As.N.A.L.I. chiede un incontro urgente per affrontare caro energia e materie prime Dopo un lungo confronto con la categoria, abbiamo lanciato la proposta di aumentare il meno possibile e calmierare il prezzo, vendendo il pane a da 3,50 a 4,00 euro al chilo
La crescita dei prezzi delle materie prime non è una novità, ma insieme all’aumento del costo dell’energia, ulteriormente acuito dallo scoppio del conflitto, sta generando una situazione che rapidamente finirà fuori controllo. Il costo della farina è infatti cresciuto del 40% in due mesi, con conseguente aumento dei prezzi al consumatore finale per far fonte ai costi di produzione.
Questa la situazione in Calabria, ma la congiuntura economica dovuta alla guerra che colpisce il granaio d’Europa, coinvolge tutte le imprese alimentari d’Italia.
Tavilla, associato As.N.A.L.I. e titolare di una panetteria, in rappresentanza della categoria afferma: “Non sappiamo cosa succederà nei prossimi mesi. I rincari dei costi di produzione e delle farine sono iniziati già dallo scorso giugno 2021 ed ora il costo della semola rimacinata è salito a 1 euro al chilo”.
A ottobre siamo stati costretti ad aumentare di 40/50 centesimi al chilo ogni tipo di pane. Oltre all’aumento delle materie prime, abbiamo subito anche un aumento di oltre il 70% dei costi di energia elettrica e metano, per non parlare dei carburanti che hanno toccato 2,20 euro”.
Contro il nostro volere, per recuperare sui costi di produzione, saremo costretti di rivedere al rialzo del 20% il listino prezzi, a fronte di un aumento dei costi di produzione del 40%.
Dopo un lungo confronto con la categoria, abbiamo lanciato la proposta di aumentare il meno possibile e calmierare il prezzo, vendendo il pane a da 3,50 a 4,00 euro al chilo.
Siamo ben consapevoli delle difficoltà che vivono le famiglie. Ci stiamo pertanto adoperando con ogni azienda, a monitorare gli aumenti ma non possiamo tuttavia escludere ulteriori adeguamenti quando arriveranno i nuovi contratti per le farine.
Come Associazione abbiamo chiesto al governo di convocare da subito un tavolo tecnico della filiera per trovare una strategia comune per affrontare questa situazione, in particolare il costo dell’energia e provare a salvare attività pluridecennali, ad un passo dal fallimento.