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Asp Reggio Calabria, dipendenti vicini a cosche ‘ndrangheta

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“Dipendenti con pregiudizi penali e legati da rapporti di parentela con esponenti di primo piano della ‘ndrangheta, situazione generalizzata di grave disordine organizzativo, assolutamente fuori controllo”, controlli “zero” sul profilo contabile e della legittimità degli atti relativi ai fornitori, bilanci “orali”: sono i motivi che hanno portato allo scioglimento per infiltrazioni mafiose dell’Asp di Reggio Calabria. Il decreto del Presidente della Repubblica è stato pubblicato sulla Gazzetta ufficiale e vi sono allegate le relazioni del prefetto di Reggio Michele di Bari e del ministro dell’Interno Matteo Salvini. Nella relazione si cita il caso di due dipendenti condannati per associazione mafiosa con sentenze divenute irrevocabili e licenziati solo dopo mesi. “E’ significativo – scrive Salvini – come, negli anni passati, l’azienda abbia omesso di adottare le misure disciplinari nei confronti di dipendenti condannati in via definitiva per associazione o per reati aggravati dall’art. 7”.

Federica Dieni, deputato del Movimento 5 Stelle

«Voglio fare i miei più sinceri complimenti a tutte le istituzioni che hanno svelato il torbido sistema criminale che, ormai da decenni, governa l’Asp di Reggio Calabria». È quanto afferma la deputata del Movimento 5 Stelle Federica Dieni in merito allo scioglimento per infiltrazioni mafiose dell’Azienda sanitaria provinciale, le cui motivazioni sono state inserite nel decreto del presidente della Repubblica pubblicato ieri sulla Gazzetta Ufficiale. «Le relazioni allegate al decreto di scioglimento – continua la portavoce 5 stelle – tratteggiano il quadro spaventoso nel quale è inserita la sanità pubblica, vittima di interessi criminali, di connivenze politiche e di ruberie diffuse. Il dpr firmato dal presidente Mattarella ha fatto luce, una volta per tutte, su un sistema che ha permesso l’irregolare affidamento di appalti, i mancati provvedimenti disciplinari nei confronti di dipendenti condannati per ‘ndrangheta in via definitiva, il rapporto perverso tra l’Azienda e le strutture private accreditate, i contratti siglati con ditte raggiunte da interdittiva antimafia, il lassismo burocratico che ha consentito a soggetti vicini al mondo criminale di diventare proprietari di beni immobili di proprietà dello Stato».

«Purtroppo – aggiunge Dieni –, la cronaca degli ultimi anni aveva già abbondantemente delineato il contesto nel quale la sanità reggina e calabrese si trovano a operare; adesso, però, quei racconti giornalistici e quelle risultanze investigative sono stati cristallizzati da un provvedimento firmato dalla più alta carica dello Stato. Non è dunque più possibile girare la testa dall’altra parte o liquidare la questione con quella indifferenza che, malauguratamente, troppo spesso caratterizza un certo modo di pensare». «È, perciò – insiste la parlamentare del M5S –, arrivato il momento di prendere coscienza del reale stato delle cose e agire di conseguenza. Ogni reggino avrebbe il dovere morale di leggere quelle relazioni che hanno portato allo scioglimento dell’Asp e di riflettere sui motivi che hanno causato, e causano ancora, l’inefficienza dei servizi sanitari, i casi di malasanità e l’aumento dell’emigrazione passiva a tutto vantaggio delle regioni del Nord Italia». «Serve – conclude Dieni – uno scatto d’orgoglio e un recupero della questione morale, ovvero la presa di distanza da un certo modo di fare politica e di amministrare la cosa pubblica, unita alla consapevolezza che tutti i disservizi, gli scandali e le ruberie sono dovuti all’opera di un sistema criminale che lucra sulle spalle dei cittadini».