, soprattutto, dell’incapacità e dell’inadeguatezza di chi attualmente governa la Regione Calabria ed il Paese Italia. Personaggi che – per vederli interessati alla vicenda licenziamenti Porto, così come era già accaduto per la gravissima situazione di degrado e di pericolo ambientale esistente su Gioia Tauro e San Ferdinando dove hanno brillato solo per incapacità e mancate risposte – hanno perso la parola e non sono stati in grado di prendere nessuna seria iniziativa a tutela dei lavoratori.

Noi riteniamo, invece, essere necessario – come accaduto per Fiat, Alitalia, Banca Etruria ecc ecc… – un intervento pubblico anche in questo settore portuale strategico per l’economia regionale calabrese che rappresenta, è bene ricordarlo, il più importante ed unico volano di sviluppo economico della regione.

GIUSEPPE IDA’ (SINDACO ROSARNO)

Abbiamo perso tutti! Quasi quattrocento lavoratori portuali sono stati licenziati da MCT. In una terra che ha disperato bisogno di lavoro, non solo non si riesce a creare nuove opportunità e nuovi sbocchi ma altresì non si riesce a tenere stretto quel poco che abbiamo. A nulla sono valse contrattazioni, incontri con sindacati ed Istituzioni. Così era deciso da tempo ed alla fine il triste epilogo è arrivato. Il mio pensiero e la mia solidarietà, per quello che può valere in questo drammatico momento, a nome di tutta l’Amministrazione Comunale, vanno ai portuali licenziati ed alle loro famiglie.

AZIONE IDENTITARIA CALABRIA

Il licenziamento di quasi 400 lavoratori del porto di Gioia Tauro rappresenta l’emblema del fallimento di un’intera classe politica che è trasversale e che include tutti i partiti e le rappresentanze che guidano e che hanno guidato la Nazione e la Regione Calabria. Sicuramente questi lavoratori, padri di famiglia ed in gran parte giovani, all’atto della comunicazione ufficiale che li vede fuori dalla Medcenter Container ,non hanno avuto alcuna rassicurazione per il loro futuro dal momento che della nuova Agenzia messa in piedi per il lavoro portuale non si sa nulla e non è dato sapere neppure sulla sua operatività, insomma un dramma immane al quale sia la Regione che il ministero non hanno saputo arginare per evitarne il collasso ed il triste epilogo. Se solo pensiamo che, quella del Porto di Gioia Tauro, avrebbe dovuto rappresentare l’infrastruttura per eccellenza ed, al tempo stesso, il sogno di un’intera regione per lo sviluppo economico e di tutto un indotto collegato con altri settori, che fin dall’inizio è stato infiltrato dalla ndrangheta, per poi svanire nel nulla, inghiottito in quella voragine amministrativa-politica-burocratica cui nessuno esser sembra esserne responsabile ma tutti di sicuro ne sono complici.

Chiedo alle istituzioni politiche regionali e nazionali che fine abbiano fatto i tanti progetti sbandierati da più parti di cui però non si è mai avuta conoscenza ed attuazione effettiva specie negli ultimi anni, come sia stata possibile tanta negligenza su di una zona che avrebbe dovuto avere la massima attenzione di tutta la politica italiana e che invece è restata silente spettatrice di un dramma annunciato. Interrogo e chiedo al Governatore Oliverio, il cui silenzio su questa vicenda è abbastanza eloquente, cosa abbia fatto per evitare che la situazione giungesse al punto di non ritorno? Ed il Governo nazionale, che si è ricordato del porto di Gioia Tauro solo per il trasbordo delle armi chimiche, ora non ha nulla da dire?

L’unica direzione possibile ed auspicabile avrebbe dovuto essere quella dal sottoscritto suggerita già tempo fa, cioè l’intervento pubblico dello Stato che andasse a nazionalizzare la struttura portuale, quale settore economico strategico, tutelando tutti i lavori operativi in Medcenter e garantendo lo sviluppo reale di una infrastruttura sulla quale poggiare buona parte dell’economia regionale, già fragile ed esile per via di una politica locale incapace di imporre la volontà del benessere territoriale, prona solo a raccattare voti ed a sottostare al diktat delle segreterie centrali dei partiti che rappresenta e resa ancora più vulnerabile e portata alla dissoluzione dal mancato interessamento del governo, Renzi prima e Gentiloni adesso.